Il questore di Monza in visita alla redazione di MBNews. Intervista

Il Questore di Monza, in visita a MBNews, racconta le novità: l’arrivo di 16 nuovi agenti, previsto per il prossimo mese di aprile, e la volontà di adottare il “modello milanese”, ovvero un piano di controllo coordinato del territorio.
Il nuovo Questore di Monza, Michele Davide Sinigaglia, in visita alla redazione di MBNews, ha raccontato, in una lunga e articolata intervista, i progetti che ha in serbo per la città. Da un lato l’arrivo di 16 nuovi agenti, previsto per il prossimo mese di aprile, e dall’altro la volontà di adottare il “modello milanese”, ovvero un piano di controllo del territorio coordinato con le altre forze dell’ordine, con l’obiettivo di impiegare al meglio le Forze di Polizia, garantendo il massimo della sicurezza. Il Questore ha, inoltre, affrontato il tema dello spaccio, un fenomeno in preoccupante espansione, il Protocollo Migranti e l’annosa questione dei passaporti, che a quanto pare, sta andando verso una risoluzione.
Nuovo piano di controllo coordinato del territorio
Avete progetti condivisi con le altre Forze del’Ordine?
“Uno dei punti di forza di questa realtà è l’intesa perfetta col prefetto Palmisani, con il quale condividiamo tutte le strategie atte a migliorare i livelli di sicurezza sul territorio. Fortunatamente c’è un rapporto di collaborazione molto valido anche con i Carabinieri, con la Guardia di Finanza e la Polizia locale di Monza, a livello lombardo una delle più significative in quanto a capacità operativa, e più in generale con tutte le altre polizie locali della provincia”.
“Ho però un’aspirazione per la città di Monza, provenendo da Milano dove ho diretto l’ufficio di prevenzione generale: attuare un piano di controllo coordinato del territorio, sul modello meneghino, che prevede una suddivisione del territorio con la presenza, alternativamente, di una o dell’altra Forza di Polizia, in via esclusiva. Questo permette di evitare l’accavallamento di più risorse nella stessa zona e nella medesima fascia oraria. Per realizzare questo progetto però dobbiamo necessariamente crescere di organico.
Oggi esiste un coordinamento, ma io vorrei arrivare a realizzare un piano di organizzazione vero che consenta di vigilare su tutte le aree della città, suddividendosi anche gli obiettivi che ci sono sul territorio”.
Nuovi agenti in arrivo ad aprile
A tal proposito, sono previsti nuovi ingressi di personale?
“Sì, è già stato pianificato, per il prossimo aprile, l’arrivo di 16 nuovi agenti, stabilmente assegnati alla nostra Questura. Contiamo quindi con questo rinforzo di poter mettere a regime l’organizzazione attuale sotto tutti i punti di vista. Dal canto mio, in qualità di Questore, vorrei poter destinare più risorse al controllo del territorio, pertanto il prossimo passo sarà cercare di equilibrare le varie necessità: da un lato, andando incontro alle esigenze dei cittadini di avere il proprio passaporto nei termini di legge e dall’altro, rispondendo alla necessità di supervisione delle nostre strade e dei nostri quartieri“.
Una richiesta crescente molto ben percepita dalla cittadinanza, che ancora sente forte il senso di pericolo, e che chiede più controlli e supporto. Secondo lei, cosa si può fare per cambiare il percepito delle persone? Come vede lei, Monza?
“Monza è una città in cui sono ben presenti alcuni fenomeni, che interessano tutto il territorio nazionale e che sono in forte espansione. Mi riferisco in particolar modo al consumo di sostanze stupefacenti, nettamente in crescita anche tra i giovanissimi. Aumenta da un lato la richiesta e dall’altro sul mercato troviamo un’offerta sempre all’altezza della domanda. Persone autorevoli nel settore, da tempo denunciano la necessità di intercettare le ragioni per cui questa domanda sta crescendo e in particolar modo perché si stia abbassando così tanto l’età dei consumatori, tanto che alcune forme di spaccio si registrano davanti all’ingresso delle scuole medie”.
“Questa è la più grossa preoccupazione: lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti portano con sé tutta una serie di reati, connessi alle necessità dei consumatori di poter avere quello che serve loro per poter acquistare quotidianamente la droga. E’ una spirale, un vortice che trascina sempre più in basso, che per essere affrontato, ha bisogno di un approccio multi-istituzionale. Le Forze di Polizia fanno la loro parte, ma è chiaro che se non si mettono insieme tutti i segmenti della società, le scuole, la famiglia, sarà difficile riuscire a debellare questo fenomeno”.
“Fortunatamente, il nostro è un territorio su cui, nel complesso, si può lavorare bene, grazie anche a un buon livello di collaborazione tra istituzioni. Proprio per questo vorrei che la Polizia avesse la possibilità di crescere per andare incontro a quel bisogno di sicurezza, che si percepisce nei cittadini”.
“In questo, anche i Mass Media svolgono un ruolo importante: la scelta di una comunicazione equilibrata dei fatti è fondamentale per non alimentare la paura. Dall’altro lato invece l’enfasi e il sensazionalismo contribuiscono a fortificare quell’effetto distorsivo della realtà a cui oggi spesso assistiamo. Ecco perché ci troviamo dinanzi a questa forbice di dati che testimoniano da una parte il calo dei reati e un aumento delle attività di repressione e dall’altra la percezione di un’insicurezza che cresce”.
Il protocollo migranti: valida intesa coi sindacati
A proposito invece, del Protocollo Migranti firmato coi sindacati. Ci sono già dei risultati apprezzabili?
“Si tratta di un protocollo che mirava a garantire uno scambio reciproco di aiuto, a beneficio del cittadino che si presenta ai nostri sportelli, e che consentisse ai sindacati di svolgere un’attività regolamentata dalla Questura. Abbiamo voluto istituzionalizzare questo rapporto e devo dire che ci stanno dando una grossa mano. Ora i cittadini sanno che prima di doversi rivolgere alla Questura, possono consultare una struttura affidabile, che orienta e dà loro informazioni. Al momento, è prematuro poter dare dei numeri, ma va sottolineato che l’ufficio che si occupa dei cittadini stranieri, assieme a quello dei passaporti, ha un carico di lavoro particolarmente elevato. Nella nostra provincia ci sono circa 75mila stranieri di cui 55mila extracomunitari, tutte persone che potenzialmente hanno bisogno di questi sportelli. Oltretutto dallo scorso anno, Monza si è dovuta far carico di tutti i cittadini della provincia di Monza e Brianza, mentre fino al 14 aprile 2019 potevano rivolgersi anche agli uffici immigrazione di Milano. Anche qui ci sarà bisogno di immettere nuove risorse”.
Migliora la situazione passaporti
Ne abbiamo già parlato a lungo, ma qual è la situazione, a oggi, dei passaporti? Quando si tornerà alla normalità?
“E’ una situazione che necessita evidentemente di un rinforzo. Pertanto stiamo pensando a qualche soluzione alternativa. A mio avviso andrebbero coinvolti di più i Comuni, specie per realtà come la nostra, dove di fatto non ci sono uffici di Polizia sul territorio, diversi dalla Questura. Se già tutti i Comuni della Brianza, si prestassero a consegnare i passaporti ai cittadini, la situazione potrebbe avere un netto miglioramento, si eviterebbe quantomeno questo flusso di persone che si reca in Questura soltanto per il ritiro del passaporto. Al momento questo servizio viene offerto da circa la metà dei Comuni. Stiamo anche pensando di ampliare il numero degli sportelli, ma ciò comporta qualche passaggio in più a livello organizzativo e soprattutto la necessità di un contingente stabile di persone, superiore a quello attuale”.
“Nonostante ciò la situazione è in miglioramento. Con la stampa dei passaporti abbiamo una tempistica di poche settimane e parlo di passaporti presi a fine gennaio. Se riusciamo a mettere a regime questi tempi, siamo sicuri che aumenterà anche la fiducia dei cittadini e di conseguenza spariranno gli appuntamenti presi con diversi mesi di anticipo, soltanto per la paura di non riuscire ad avere per tempo il passaporto”.
“Al momento, per ovviare a questa diffusa ansia, ogni settimana, il lunedì o il martedì rendiamo disponibili centinaia di nuovi appuntamenti, sulla piattaforma online. Certo bisogna avere un po’ di pazienza, collegarsi al sito, aggiornare e controllare, ma vi assicuro che ora è davvero possibile ottenere una data in tempi ragionevoli. Non bisogna dimenticare che fino al 14 aprile scorso il problema non c’era a Monza, perché ci si poteva rivolgere alla rete di sportelli milanesi. Milano, a fronte di 3milioni di persone, dispone di 22 sportelli, dislocati su tutto il territorio. Monza invece ha un solo sportello da offrire a 800mila persone. Purtroppo sono numeri da tenere presente, se si vuole comprendere a fondo la situazione”.
“Mi spiace soprattutto che tutto il lavoro della Questura, che è molto articolato, possa essere valutato soltanto alla luce della gestione dei passaporti”.
Il questore di Monza e il suo percorso
Da quando si è insediato nella nostra provincia, qual è stata l’operazione più importante, quella di cui va più orgoglioso? C’è un’episodio che in qualche modo ha segnato la sua carriera?
“Un lavoro che noi abbiamo portato a termine, ma che era stato intrapreso prima del nostro insediamento, è l’indagine su una banda di ragazzi che imperversava in centro città, seminando la paura per affermare la propria superiorità. Un caso esemplare del fenomeno delle gang giovanili che possiamo riscontrare un po’ su tutto il territorio nazionale. Anche l’organizzazione dei servizi per il Gran Premio di Formula Uno: è stato il primo grosso banco di prova, dopo la tradizionale gestione da parte della Questura di Milano. Un evento di risalto internazionale, durante il quale un qualsiasi problema sulla sicurezza avrebbe avuto una cassa di risonanza enorme, e invece fortunatamente tutto è andato bene. Abbiamo ricevuto anche diversi complimenti”.
“Della mia carriera, per lo più incentrata sulla gestione dell’ordine pubblico, con piacere ricordo il grande lavoro svolto per Expo 2015. All’epoca ero capo di Gabinetto della Questura di Milano. Si è trattato di servizi complessi, su un’area vasta e in un momento storico complicato, caratterizzato dall’attacco a Charlie Hebdò e poi al Bataclan. Ecco, questa è certamente un’esperienza intensa, di cui vado fiero e per la quale nutro un ottimo ricordo”.