Monza, caduto dalle scale dell’Arengario: maxi risarcimento da 400mila euro

Sentenza shock a Monza: un uomo di 86 anni, nel 2016, è caduto dalla scalinata interna all’Arengario, fratturandosi l’intera parte destra del corpo e perdendo la vista dall’occhio destro.
Importante risarcimento a Monza. Un uomo di 86 anni, nel 2016, è caduto dalla scalinata interna all’Arengario, fratturandosi l’intera parte destra del corpo e perdendo la vista dall’occhio del medesimo lato. Un crollo psico-fisico importante, che ha tolto all’uomo quella completa autosufficienza che sino al giorno prima dell’incidente poteva vantare.
L’Avvocato Antonella Salvatori, al fianco della famiglia, ha difeso l’anziano in Tribunale a Monza. Il Comune, a distanza di tre anni, è stato condannato a pagare un maxi risarcimento di circa 400 mila euro. Grande la soddisfazione morale per i parenti della vittima, ai quali però resta un forte amaro in bocca per quella “buona salute” che nessuno potrà mai restituire al loro caro.
A raccontare i dettagli della vicenda a MBNews, il legale Salvatori.
Flash Back al 2016: l’incidente
Era il 16 aprile del 2016, quando l’uomo è caduto dalla scala interna al palazzo dell’Arengario. “Aveva appena visitato una mostra fotografica di Robert Doisneau, allestita al primo piano – racconta l’avvocato – intorno a mezzogiorno, stava lasciando l’edificio, quando è rovinosamente caduto sul terzo gradino dall’alto. Il violento impatto a terra gli ha provocato fratture multiple su tutto il lato destro del corpo. Non solo la lesione al nervo ottico dell’occhio destro l’ha portato a perdere irrimediabilmente la vista“.
“Al Pronto Soccorso i sanitari si sono subito resi conto della gravità della situazione e per questo hanno disposto il ricovero immediato dell’uomo”.
Il processo e il maxi risarcimento
“In un attimo la vita della famiglia dell’86enne è stata stravolta. In considerazione delle gravi condizioni dell’uomo, è stata avanzata una richiesta di risarcimento danni al Comune di Monza. Inizialmente non è stato affatto semplice, per i liquidatori l’accaduto non era affatto rilevante e, a loro dire, l’amministrazione non aveva alcuna responsabilità in merito”.
“Non riuscendo a raggiungere alcun accordo, è stata avviata una causa. La persona, oggi 90enne, in seguito alla caduta ha avuto non soltanto gravi danni fisici, ma anche un crollo dal punto di vista cognitivo, per cui da soggetto assolutamente autonomo è diventato completamente dipendente dal supporto altrui, anche per le necessità più basilari”, spiega l’avvocato.
“In sede di processo abbiamo dimostrato che il signore era solito prendersi attivamente cura dei suoi nipoti: nonostante i suoi 87 anni li accompagnava a scuola in auto. Tutte le lesioni riportate in seguito alla rovinosa caduta sono state accertate ampiamente dal consulente del tribunale”.
“Il processo si è concluso di recente con una condanna al Comune, che ne dichiara la responsabilità in quanto custode dell’edificio dell’Arengario. Il risarcimento del danno è stato quantificato nella misura di circa 400mila euro. Tale sentenza è passata in giudicato e non essendo stata impugnata dal Comune entro i termini di legge, non è più discutibile in nessuna sede. E’ diventata cosa giudicata”.
“La responsabilità del Comune è stata riconosciuta in particolare su uno dei punti che erano stati avanzati, ovvero la mancanza del corrimano su una scala interna a un luogo pubblico. Era particolarmente affollata il giorno in cui si è verificato l’incidente: erano i giorni di Pasqua e la mostra aveva riscosso un grande successo”.
L’avvocato chiarisce poi, un altro dettaglio importante sulla struttura della scalinata: “I primi due gradini dall’alto sono staccati dal muro, il terzo poi si ricongiunge alla parete. L’occhio percepisce ingannevolmente un sostegno che di fatto non c’è: ciò predispone a facili cadute. Le dimensioni della scala, più di un metro e mezzo, prevedono invece per legge, anche in caso di edifici storici, che il corrimano sia posizionato su entrambi i lati. Qui è presente soltanto a sinistra”.
La soddisfazione morale della famiglia
“Dinanzi alla vittoria della causa, i familiari si sono detti molto soddisfatti, è stata per loro una sorta di rivincita, considerato che fino a prima di instaurare il giudizio, sono stati completamente ignorati dai liquidatori, come se il fatto non avesse alcuna rilevanza. E’ doveroso altresì sottolineare che per loro si è trattata di una rivincita morale, prima che economica, considerato che si tratta di una famiglia assolutamente benestante”.
A processo ultimato, cosa pensa di quella scala?
“Che sia pericolosa è piuttosto evidente. Il Comune ha sempre sostenuto che non è mai successo niente in passato, invece a mio avviso, è abbastanza prevedibile che qualcosa possa succedere nuovamente. Non solo, come specificato poc’anzi, esistono delle specifiche norme di legge che prescrivono delle misure di sicurezza proprio per gli edifici aperti al pubblico, anche se storici, come l’Arengario. Questo, perché prima di ogni cosa va tutelata la vita dei cittadini“.
Un ultimo interrogativo
Ora all’assicurazione del Comune non resta che provvedere al pagamento del risarcimento, rimane tuttavia un ultimo interrogativo in sospeso: la scala incriminata verrà adeguata alle normative di legge vigenti? Di fatto, l’aggiunta del corrimano mancante potrebbe mettere il Comune al riparo da pericolose cadute e potenziali nuove richieste di risarcimento danni…
Foto di repertorio MBNews
Precisazione del Comune di Monza del 14.01.2020
In relazione alle notizie di stampa apparse nei giorni scorsi in merito alla vicenda del signor M.S. caduto dalle scale dell’Arengario nel 2016, si precisa che la sentenza n. 2.333 del 29.10.19 del Tribunale di Monza ha stabilito un risarcimento pari a 392.246 euro a carico del Comune di Monza (a fronte di una richiesta di 470.296,25 euro formulata mediante notifica di atto di citazione al Comune dal signor M.S. il 2 marzo 2018).