Maxi truffa di diamanti: si chiude il processo a danno dei clienti delle banche

Un’indagine che vede, tra le persone che sono state raggirate, anche nomi di spicco della televisione
Profitti illeciti per circa 500 milioni e più di 300 investitori truffati: questo è il bilancio della chiusura delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Milano. Un’indagine che vede, tra le persone che sono state raggirate, anche nomi di spicco della televisione, come Vasco Rossi, Federica Panicucci e Simona Tagli, insieme alla responsabile del Gruppo Farmaceutico Bracco. Tra i truffati anche alcuni risparmiatori di Monza e Brianza, che si sono rivolti a Federconsumatori per essere aiutati.
Come si è svolta la truffa
La Procura di Milano ha emesso un avviso di chiusura delle indagini e lo ha contestualmente comunicato agli 87 interessati, potenzialmente responsabili della truffa. Si tratta di dirigenti e funzionari delle banche coinvolte, tra cui BPM e Unicredit, ma anche Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Aletti. E ci sono anche alcuni manager delle due società che piazzavano i diamanti, la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment. Le accuse sono di truffa e riciclaggio, operate dando una visione parziale, ingannevole e fuorviante, dell’investimento. Banche e agenzie, infatti, facevano stipulare agli investitori dei contratti di acquisto a un costo nettamente superiore al valore dei diamanti, con un ricalcolo che in alcuni casi ha raggiunto anche l’80% in più. E la connivenza degli Istituti di Credito sarebbe stata acquistata con regalie a vantaggio dei vertici delle banche e aumenti di capitale nei due istituiti più coinvolti, BPM e Unicredit. Già nello scorso febbraio la Procura aveva ottenuto un provvedimento di sequestro per 700 milioni, sia dalle banche che dalle società. Ma sembra che si tratti solo dell’inizio, visto che si è dovuto provvedere ad aprire un fascicolo bis, per includere molti altri truffati che chiedono il risarcimento.
Riconoscere l’autenticità di un diamante
In pratica, anche se può sembrare assurdo dato il coinvolgimento e la garanzia fornita dagli Istituti di Credito coinvolti, la truffa si è basata sul valore effettivo della merce acquistata molto più basso di quello dichiarato. Un affare sul quale, tra l’altro sono gravate anche tasse e prebende che, anche a volerli svincolare per rivenderli, cercando di recuperare il possibile, metterebbe l’acquirente nelle condizioni di dover effettuare un ulteriore esborso catastrofico. Se però chi li ha comprati non si fosse fidato e avesse chiesto di farli valutare, non sarebbe caduto nella trappola. Infatti, a meno di non essere un esperto, qualora si decida di compiere un investimento così delicato e importante, conviene sempre affidarsi a servizi di classificazione e valutazione dei diamanti presso boutique specializzate in città come Milano, per esempio. Alla fine però ci sono delle variabili che sono in grado, da sole, di mettere in allarme anche i meno esperti, come il peso, che per lo zircone è più alto che per il diamante, e l’estrema perfezione, che già fa presagire un falso, soprattutto in presenza di macchioline o striature.