Coronavirus, Cgil Monza e Brianza: “Ci vuole un coordinamento europeo”

13 marzo 2020 | 10:58
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Coronavirus, Cgil Monza e Brianza: “Ci vuole un coordinamento europeo”

In quest’intervista ad MBNews Angela Mondellini, Segretaria generale della Camera del Lavoro brianzola, racconta come il sindacato affronta l’emergenza sanitaria e chiede un intervento deciso dell’Ue.

L’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova chiunque. Dalle singole persone, in particolare quelle più anziane, alle attività commerciali ed economiche. Nella speranza che la tempesta duri il meno possibile e lasci spazio presto alla quiete di leopardiana memoria, ognuno deve farsi carico di un così grande problema collettivo e rispettare, per il proprio bene e per quello degli altri, le previste misure di prevenzione e sicurezza in grado di ridurre la diffusione del contagio del Corona-virus.

Ma, “da un grande potere, derivano grandi responsabilità”, affermava Ben Parker, zio di Peter, protagonista del famoso fumetto “Spider-Man”. Ed allora, in questa diffusa emergenza sanitaria, probabilmente qualcuno deve ancora fare completamente la propria parte.

“L’Unione europea deve mettere in campo un coordinamento maggiore, non va bene, in una logica di crescita comunitaria, che ogni Paese vada per la propria strada in questo caso – afferma Angela Mondellini (nella foto in alto), Segretaria generale della Cgil Monza e Brianza – sappiamo, infatti, che nello scacchiere europeo se una commessa non può essere assolta da un’azienda italiana, viene portata a termine da una di un’altra Paese”.

La Mondellini, che nei giorni scorsi ha scritto un’accorata lettera rivolta “ai lavoratrici e ai lavoratori, alle pensionate e ai pensionati, a tutti i giovani in questo periodo di emergenza” (vedi qui), racconta in quest’intervista ad MBNews come la Cgil di Monza e Brianza riesca ad essere vicina, anche in questo periodo, ai propri assistiti e quali saranno, una volta terminata l’emergenza, le maggiori difficoltà da vincere per il mercato del lavoro del nostro territorio.

Salve Segretaria, prima di tutto una domanda per nulla scontata in questo periodo. Come sta?

Io, per fortuna, mi sento bene, ma c’è molta preoccupazione tutto quello che sta succedendo in questo periodo.

Il Corona-virus è una sorta di tornado che sta cambiando le nostre abitudini e la nostra vita più in generale. La Cgil Monza e Brianza come si sta muovendo dal punto di vista operativo per garantire i propri servizi ai lavoratori?

Parte del nostro personale, nel rispetto delle norme in vigore, è in sede per fornire una serie di prestazioni indifferibili, come le domande di cassa integrazione e Naspi. Tutto il resto, che può essere svolto telematicamente, viene assolto grazie ai mezzi informatici a disposizione e via telefono.

Quali sono le difficoltà che state riscontrando nel mercato del lavoro in questo periodo?

Stiamo lavorando per dare copertura e sostegno a tutti. Abbiamo cominciato nelle prime settimane con l’essere al fianco dei lavoratori degli esercizi commerciali, delle cooperative delle scuole e delle mense, che vedono in pericolo il proprio reddito. Adesso, sempre più, ci stiamo occupando anche delle tutele individuali dei licenziati, dei somministrati e dei contratti a termine. Inoltre, visto che molte aziende continuano a lavorare, la nostra attenzione è sui Decreti approvati in questi giorni. Ci giungono segnalazioni da parte dei lavoratori, infatti, del mancato rispetto in tutti gli spazi aziendali delle norme di sicurezza e prevenzione.

Quanto sarà difficile, secondo lei, la ripresa economica una volta terminata l’emergenza da Covid-19?

Tutto dipenderà dalla durata dell’emergenza stessa. Naturalmente prima riusciamo ad uscirne e minori saranno le conseguenze negative. Effetti pesanti sulle Borse ci sono già. Io credo che il tessuto industriale di Monza e della Brianza, fatto soprattutto di piccole e piccolissime imprese, avrà molte difficoltà a riprendersi.

Le realtà più grandi, che pure sono presenti nel nostro territorio, spero reggano meglio. In ogni caso è necessario un coordinamento maggiore da parte dell’Europa. In una logica di crescita comune, infatti, non è possibile che ogni Paese possa prendere iniziative individuali. Anche perché, come sappiamo, se una commessa, a causa di questa situazione, non può essere assolta dall’Italia, lo faranno altri Paesi.

Che ruolo dovrebbe avere l’Unione europea?

Sicuramente i fondi europei di cui si è parlato fino ad ora non sono sufficienti. C’è bisogno di ben altre risorse rispetto al fondo da 7,5 miliardi annunciato. E’ necessario aumentarle per incentivare la domanda interna, innanzitutto dei servizi e del commercio, ma anche per sostenere lo sviluppo e incrementare le esportazioni.

In una sua lettera di pochi giorni fa (Il testo) ha rivolto un pensiero soprattutto alle donne e agli uomini impegnati in prima linea nei presidi ospedalieri lombardi. Come giudica nella nostra Regione la situazione attuale della sanità, tema su cui la Cgil sta lottando da tempo (leggi l’articolo)?

Dobbiamo interrogarci sul sistema sanitario pubblico, a partire da quello lombardo. E’ stato depauperato negli anni e, in questa occasione, si cerca di porre rimedio con assunzioni dell’ultima ora. Noi lo diciamo da tempo e lo ribadiamo anche adesso: le risorse disponibili, anche se poche, vanno spese per gli organici, la formazione, il turnover e l’acquisto di macchinari. Negli ultimi anni, invece, i soldi di Regione Lombardia sono stati dati ai privati per aprire studi radiologici. Il risultato è che ora ci troviamo con pochi posti in terapia intensiva.