Sciopero all’Asst Monza, intesa lontana tra sindacati e azienda ospedaliera

Il 4 ottobre le organizzazioni dei lavoratori hanno organizzato presidi al San Gerardo e a Desio. Lamentano una forte carenza di personale. Per il Direttore Alparone il problema non esiste.
Riuscire a vedere le cose della vita da punti di vista diversi è, secondo gli studiosi, il modo migliore per essere felici. Ma, nel caso dello stato di agitazione del personale dell’Asst Monza, i sindacati e il Direttore Generale dell’Azienda socio sanitaria territoriale della città capoluogo della Brianza, Mario Alparone, vedono la situazione in maniera quasi del tutto opposta. E, questa volta, il risultato difficilmente può portare alla felicità.
La conferma si è avuta anche dopo lo sciopero indetto il 4 ottobre da Rsu e dalle segreterie provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, NurSind, Cub, Usb e NursingUp con due presidi, dalle 9 alle 13, davanti al San Gerardo di Monza e alla sede sanitaria di Desio (leggi qui).
Le richieste vanno da un piano di assunzioni per i prossimi tre anni alla stabilizzazione dei lavoratori con contatto a termine, dall’avvio di un confronto su un progetto complessivo di gestione organizzativa del personale all’utilizzo di metodologie per la definizione degli standard assistenziali.
“Le adesioni allo sciopero sono state alte, tanto che i Cup, i Centri prelievi e gli ambulatori di Desio e Monza sono rimasti chiusi, ma naturalmente sono stati garantiti i servizi essenziali quali il Pronto Soccorso, l’apertura dei reparti e gli interventi non rinviabili” afferma Tania Goldonetto (nella foto in basso), Segretaria generale della Funzione Pubblica della Cgil di Monza e Brianza.
“Bassa l’affluenza: circa il 10% degli operatori del comparto hanno aderito allo sciopero – afferma in una nota il Direttore Generale della Asst di Monza, Mario Alparone (nella foto in basso)- sono particolarmente grato a tutti gli operatori che hanno garantito il regolare svolgimento delle attività nel pieno rispetto del mantenimento dei livelli di garanzia”.
Il Direttore si dice rammaricato “dal fatto che i sindacati abbiano voluto unilateralmente abbandonare il tavolo di discussione”. Accusa prontamente respinta al mittente. “Ci è stato detto che se non ritiravamo lo stato di agitazione, il dialogo con Alparone sarebbe finito – sostiene Goldonetto – noi non abbiamo abbandonato nessun tavolo, semplicemente da sempre non revochiamo in questi casi lo sciopero, ma al massimo lo sospendiamo”.
Le divergenze d’opinione, per usare un eufemismo, sono ancora più forti sulle ragioni che hanno portato allo stato di agitazione del personale sanitario dell’Asst Monza. In primis, secondo le organizzazioni sindacali, la carenza di risorse umane e le condizioni di lavoro per nulla ottimali.
Tanto che nelle scorse settimane chi ha il compito costitutivo di difendere i diritti dei lavoratori ha chiesto, oltre alla sostituzione del personale in uscita, l’ingresso di almeno 80 infermieri, 100 operatori sociosanitari e almeno 50 tra tecnici, assistenti sociali, educatori e amministrativi (clicca l’articolo).
“I dipendenti sono stressati perché hanno un’età media alta, con carichi di lavoro notevoli, difficoltà a rispettare orari e turnistica, necessità di saltare riposi – Franca Bodega, segretaria Cisl Fp Monza Brianza Lecco – tutto questo mette a rischio la sicurezza degli operatori e dei pazienti e aumenta la probabilità di errori”.
Ancora una volta non la pensa allo stesso modo Alparone. Che anzi rivendica le azioni, anche recenti, messe in campo dall’Asst Monza. “Dal mese di settembre abbiamo disposto l’assunzione di 25 infermieri, 15 operatori socio sanitari e 5 tecnici di laboratorio – afferma – abbiamo regolarmente riaperto tutti i posti letto alla fine del periodo di ferie garantendo ai lavoratori le tre settimane continuative previste dal contratto”.
Non c’è accordo tra le parti nemmeno sulle ore di straordinario richieste dal personale sanitario. Tante per i sindacati, a riprova di una situazione critica sul fronte della forza lavoro ospedaliera. Basse per la direzione generale dell’Asst. Che afferma con perentorietà: “Non emergono dalle nostre evidenze situazioni di grave carenza del personale, come testimoniato anche dal basso numero di straordinari pro capite in questi primi nove mesi dell’anno”.
“I numeri, se semplicemente si considera il rapporto tra minuti da dedicare ad un paziente e risorse umane impiegate, possono anche tornare – spiega Bodega – in realtà nascondono carenze compensate con la passione di chi lavora e il ricorso a somministrati ed interinali che, in un settore come la sanità pubblica, sono un segnale sicuramente non positivo”.
E ora cosa succederà all’Asst Monza? Ci vorrebbe la sfera di cristallo per prevederlo. Qualcosa, comunque, si sta già muovendo. “Il 10 ottobre ci sarà un incontro tra le varie organizzazioni sindacali per fare il punto della situazione dopo lo sciopero del 4 ottobre – annuncia la Segretaria generale della Funzione Pubblica della Cgil di Monza e Brianza – aspettiamo poi gli sviluppi dell’azione intrapresa dal consigliere regionale brianzolo, Gigi Ponti, che si è impegnato a coinvolgere in un tavolo a caratura lombarda il Direttore Alparone e l’assessore al Welfare, Giulio Gallera”.
Vedremo le prossime puntate di questa vicenda. Nel frattempo la vita in ospedale, a partire dal San Gerardo, deve andare avanti tra ricoveri, visite specialistiche ed operazioni chirurgiche. E almeno su questo non ci possono essere punti di vista diversi.