Ospedale di Carate: con il nuovo primario di chirurgia arriva anche il protocollo ERAS

Con il protocollo ERAS, i pazienti avranno una degenza di tre – quattro giorni. Nel reparto di chirurgia, con Massimiliano Casati cambia tutto e a Carate arriva anche la Senologia
Dopo la pausa estiva, al presidio ospedaliero di Carate Brianza si riparte alla grande con tante novità: in primis, l’insediamento del nuovo Direttore della struttura di Chirurgia Generale, il 48enne Massimiliano Casati e un nuovo protocollo che farà bene alla struttura e ai pazienti, il programma ERAS (Enhanced Recovery After Surgery). Cioè: degenza più veloce per i pazienti che in meno di una settimana dopo l’operazione possono già tornare a casa.
L’obiettivo di questo passaggio forte, ma fondamentale, come spiega Giovanni Monza, Direttore Sanitario aziendale è quello di “consolidare e sviluppare ulteriormente la chirurgia di Carate”. E per farlo, aggiunge Nunzio Del Sorbo, Direttore Generale dell’ASST di Vimercate: “abbiamo scelto il miglior chirurgo sulla piazza. E’ una sfida importante, ma sicuramente un passaggio positivo e innovativo sia per la struttura, che per i pazienti”.
Carate abbatte i dogmi della chirurgia con il protocollo ERAS
Più di sei mila interventi di chirurgia maggiore, di cui tre mila come primo operatore. Ha eseguito quarantotto prelievi di pancreas e rene ed è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Sono questi i numeri che identificano il neo primario Massimiliano Casati che approda all’ospedale di Carate dopo diversi anni come medico chirurgo nel presidio ospedaliero di Vimercate. Ed è proprio qui che, Casati, è stato tra gli operatori leader del protocollo clinico ERAS, con non pochi benefici per il paziente e l’organizzazione sanitaria e con risultati in linea con la più recente letteratura scientifica. Programma che ora sarà proseguito presso l’ospedale di Carate.
Cos’è ERAS?
“Il programma ERAS – racconta il neo primario – consente, sostanzialmente, di migliorare e ottimizzare i passaggi del percorso chirurgico (pre, intra e post operatorio) con un più veloce recupero da parte del paziente e con un’importante diminuzione dei tempi di ricovero. Permette un sorta di chirurgia su misura del paziente, una personalizzazione dell’intervento chirurgico. Il chirurgo, con questo approccio – aggiunge Massimiliano Casati – è come un sarto che crea un abito su misura, sceglie una tecnica chirurgica appositamente tagliata sulle esigenze del singolo paziente. L’applicazione del modello ERAS, la cui riduzione delle complicanze è riconosciuta dalla pubblicistica internazionale, ha trovato, a Vimercate e ora anche a Carate un primo terreno di sperimentazione nella chirurgia colo rettale”.
Insomma, i vantaggi sono davvero molti e a dar credito alle parole di Massimiliano Casati ci sono i trenta casi chirurgici operati all’Ospedale di Vimercate che hanno reagito molto bene al protocollo e si sono detti soddisfatti: “La chirurgia è basata su dogmi e questo protocollo rappresenta un grande cambiamento, quindi non facile, deve essere in primis il medico chirurgo a crederci – spiega – e insieme a lui, anche tutto il team che lo supporta: dall’anestesista all’infermiera”. Ecco perché fino ad oggi Carate non aveva apportato questo grande cambiamento: “c’è resistenza al cambiamento – commenta Nunzio Del Sorbo – ci deve essere un grande lavoro di squadra. Noi lo stiamo facendo”.
Come funziona per il paziente?
In un opuscolo curato dal Direttore della Chirurgia Generale, che sarà distribuito ai pazienti prima dell’intervento chirurgico colo rettale, si spiega che il programma permette “la riduzione dei disagi legati all’intervento operatorio (ad esempio, quelli relativi al periodo di digiuno); l’utilizzo di tecniche anestesiologiche e chirurgiche meno invasive; un miglior controllo del dolore; una ripresa precoce dell’alimentazione e del movimento; una minor degenza post operatoria”.
“Vi faccio un solo esempio molto pratico – spiega Casati – dopo l’operazione al paziente veniva messo il sondino naso gastrico che doveva tenere su almeno una settimana: questo significa che per 7 giorni il paziente non si può alzare dal letto e soprattutto non può mangiare. Con il programma ERAS il sondino non c’è più, e il decorso post-operatorio non ha subito cambiamenti: averlo o non averlo è uguale ma, senza, significa che il paziente già dopo poche ore, almeno 6, può inziare a mangiare. Si riprende prima. Esce prima”. Ovviamente, c’è una condizione fondamentale per la dimissione precoce del paziente e Massimiliano Casati ci tiene a sottolinearlo: “se l’operato non se la sente di andare a casa dopo tre o quattro giorno, il paziente rimane in ospedale. Ovviamente – conclude – il paziente viene adeguatamente preparato, sia sul piano fisico che su quello mentale, già un mese prima dell’operazione”.
Cosa cambia?
Si cambia in meglio: pazienti dimessi più velocemente e che si riprendono prima, riprendono anche la loro attività lavorativa in minor tempo e, di conseguenza, per l’ospedale ci sono più posti letto liberi, quindi le liste di attesa girano più velocemente.
Ma il protocollo ERAS non è il solo grande cambiamento di cui beneficerà l’ospedale di Carate Brianza. A breve, infatti, verrà avviata anche la Breast Unit: un modello di assistenza per la cura del carcinoma mammario che segue i più avanzati protocolli operativi, dove la stretta sinergia tra specialisti con competenze diverse e con uno specifico training senologico è finalizzata alla realizzazione di un percorso di cure personalizzato.