Seveso, diossina: il Ministero dell’Ambiente impone i controlli

Con il nuovo Decreto del Ministro Costa, ATS Brianza dovrà verificare che i prodotti agricoli siano adatti al consumo umano e garantire la sicurezza alimentare
A 43 anni di distanza dall’incidente dell’Icmesa che sprigionò diossina nell’aria e nella terra di Seveso, arriva un decreto ministeriale che è “una svolta epocale” per il territorio brianzolo interessato dagli effetti dell’inquinamento. Entrato in vigore il 22 giugno scorso, il decreto 46/2019 del Ministero dell’Ambiente, guidato da Sergio Costa, regolamenta la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale delle aree destinate all’agricoltura e all’allevamento. Un provvedimento emanato a Roma a livello centrale, ma con effetti diretti in Brianza.
“Sono due gli elementi importanti – esordisce il senatore brianzolo Gianmarco Corbetta del Movimento 5 Stelle (nella foto a sinistra) -. Il primo riguarda l’abbassamento dei limiti di inquinanti, anche per le diossine. Fino a oggi, non essendoci una normativa specifica, si era tenuto conto del limite stabilito 13 anni fa per i terreni a uso residenziale che è di 10 nanogrammi per chilo. Ora c’è il nuovo limite, abbassato del 40%, di 6 nanogrammi per chilo specifico per i terreni agricoli“.
“Il secondo elemento – prosegue Corbetta – è che questo decreto stabilisce che la ASL, nel nostro caso ATS Brianza, a fronte di una situazione di inquinamento conosciuto deve intervenire. E anche questo è un passaggio importante. Perché fino a oggi sui terreni di Seveso e su tutta la zona toccata dall’inquinamento derivante dell’incidente Icmesa avevamo conoscenza del fatto che ci fossero concentrazioni elevate di diossina, ma non c’era uno strumento normativo che imponesse di eseguire controlli accurati. Ci abbiamo messo 43 anni per arrivare a questo punto, per verificare l’idoneità dei prodotti coltivati nella zona dell’incidente. È un decreto che per il nostro territorio ha una portata storica. Come forza politica, sia con esponenti nazionali come nel mio caso, che con esponenti regionali e comunali, abbiamo tutto l’interesse e la volontà di verificare concretamente fin da subito che ATS faccia il suo dovere. Quindi nei prossimi giorni scriveremo ad ATS per chiedere quali azioni intenda compiere per rendere attuativo questo decreto ministeriale. Per capire se questi terreni utilizzati per 43 anni senza nessun tipo di precauzione siano adatti alla coltivazione di prodotti che poi finiscono sulle tavole di tutti noi“.
Le conseguenze del disastro ambientale dell’Icmesa sono ancora presenti nel suolo di Seveso, Meda, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio. A sostenerlo sono “le tante analisi che presentano uno stato di contaminazione dei terreni” dichiara il geologo e ambientalista WWF Gianni Del Pero, nominato tecnico per la categorizzazione della diossina nell’area della Pedemontana. “Nel ’76 un provvedimento della Regione Lombardia aveva vietato a livello precauzionale la coltivazione e l’allevamento nelle aree perimetrate come contaminate. Dopo la bonifica del Bosco delle Querce nel 1986-87, questi provvedimenti furono ritirati e da allora non è stato fatto alcun controllo specifico sull’attività agro-zootecnica nel nostro territorio”.
I terreni dei comuni brianzoli contaminati dalla nube della diossina sono stati destinati non solo all’edificazione, ma anche all’attività agricola e all’allevamento, per la commercializzazione o per l’autoconsumo. “Per 43 anni non abbiamo valutato il rischio, abbiamo coltivato senza cautelarci perché non c’era una normativa per il controllo – spiega Del Pero -. Ora, invece, il Ministro Costa ha messo nero su bianco che in quelle aree con un superamento del parametro per le diossine di 6 nanogrammi per chilo ASL-ATS deve intervenire mediante campionamento dei prodotti per valutare la salubrità e la compatibilità alimentare. Ci sono attività agricole a Seveso dove gli ambiti di contaminazione superano valori di 160 nanogrammi, ben oltre la fascia di ogni possibile dubbio”.
L’accertamento del superamento dei livelli di inquinanti determinerà l’intervento da parte di ASL che deve verificare l’incompatibilità a compiere attività agricola in quelle aree, a fronte di controlli sui prodotti finali. “Nell’area di Seveso la contaminazione dei terreni è certa, non è certo che i cibi siano contaminati”. Ora, finalmente, sarà appurato. Un intervento importante per la tutela della cittadinanza. Per comprendere se gli ortaggi e le uova provenienti da queste zone sono consumabili senza danni per la salute.
Del Pero sottolinea come “questo decreto non avrà alcuna conseguenza diretta su Pedemontana, che opera in base al decreto precedente del Testo unico dell’Ambiente”. Confermato, quindi, quanto già predisposto. “Prima di avanzare il progetto esecutivo della tratta B2 – commenta Del Pero – Pedemontana deve presentare il piano di bonifica integrato visto che è stato già accertato nel 2016 che esistono numerosi punti di superamento dei limiti di contaminazione. Qui il rischio non è da ingestione di alimenti ma da inalazione di diossina, perché movimentando e scavando riportiamo la diossina nell’aria”.