Vertenze legali, Cgil Monza e Brianza: “Nel 2018 circa 3mila pratiche trattate”

L’attività sindacale è stata intensa soprattutto per la procedura di dimissioni telematiche, circa 2mila. Un milione e mezzo di euro i risarcimenti ottenuti per licenziamenti dichiarati illegittimi.
Il mondo del lavoro sta diventando sempre più complesso. Lo dimostrano la frammentarietà delle centinaia di contratti nazionali vigenti in Italia per le diverse categorie professionali. Ma soprattutto le tante situazioni di precarietà, quanto di non vera e propria illegalità, che non garantiscono diritti fondamentali e un salario minimo ad un’ampia fetta di lavoratori.
Dato questo scenario, è piuttosto evidente che il ruolo delle organizzazioni sindacali diventi fondamentale per tutelare chi arriva a subire anche condizioni poco dignitose pur di portare a casa un compenso economico. In questa direzione sono significativi i dati relativi all’attività effettuata nell’anno 2018 dagli Uffici vertenze legali della Cgil. Con numeri interessanti sia in Lombardia sia a Monza e in Brianza.
“A livello regionale è stata recuperata a favore dei lavoratori una somma di euro 53.898.454,18 a vario titolo – afferma Giovanna Piccoli (nella foto in alto), Responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil MB – dai risarcimenti per licenziamenti dichiarati illegittimi e/o per violazioni di diritti derivanti dalla legge o dal contratto al recupero dei crediti retributivi”.
“Nel nostro territorio l’Ufficio vertenze ha trattato circa 3mila pratiche, di cui 900 per vertenze e oltre 2mila per dimissioni telematiche, sono stati recuperati per conto dei lavoratori 1.441.935 euro – continua – le vertenze aventi ad oggetto il recupero dei crediti dei lavoratori hanno riguardato una percentuale del 58,35 per cento sul totale, mentre il restante 41,65 per cento ha avuto ad oggetto la casistica delle violazioni nel cui ambito le vertenze per le impugnazioni dei licenziamenti hanno fatto registrare circa il 66 per cento”.
Sul fronte dell’attività giudiziale tra le questioni più affrontate dalla Cgil c’è il part time verticale ciclico (leggi qui). Che vede coinvolte molte figure professionali costrette a periodi di lavoro interrotti da periodi di sospensione nei quali non maturano né la retribuzione né la copertura contributiva. Con l’effetto di ritardare notevolmente il conseguimento del diritto alla pensione rispetto agli altri lavoratori.
“Il risultato delle nostre prime azioni legali è stato positivo, anche se su questo tema sarà necessario anche un intervento del legislatore – sostiene Piccoli – è solo un esempio di come l’attività svolta dall’Ufficio vertenze possa costituire un valido precedente per altri casi simili e creare altresì le condizioni per interventi legislativi o della Corte costituzionale come avvenuto, ad esempio, nel caso dei licenziamenti nei contratti a tutele crescenti”.
L’Ufficio vertenze della Cgil, che è attento anche alle possibili novità sulle spese processuali derivanti da una sentenza della Corte Costituzionale nel 2018 (qui l’approfondimento), si occupa anche di aspetti stragiudiziale e consulenziale. Come, ad esempio, l’assistenza nella procedura di invio telematico delle dimissioni.
Che già nel 2017, la prima annualità completa di applicazione delle nuove disposizioni in materia, previste dal Jobs Act, precisamente, dall’art. 26 del decreto legislativo 14 settembre 2015 n. 15. ed entrate in vigore il 12 marzo 2016, aveva avuto un afflusso significativo (clicca la news).
“Il contatto con i lavoratori per lo svolgimento di questa procedura, che di per sé potrebbe rappresentare un mero adempimento burocratico, consente anche di approfondire la condizione lavorativa di queste persone – spiega la Responsabile dell’Ufficio vertenze della Cgil MB – nella maggior parte dei casi esse si rivolgono al sindacato per la prima volta e, quindi, è utile fornire loro le indicazioni del caso”.