Kyra Kole arrestata per prostituzione nel centro massaggi, chiede i domiciliari

18 aprile 2019 | 00:44
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Kyra Kole arrestata per prostituzione nel centro massaggi, chiede i domiciliari

Legale difesa: “Situazione paradossale per una persona incensurata, era lei a badare alle ragazze”

Badava che le “sue ragazze” non superassero certi confini, si adoperava perché stessero attente con i clienti e non ha mai pensato di lasciare l’Italia, paese dove ormai vive da anni. Questa la posizione di Kyra Kole, la soubrette e dj ungherese in carcere dalla scorsa settimana, dopo essere stata arrestata dai carabinieri con l’accusa di sfruttamento della prostituzione nel suo centro massaggi di Carate Brianza, che tramite il suo avvocato ha presentato ieri istanza al Tribunale del Riesame di Milano per i domiciliari. Lei, secondo le parole del suo legale Maurizio Vinciguerra, teneva al benessere delle giovani donne che lavoravano per lei, le quali “facevano la fila per poter andare nel suo centro”, ha spiegato Vinciguerra, “perché lì era tutto in regola, partite IVA, contratti, controllo, bella clientela”.

Invece per gli inquirenti, Kyra ha messo su un vero e proprio giro di prostituzione, con tanto di sfruttamento, tanto da decidere di incarcerarla. Il suo avvocato ha parlato di “situazione paradossale per una persona incensurata” e di “eccessiva durezza” da parte del Gip di Monza. Vinciguerra ha inoltre affermato che “qualche massaggio forse andava troppo oltre”, ma che mai la dentro “si sono consumati veri e propri atti sessuali, tanto che non sono stati trovati preservativi all’interno”. Poi Vinciguerra ha aggiunto “era lei a controllare le ragazze perchè non andassero oltre un certo limite”. Secondo gli inquirenti la custodia cautelare in carcere sarebbe necessaria per evitare che la donna possa lasciare il paese; “ha la madre in Ungheria, programma i viaggi con il fidanzato, tutto nella norma”, ha affermato Vinciguerra “allora mettiamo in carcere tutti gli stranieri sospettati perchè possono scappare all’estero”. Nelle prossime ore è attesa la decisione del Tribunale che, conclude l’avvocato “dovrebbe adeguare la misura al profilo della persona”.