Seveso, la protesta per la scuola Toti arriva in comune

Sabato genitori e alunni della scuola di Baruccana sono arrivati fino in comune, armati di striscioni e fischietti, per esprimere la propria contrarietà alle decisioni del sindaco.


«Noi dalla Toti non ci spostiamo». Una dichiarazione diventata slogan e scandita da oltre un centinaio di adulti e bambini davanti alle finestre (aperte, ma rimaste silenziose) del municipio di Seveso. Un urlo che ha spezzato la calma altrimenti sonnacchiosa di un sabato mattina estivo: per protestare contro lo smembramento della scuola primaria di Baruccana (a partire dal prossimo anno scolastico, fino almeno al 2021, le classi quinte saranno delocalizzate nello stesso edificio che ospita la scuola media Leonardo da Vinci) i rappresentati dei genitori hanno organizzato, lo scorso sabato 29 giugno, una camminata da piazza Italia fino, appunto, alla sede del comune. Obiettivo, rendere il più evidente (e rumoroso) possibile il proprio dissenso: chi aveva scelto la Toti come scuola per i propri figli, infatti, si è sentito abbandonato dall’amministrazione, lamentando spesso l’assenza di un vero confronto sull’argomento. Tanto che sabato mattina un papà commentava: «Ci basterebbe anche solo che il sindaco si affacciasse a guardare quanti siamo».

Con la loro manifestazione, però, i fedelissimi della Toti hanno ottenuto molto di più di un semplice sguardo dall’alto: a fine mattinata (e dopo l’intervento dei carabinieri, chiamati per questioni di ordine pubblico, con viale Vittorio Veneto occupata dai pedoni e il municipio invaso da bambini armati di fischietti e vuvuzelas) quattro genitori sono stati ammessi a un colloquio con il sindaco Luca Allievi e il vicesindaco David Galli. Un incontro che certo non ha ribaltato le sorti della scuola, ma che ha anticipato quelli che saranno alcuni dei contenuti del prossimo consiglio comunale aperto (non c’è ancora una conferma ufficiale sulla data, ndr): tra gli altri, sembra che sia stata ventilata la possibilità, per le future classi quinte, di restare davvero all’interno del proprio edificio scolastico. Sarebbe, questo, lo scenario più gradito ai genitori, che da mesi cercano di ottenere risposte concrete, senza successo.

«La Toti è una scuola molto valida, con molti momenti collettivi che, una volta fuori, i nostri figli non vivrebbero più – spiega pazientemente una mamma -. Già dovranno fare un salto tra un anno: adesso si parla di far perdere loro almeno un’ora di viaggio e far loro condividere lo spazio con studenti di medie e superiori! Deve prevalere il bene dei bambini, si tratta di un investimento pubblico! I bambini attualmente si prendono cura degli spazi della scuola: spostandoli si perderebbe tutto». «Il problema ormai va avanti da anni – le fa eco un’amica – il sacco ormai è pieno». Tra le alternative preferite dai genitori per ovviare al problema del dislocamento, quella di esternalizzare, invece, solo i laboratori: «Su questo argomento è sempre stata fatta una cattiva informazione – denuncia un altro genitore – e anche le soluzioni alternative sono sempre state cercate in modo veloce». «Quello dell’amministrazione è stato un gioco meschino – rilancia la rappresentante di istituto Milena Mauri -. Hanno subito contestato la situazione dell’oratorio, ora dicono che possono risolvere tutto: hanno risposto a una pec del 12 maggio scrivendo che per sistemare la questione sicurezza bastano 20.000 euro e che se ne occuperanno loro».

Sabato mattina erano presenti anche le consigliere del Pd Anita Argiuolo ed Ersilia Cappelletti, oltre al pentastellato Antonio Cantore e a una delegazione di Seveso Futura: ma la protesta, ribadiscono i genitori, ha poco o nulla a che fare con la politica. Ma se è vero che «la priorità è il futuro dei bambini», in molti hanno identificato l’attuale amministrazione come responsabile della situazione, chiamando la Lega direttamente in causa con striscioni che riprendevano lo slogan della campagna elettorale del 2018, “seri, concreti, veloci“. E quando la Lega sevesina ha alluso, via social, che i genitori avessero potuto essere strumentalizzati per fini politici, dando loro delle “anime belle“, in tanti si sono appropriati dell’epiteto, rivendicandolo.

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