Monza: le ‘barriere della discordia’ sulle piste ciclabili continuano a far discutere

22 ottobre 2019 | 00:31
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Monza: le ‘barriere della discordia’ sulle piste ciclabili continuano a far discutere

FIAB MonzainBici invia una lettera aperta all’assessore Arena, in risposta alle sue parole sulla questione delle nuove barriere metalliche comparse sulla passerella ciclopedonale che passa sulla ferrovia tra via San Gottardo e via Quintino Sella.

Da quando sono comparse le nuove barriere metalliche sulla passerella ciclopedonale che passa sopra alla ferrovia tra via San Gottardo e via Quintino Sella, il dibattito tra l’assessore alla Mobilità, Federico Arena, e FIAB MonzainBici si è fatto più serrato. Per Arena, “non si tratta affatto di provvedimenti disincentivanti, al contrario hanno lo scopo di tutelare i pedoni, che spesso rischiano di essere investiti, e i ciclisti stessi”.

Dall’altra parte FIAB sostiene invece che si tratti di strumenti che poco hanno a che vedere con la sicurezza. Dopo il nostro articolo sulla questione, l’associazione ha deciso di inviare una lettera all’assessore, per ribattere a ogni punto del suo discorso e chiedere quindi ulteriori chiarimenti.

La lettera di FIAB MonzainBici

“Caro assessore Arena, leggiamo le sue affermazioni su MbNews e vogliamo risponderle punto su punto”, si apre così la lettera di FIAB MonzainBici.

– “Non capisco come semplici sbarre metalliche possano essere ostacolo per i ciclisti”.

“La retorica che sottende a questa frase sembra sminuire i termini della questione: i ciclisti devono solo, in quel tratto scendere dalla bici e rallentare un po’, ma qual è il problema? Glielo spieghiamo così: perché un mezzo nobile ed ecologico come la bicicletta possa avere un suo spazio nella città ha bisogno di luoghi curati e studiati tanto quanto lo sono finora stati quelli riservati alle auto. Per essere un mezzo competitivo rispetto a queste ultime deve essere paragonabile in termini di utilizzo. In soldoni: deve valere la pena usare la bici come mezzo per andare al lavoro. Altrimenti non stiamo parlando di mobilità ma di passeggiatine nel tempo libero. Cosa significa poterci andare al lavoro? Muoversi in modo spedito, senza troppi ostacoli, tanto da poter rispettare degli orari, con segnali chiari, ciclabili o spazi ciclabili ritagliati dalla stessa carreggiata”.

“Ma la nostra vera domanda è: Assessore, la questione le interessa? Lei ha intenzione, come tutte le città d’Italia stanno facendo, di muovere le forze della città verso una direzione più sostenibile? Perché le risposte che riceviamo sembrano andare nella direzione opposta. Bisogna informarsi sulle strategie a sostegno della mobilità sostenibile da mettere in atto o almeno ispirarsi a chi è più avanti nella materia. Se Amsterdam e Copenhagen risultano culturalmente troppo distanti, si può guardare alla vicina Milano, che si sta muovendo in modo positivo in una direzione di mobilità alternativa all’automobile. Intanto si è fatto autunno e le barriere appaiono come funghi: Via Regina Margherita, via Bergamo, via Sella…”.

– “Il punto è che chi protesta non ha capito la loro utilità, ovvero aumentare la sicurezza sia dei pedoni, sia dei ciclisti stessi”.

“Chi potrebbe sostenere che la sicurezza siano dei cavalletti sulle ciclabili? La sicurezza dei ciclisti e dei pedoni è importante e si deve garantire attraverso misure intelligenti e responsabilizzanti. Con strutture adatte alla mobilità ciclistica, con una segnaletica giusta ed efficiente, riequilibrando gli spazi cittadini tutt’ora riservati quasi esclusivamente alle auto, moderando la velocità dei mezzi motorizzati (zone 30 all’ora in tutti i quartieri), collegando le ciclabili esistenti tra di loro, facendo manutenzione alle ciclabili, si creerebbe cultura e civiltà.

Vista la complessità delle considerazioni da fare che non vogliamo certo esaurire in una lettera, ci facciamo una seconda domanda. Chi sono gli esperti in materia di cui il Comune di Monza si avvale che hanno consigliato o firmato per queste misure? Sono professionisti preparati sulla mobilità ciclistica?

Nel corso dello scorso giugno dedicato ai tecnici della pubblica amministrazione organizzato a Monza da FIAB, hanno partecipato professionisti di Milano e di molti comuni limitrofi, ma nessuno da Monza. Come mai?”.

– “Finché non avremo una popolazione di ciclisti civili che rispetta le regole e viaggia a una velocità adeguata, le barriere continueranno ad esistere”.

“Ecco i ciclisti sono creature potenzialmente meravigliose, come tutti gli esseri umani d’altronde. Per ora sono costretti a prendere gli scarti di strade pericolose, a vergognarsi se non stanno abbastanza al margine della strada, a prendere insulti, a essere quasi disumanizzati e ancora stanno troppo in silenzio.

Chi, se non le istituzioni, dovrebbero garantire la chance di disporre di un contesto minimo di azione? Ha dato un’occhiata a quanto sono stati educati gli oltre 300 manifestanti della Critical Mass del 15 Settembre? Quanta educazione quando la strada si allarga, il tempo si distende e si può circolare. I ciclisti vogliono solo questo. Spazi e regole di inclusione che non vedono l’ora di rispettare. L’importante è non continuare a essere una minoranza emarginata.

Siamo ormai nelle classifiche stabilmente agli ultimi posti per vivibilità in città. Monza è tra le città più inquinate d’Italia. Giunge quindi la terza domanda: Cosa si è programmato di fare a riguardo? Questa amministrazione vuole davvero diminuire il traffico e l’inquinamento che affliggono la nostra città e favorire la mobilità ciclistica e pedonale? Perché, prima di tutto, ci vuole volontà”.

La lettera aperta di FIAB MonzainBici pone molti nuovi interrogativi sulla questione ciclisti e piste ciclabili a Monza. La parola ora passa nuovamente all’assessore Arena.