Vita-lavoro delle donne, Pavan (Cisl): “Italia ancora indietro”

Una serata per riflettere sul divario di trattamento lavorativo uomo-donna.
Uno occhio al passato e un altro agli scenari futuri di una conciliazione dei tempi vita-lavoro per la donna.
L’analisi dettagliata su un terreno delicato e più che mai attuale, è stata condotta martedì in auditorium della biblioteca di Vimercate da alcune esperte del settore.
Per un incontro organizzato dal gruppo Donne e Diritti Vimercate, esperienza nata nel febbraio di quest’anno e molto attiva sui temi che trattano di maggiori diritti alle donne.
E con all’attivo già serate molto partecipate su argomenti controversi quali la battaglia al DDL Pillon. A moderare la serata ci ha pensato Valentina De Rosa, rappresentante di questa giovane realtà. Ad entrare nel merito dell’argomento “conciliazione femminile”, ripercorrendo la storia del trattamento riservato alla donna “tra casa e lavoro”, è stata l’avvocato Giovanna Chiara.
Una sintesi partita dal periodo fascista, che ha messo da subito in chiaro il ruolo della donna, relegata alla vita in famiglia. Per arrivare alla legge 194 sull’aborto, che ha legittimato un diritto sacrosanto della stessa.
Per avere il quadro completo della disparità di trattamento uomo-donna, sono serviti i dati statistici di Angela Mondellini, segretaria CIGL Monza Brianza, e di Rita Pavan, segretaria CISL Monza Brianza-Lecco.
“La disparità del trattamento di genere è evidente se si guardano alcuni indici piuttosto indicativi a riguardo – ha sottolineato Mondellini – a cominciare dalla remunerazione, visto che la donna è fortemente sottopagata rispetto all’uomo, e dall’inquadramento professionale, anche questo molto spesso più basso rispetto al titolo posseduto”.
Questo tenendo conto anche che sempre più spesso ormai il contratto part time risulta essere la scelta preferita e anche obbligata dal gentil sesso, anche se alla lunga non paga a livello di contribuzione.
“Sull’applicazione effettiva della conciliazione c’è ancora molto lavoro da fare — ha invece osservato Pavan — non dimentichiamo ad esempio che l’Italia è tra i paesi europei in cui la donna fa più fatica a trovare un lavoro indeterminato“.
A questo si aggiunga il “peso” non indifferente della donna di dover gestire anche una famiglia. Ma le statistiche non sorridono nemmeno a chi non ha famiglia.
Difetti di una società che poi impattano su altri aspetti, fertilità in primis. Insomma, tanti spunti per ricordare una battaglia sull’uguaglianza dei diritti che è sempre viva.