Arcore, Knorr-Bremse: oltre 100 dipendenti in cassa integrazione per 13 settimane

25 ottobre 2019 | 07:56
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Arcore, Knorr-Bremse: oltre 100 dipendenti in cassa integrazione per 13 settimane

La scelta della multinazionale tedesca dei sistemi frenanti per veicoli commerciali e ferroviari è dovuta ad un calo di produzione. Cauto ottimismo della Fiom Cgil Monza e Brianza.

Un semplice periodo di calo di produzione. E’ questa la motivazione, sulla carta rassicurante, che la Knorr-Bremse, multinazionale tedesca leader mondiale nei sistemi frenanti nell’ambito ferroviario e degli autoveicoli commerciali, ha dato per giustificare la cassa integrazione ordinaria dei 120 dipendenti dello stabilimento di Arcore. Che è una delle tre filiali italiane, le altre sono a Buccinasco, in provincia di Milano e a Firenze, dell’azienda con sede principale a Monaco di Baviera.

L’azienda tedesca, nata nel 1905 e oggi dotata di un fatturato di oltre 6 miliardi di euro, ha previsto che la cassa integrazione, partita ad inizio ottobre per un giorno di lavoro a settimana, duri 13 settimane. E termini, quindi, entro tra la fine di quest’anno e i primi giorni del 2020.

“E’ stata una decisione presa per un calo congiunturale, a livello europeo, del settore truck e autoveicoli commerciali – spiega Laura Porta, Responsabile dell’Ufficio Risorse Umane della Knorr-Bremse di Arcore – per noi è la prima volta negli ultimi 5 anni che adottiamo questo ammortizzatore sociale, del resto anche la locomotiva Germania in questi mesi ha rallentato la propria crescita”.

Dietro l’annuncio della cassa integrazione per tutto il personale dello stabilimento brianzolo della multinazionale tedesca, non ci sarebbero prospettive particolarmente preoccupanti per i dipendenti. “Per le 13 settimane concordate con l’azienda abbiamo ottenuto di limitare il più possibile il disagio dei lavoratori, con una buona tutela dal punto di vista salariale” afferma Pietro Occhiuto (nella foto in basso), Segretario Generale della Fiom Cgil di Monza e Brianza eletto lo scorso ottobre (leggi l’articolo).

“Ci è stato detto che per il 2020 ci sono progetti di sviluppo in programma – continua – non penso che ci possano essere ripercussioni per i dipendenti, anche se naturalmente occorre stare attenti e monitorare quello che accade”.

Al momento, quindi, dalle parti di Arcore è dominante un cauto ottimismo nei confronti del prossimo futuro. Niente a che vedere, insomma, con quanto successo nel 2014. Quando la filiale brianzola dell’azienda metalmeccanica fu protagonista di una decisa ristrutturazione. Che, tra le proteste dei sindacati e i picchetti dei lavoratori (clicca qui), portò ad una riduzione del personale e alla delocalizzazione di alcune linee produttive.

“Cinque anni fa la casa madre decise di trasformare lo stabilimento di Arcore in brand aftermarket (il post vendita automobilistico, Ndr) – spiega la Responsabile dell’Ufficio Risorse Umane della Knorr-Bremse – questo ha portato a molte conseguenze e a cambiamenti anche nel nostro approccio mentale al modo di lavorare. Ora, in merito a queste settimane di cassa integrazione, non c’è nulla di tutto questo”.

Non ci resta che attendere per conoscere i prossimi sviluppi della vicenda per gli oltre 100 lavoratori brianzoli della multinazionale tedesca con filiali in Europa, Asia ed America. Nella speranza che per loro e le rispettive famiglie torni il sereno nel settore autoveicoli commerciali. Come continua ad esserci per gli altri 400 dipendenti italiani dell’azienda metalmeccanica. Che, in quanto impiegati, invece, nei sistemi frenanti nell’ambito ferroviario, non stanno subendo alcun calo di produzione.