Confartigianato: lo sconto in fattura penalizza le piccole imprese del Sistema casa

10 luglio 2019 | 00:45
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Confartigianato: lo sconto in fattura penalizza le piccole imprese del Sistema casa

È un no secco quello che arriva da Confartigianato allo sconto sulle fatture per gli interventi relativi all’ecobonus e al sismabonus, previsto dal Decreto Crescita.

È un no secco quello che arriva da Confartigianato allo sconto sulle fatture per gli interventi relativi all’ecobonus e al sismabonus, previsto dal Decreto Crescita.

La misura prevede, in alternativa alla detrazione fiscale dal 50% all’85% spalmabile in 10 anni, uno sconto immediato sulle fatture da parte dell’impresa che ha realizzato i lavori.

Sconto che l’impresa potrà farsi rimborsare dallo Stato tramite un corrispondente credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque anni.

«Peccato che questo meccanismo penalizzi migliaia di piccole imprese del ‘Sistema casa’ che non dispongono della capacità finanziaria per ‘anticipare’ lo sconto al cliente e non sono in grado di sopportare l’onerosità dell’operazione di cessione del credito – spiega Giovanni Barzaghi, Presidente di APA Confartigianato Imprese – Di fatto, con la misura del Decreto crescita si rischia di tagliar fuori dal mercato una fetta di attività».

Di fatto Confartigianato ritiene che lo sconto in fattura premi i grandi a discapito dei piccoli creando una distorsione del mercato in cui soltanto i fornitori più strutturati e dotati di elevata capacità organizzativa e finanziaria potranno anticipare ai clienti la liquidità necessaria a ottenere lo sconto, e disporranno della capienza fiscale sufficiente per compensare il credito di imposta.

Insomma, secondo la Confederazione, si finirebbe per creare un grande ‘supermarket di moneta virtuale’ che verrà gestita da grandi gruppi industriali e dalle principali multiutility, oggi fortemente presenti nel mercato della fornitura di prodotti e nell’offerta di servizi relativa all’ecobonus.

«È una vergogna che uno strumento che poteva portare lavoro e risorse sul territorio, diventi nei fatti uno strumento in cui le nostre imprese sono dipendenti dai soliti grandi player – continua Barzaghi – Gli artigiani lavorano per il bene del territorio, altri speculano sul lavoro degli artigiani e drenano, nel vero senso della parola, gli incentivi”

Posizione avvallata anche dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha riconosciuto e condiviso le ragioni espresse da Confartigianato. Secondo l’Autorità Antitrust la norma, nella sua attuale formulazione, appare suscettibile di creare restrizioni della concorrenza nell’offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni.

L’Antitrust evidenzia che il nuovo sistema si pone, in ragione delle modalità prescelte per il trasferimento dei crediti fiscali dai soggetti aventi diritto ai fornitori, quale meccanismo fruibile, nei fatti, solo dalle imprese di grande dimensione, che risultano le uniche in grado di praticare gli sconti corrispondenti alle detrazioni fiscali senza confronti concorrenziali, potendo compensare i correlativi crediti d’imposta in ragione del consistente volume di debiti fiscali, godendo anche di un minor costo finanziario connesso al dimezzamento da dieci a cinque anni del periodo di compensazione del credito d’imposta.

La disposizione normativa  appare quindi introdurre una discriminazione fra operatori concorrenti – in termini di impossibilità, per alcuni di essi, di utilizzare nelle proprie offerte di mercato tutti i diversi meccanismi di incentivazione normativamente previsti per la domanda di lavori di efficientamento energetico – avvantaggiando gli operatori di maggiori dimensioni e capacità finanziaria e rischiando, conseguentemente, di distorcere le dinamiche del relativo mercato con l’effetto di restringere le possibilità di offerta per i consumatori finali.