Prevenire infarti e ictus? Il Cab polidiagnostico spiega come!

19 febbraio 2020 | 00:06
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Prevenire infarti e ictus? Il Cab polidiagnostico spiega come!

Dal Cab polidiagnostico, la dottoressa Teresa Mustica spiega come prevenire i fattori di rischio che causano infarti e ictus.

Anno nuovo, nuovi incontri. Tornano le serate informative aperte al pubblico del Cab polidiagnostico. Obiettivo, fare della prevenzione in modo semplice e soprattutto gratuito. E a tal proposito si è parlato di infarti e ictus, due patologie entrambe derivanti dall’arteriosclerosi. Come prevenirle?

Alla presenza della dottoressa Teresa Mustica se ne è parlato ieri sera, martedì 18 febbraio, presso la sede del centro medico in via Cesare Battisti a Erba.

“Fare informazione e prevenzione – spiegano dal Cab – è da sempre la nostra mission”. Una missione che non sempre paventa scenari idilliaci, ma del resto prevenire è meglio che curare. E così, dati alla mano, sono circa 18 milioni, le persone nel mondo, che ogni anno muoiono a causa di malattie cardiovascolari. “Gli infarti e gli ictus – spiega Mustica – incidono per l’85%”.

La domanda, a questo punto, è come prevenire?

I FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI 

Ci sono una serie di fattori, ossia dei sintomi o dei comportamenti non sani da correggere, che possono abbassare il rischio di malattie cardiovascolari. “Uno di questi fattori – ha spiegato la dottoressa Mustica – è il così detto killer silenzioso; la pressione alta. Spesso e volentieri non dà disturbi, specie in chi è abituato ad averla, ma può essere letale. Motivo per il quale, sarebbe buona cosa misurare la pressione almeno una volta al mese“.

Gli altri fattori sono la presenza di glicemia, che dovrebbe rimanere al di sotto dei 100. “Se è sopra – chiarisce la dottoressa – significa che mangio troppo zucchero e ne consumo troppo poco”. Attenzione, una quantità di glicemia tra i 116 – 126 è considerata pre diabete.

Altro fattore determinate è l’obesità. Il grasso addominale, infatti, costituisce un pericoloso fattore di rischio cardiovascolare. “L’indice di colesterolo – chiarisce Mustica – non dovrebbe superare i 102 mg/dl per gli uomini, gli 88 mg/dl per le donne”.

“Un altro rischio di cui si inizia a parlare solo oggi – racconta la dottoressa – è l’acido urico, che infiamma le pareti vascolari andando a creare quelle placche che poi causano infarti e ictus”.

QUANTO DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI QUESTI FATTORI?

La risposta, ha spiegato Mustica, è che dipende. Solitamente le persone più a rischio sono quelle tra i 50 e i 60 anni di età. Attenzione però, “se i fattori di rischio iniziano ad essere associati, il pericolo aumenta in modo esponenziale anche per persone più giovani”. In sostanza guai a fumare e a essere obesi, ad esempio.

Smettere di fumare e iniziare a mangiare bene sono quindi le migliori medicine per prevenire. Non solo, ci sarebbe anche lo sport. E qui il condizionale andrebbe tolto: c’è soprattutto lo sport, ma purtroppo, denuncia la dottoressa Mustica,”lo si pratica troppo poco”.

Dati ISTAT aggiornati al 2017, sostengono che solo il 24,8% della popolazione oltre i 3 anni di età pratica sport in modo continuo. “Fattore gravissimo – ha denunciato Mustica – l’attività fisica riduce tutti i fattori di rischio“.

Si dice che camminare faccia bene. Vero, ma non basta. “Camminando per 10 km – chiarisce la dottoressa – brucio circa 140 calorie. E se pensiamo che un biscotto semplice ne contiene circa 40, lo sforzo che abbiamo fatto non darà i risultati sperati”. E allora cosa fare? C’è una soluzione ed è quella di praticare sport come nuoto, corsa, ciclismo o palestra. Devono essere tra i 150/300 minutila settimana le pratiche di intensità moderata. Tra i 75/150 minuti, quelle di intensità vigorosa. “Non importa cosa io faccia, l’importante è che si riesca a bruciare almeno tra le 900 e le 1200 calorie la settimana“, spiega Mustica.

MBNews ha presenziato al convegno intervistando la dottoressa Teresa Mustica che ha lanciato un campanello di allarme: sempre più giovani, praticando poco sport e mangiano male, iniziano ad accumulare fattori di rischio. Ascoltiamo l’intervista: