Arca Onlus: in occasione dei suoi 30 anni racconta l’importanza del volontariato

A Desio Arca Onlus ha raccontato i suoi 30 anni di attività sottolineando l’importanza degli Hospice
In occasione del suo trentesimo compleanno, Arca Onlus, l’ associazione al servizio dei malati terminali attiva in Brianza, ha promosso un convegno dal titolo “Volontariato, opportunità e follia”. L’obiettivo è stato quello di raccontarsi, ma soprattuto quello di porre l’accento su quei volontari che scelgono di dedicarsi al ramo “del fine vita”.
È successo ieri sera, a Desio, presso l’Auditorium del banco desiano in via Rovagnati, alla presenza del presidente Arca Onlus Mario Caspani, di don Gino Rigoldi, presidente Comunità Nuova e storico Cappellano del Beccaria, l’istituto penale per i minori, di Gianfranco Cattai, presidente della Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (FOCSIV), Giorgio Trojsi, vice presidente della Federazione Cure Palliative (FCP) nonché direttore generale Vidas.
Quali sono le ragioni che portano uomini e donne a dedicarsi gratuitamente ad una causa tanto umana e delicata come quella delle cure palliative e del fine vita? La risposta si cela nella storia stessa dell’associazione. Arca, infatti, nasce nel 1989 grazie al dono di un anonimo benefattore svizzero e dal sostegno dell’allora primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale di Desio, il professore Ilvano Desiderati. L’intento era quello di fornire un programma gratuito di assistenza domiciliare e di creare un’unità di cure palliative mediante un ambulatorio e letti di ricovero negli ospedali e hospice.
La svolta arriva nel 2006 quando, dopo tanta fatica e sacrifici, nasce l’hospice di Giussano. I volontari Arca hanno ora una propria dimora. “”Il percorso è stato lungo e costellato da innumerevoli difficoltà- testimonia Mario Caspani, presidente della Onlus – ma la nostra caparbietà, rafforzata dal sostegno di tanti sostenitori, ci ha permesso di raggiungere i nostri obiettivi”.
Dati alla mano, dal 2006 ad oggi i volontari Arca sono riusciti ad assistere circa 15 mila pazienti “tanti quanti sono gli abitanti di Besana Brianza”, rafforza Caspani che ha poi sottolineato come “i nostri 30 anni non sono un traguardo, ma il risultato di tanta dedizione”.
È un titolo, quello del convegno, che ha una doppia valenza. Vuole essere un’affermazione, ma può anche essere una domanda: “Volontariato, opportunità e follia”(?).
In un sistema in cui i volontari rappresentano una considerevole fetta dell’assistenza fornita, è sicuramente una necessità ed un’opportunità, per le famiglie e per i malati che grazie al corpus dei volontari vengono assistiti con valore umano. “Ma – sostiene Caspani – bisogna anche essere portatori di una sana follia. Una follia – continua – composta da 6,5 milioni di persone in tutta Italia con 200 mila associazioni“. Sono numeri che, tradotti economicamente, rappresentano oltre 79 miliardi di euro, ossia 5 punti del nostro PIL.
L’importanza del volontariato è quindi stata sottolineata anche da Giorgio Trojsi, vice presidente della federazione cure palliative e direttore Vidas: “Il nostro impegno – asserisce – è tutto dedicato a che le attenzioni e i servizi ai malati continuino a crescere”.
Servizi spesso dati per scontati o per i quali non ci si rende mai conto del lavoro che c’è dietro. Ed è per questo che Trojsi, ci tiene, sottolinea le caratteristiche principali degli operatori. “I volontari portano la loro presenza, ossia non lasciano soli i malati che spesso vengono invece abbandonati a loro stessi. Restituiscono momenti di normalità e di serenità.Offrono supporto e condivisione ma, soprattutto, sono dei facilitatori del mondo relazionale del malato, fornendo supporto alla famiglia“.
In un tale sistema è quindi corretto dire che i volontari svolgono un importante ruolo sociale posizionandosi come ponte tra il malato e la famiglia.Basti pensare che nel 2018 sulla provincia di Milano e di Monza, lungo 112 comuni, sono state fornite oltre 100 mila giornate di assistenza. “Il volontariato è una scelta di valori. Una scelta gratuita e personale, ma non un fatto personale”, ha concluso Gianfranco Cattai che ha poi colto l’occasione per precisare che moltissime esperienze non sarebbero possibili se non ci fossero i volontari”. È quindi un modello di società, l’assistenza gratuita. Resta però da chiedersi perché e come mai il sistema si regga così tanto sul volontariato. È un fattore principalmente economico? “È principalmente un moto del cuore – spiega Caspani -, ma è anche necessario che la Politica inizi a darci delle risposte”.
Ecco l’intervista: