Monza, Cgil pensa ai giovani: ecco la campagna “Rivolti al futuro”

29 ottobre 2019 | 00:40
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Monza, Cgil pensa ai giovani: ecco la campagna “Rivolti al futuro”

Il più grande sindacato italiano punta a coinvolgere chi ha meno di 35 anni sul tema previdenziale. Il sistema contributivo e la precarietà non aprono buone prospettive.

Concentrarsi sul presente, vivere pienamente l’oggi. Lasciar perdere i rimpianti del passato e le ansie del futuro. E’ questa la ricetta per la felicità che sempre di più ci consigliano filosofi, psicologi e sociologi. Sarà anche vero, ma sicuramente non guasta preparare il prima possibile la strada per un domani con qualche certezza in più. Soprattutto se si è ancora giovani e, magari, il pensiero della pensione è ancora tanto lontano.

E’ questo il messaggio che la Cgil lancia anche a Monza e in Brianza con la campagna “Giovani e Pensioni-Rivolti al futuro” (guarda qui). “In tutta Italia si sta svolgendo la seconda edizione del “Mese dell’Educazione Finanziaria” per offrire a tutti i cittadini e lavoratori occasioni gratuite e di qualità per accrescere le conoscenze di base sulla gestione del risparmio, ma anche sui temi assicurativi e previdenziali”  afferma Davide Cappelletti (foto in basso), Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza.

“Sicuramente un obiettivo importante, ma parallelamente sarebbe estremamente educato, nonché doveroso, se un Governo italiano, meglio prima che poi, riuscisse a dimostrare una concreta attenzione alle tematiche previdenziali dei giovani – continua – è vero che da un lato la pensione andrebbe costruita e pianificata da parte dei giovani ma, dall’altro, non si può negare che di fatto le riforme previdenziali e/o del mercato del lavoro necessarie per modificare lo stato dell’arte può farle solo la politica”.

Il problema del futuro previdenziale per i giovani rischia di aumentare la sua portata nei prossimi anni e decenni. D’altro canto in Italia, negli ultimi 25 anni, il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo e una spiccata precarietà contrattuale nel mondo del lavoro danno ben poche prospettive positive per chi da poco si è messo alla ricerca di un impiego. Questo non potrà che avere effetti importanti sulle pensioni future frutto di carriere discontinue.

Ecco perché la campagna “Giovani e Pensioni-Rivolti al futuro” è anche un modo per sollecitare,  soprattutto chi ha meno di 35 anni, ad aderire alle diverse forme di previdenza complementare (clicca qui). I dati a disposizione, infatti, ci dicono che al di sotto di quella età solo il 20, 4 per cento ha scelto la possibilità di accantonare regolarmente una parte dei propri risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si possa aggiungere a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria (Previdenza complementare giovani).

Le prospettive previdenziali dei giovani hanno uno stretto legame anche con le loro carriere formative. Perché, se c’è una diminuzione generalizzata dell’occupazione, il titolo di studio riesce ancora a fornire qualche garanzia in più.

Lo dimostra il fatto che tra il 2007 e il 2018 il tasso di occupazione di chi ha una laurea si è abbassato di pochi punti percentuali per alcune fasce d’età ed è addirittura superiore per altre, mentre per chi ha la licenza media o il diploma i numeri dicono che fino ai 35 anni il calo, sempre tra il 2007 e il 2018, è stato anche superiore al 10 per cento.

“Negli anni si è raccontato che il sistema previdenziale multipilastro servisse al contribuente per avere le stampelle in caso di bisogno (invalidità, inabilità, vecchiaia e non autosufficienza) – afferma Cappelletti – si è spiegato ai giovani come integrare la pensione pubblica attraverso l’adesione alle forme di previdenza complementare. Si è verificata l’importanza di una carriera scolastica e universitaria per favorire un impiego stabile e meglio retribuito”.

“Contemporaneamente, ahimè, sono mancate coraggiose riforme previdenziali che, scarsamente orientate ad una visione sul lungo periodo – continua – non hanno colto le problematiche legate al metodo di calcolo contributivo della pensione, alle carriere discontinue dei precari e al continuo incremento del requisito della pensione”.

Con queste premesse, il tema della previdenza assume contorni preoccupanti anche per il confronto tra uomini e donne. E, così, per restare a Monza e alla Brianza, nel 2019 i primi hanno pensioni con un importo medio mensile di 1672,77 euro, le seconde di 874,37 (pdf importo medio mensile). Una differenza tra i generi di ben 798,4 euro mensile che rende l’idea di quanta disparità sociale ci sia anche nel nostro territorio.

“Confido che le proposte pensionistiche avanzate unitariamente dalla Cgil, per sollecitare un intervento anche a favore dei giovani, possano essere seriamente discusse nelle sedi opportune – auspica il Direttore Provinciale del Patronato Inca Cgil Brianza – in caso contrario avrà ragione quel comico, credo Siani, che causticamente ha affermato che hanno alzato talmente tanto l’età pensionabile che per andare in pensione non ci vuole la terza età, ci vuole la reincarnazione”.