Guerra civile in Siria, da Monza via alla raccolta fondi per il “Progetto pane”

6 marzo 2020 | 11:45
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Guerra civile in Siria, da Monza via alla raccolta fondi per il “Progetto pane”

La Onlus monzese “Insieme si può fare”, in collaborazione con altre tre associazioni, ha lanciato l’iniziativa. Che ha l’obiettivo di dare 500 kg di pane ogni due giorni ad altrettante famiglie di profughi.

L’attenzione mediatica da settimane è tutto o quasi sull’emergenza Coronavirus. Altre notizie, dall’Italia e dal mondo, faticano a trovare spazio sui vari mezzi di informazione. Eppure, senza voler fare graduatorie, di altre tragedie umanitarie, forse anche più gravi, continuano ad accadere. Come la guerra civile in Siria. Che dal 2011 sta tormentando un territorio e la sua popolazione ormai allo stremo.

LA SITUAZIONE

Negli ultimi giorni la decisione della Turchia, alleata degli oppositori al regime di Bashar al-Assad, a sua volta appoggiato dalla Russia, di aprire le sue frontiere ai profughi diretti verso l’Europa, ha alzato la tensione internazionale. Il conflitto tra gli schieramenti in campo si è pericolosamente inasprito. E la provincia siriana di Idlib, ancora una volta, è l’epicentro di una guerra civile, che ha già fatto centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Con tantissime donne e bambini.

IL PROGETTO PANE

In mezzo a tanto dolore e sofferenza, c’è chi da anni cerca di portare una speranza e un aiuto concreto. E anche in questi giorni di rinnovate tensioni ha deciso di schierarsi con forza al fianco di una popolazione inerme e martoriata. Ecco perché “Insieme si può fare”, la Onlus nata sette anni fa a Monzaper una prima missione di beneficenza denominata “Pasqua in Siria”, ha avviato una raccolta fondi per il “Progetto Pane”. Che già nel recente passato aveva permesso di raccogliere 200 tonnellate di pane. 

Vogliamo dare un chilo di pane ogni due giorni a 500 famiglie che si sono rifugiate nel campo profughi di Bab Al-Hawa, sul confine tra Turchia e Siria  – spiega Lorenzo Locati (a sinistra in piedi nella foto in alto), fondatore della Onlus monzese ed ex professore di Educazione fisica al Liceo artistico Nanni Valentini – si tratta, quindi, di garantire, in totale, 500 kg di pane ogni due giorni e, se si considera che lì il pane costa circa 50 centesimi di euro al chilo, possiamo dire che con soli 8 euro al mese doneremo il pane ad una famiglia per un mese” (qui per gli estremi bancari per inviare il denaro, visibili anche nella foto in basso).

Insieme si può fare” non è da sola nel portare avanti il “Progetto pane”. Anzi, nel pieno rispetto del nome che la caratterizza, è riuscita a raccogliere la collaborazione di altre tre associazioni: ManidiPace, Multisolidarietà e Flavia Filo Creativo.

Il fiume della solidarietà, in questo caso evidentemente impetuoso, ha superato anche il mondo dell’associazionismo. “Per tutto il periodo della Quaresima, l’Istituto tecnico industriale “P.Hensemberger” di Monza darà vita alla focaccia solidale – annuncia Locati – il bar interno alla scuola preparerà delle teglie con focacce vendute con un’offerta il cui ricavato sarà devoluto totalmente al nostro progetto. Insomma, questa volta, il detto pan per focaccia è ribaltato in focaccia per pan”.

LE INIZIATIVE

Il pane come focus di questa raccolta fondi non è stato scelto certamente a caso. “Il pane è il principe degli alimenti di sussistenza – afferma il fondatore e l’anima di “Insieme si può fare” – per le famiglie profughe siriane, poi, ha un valore simbolico importante, tanto è vero che il pane viene usato anche come cucchiaio o forchetta per mangiare l’altro cibo”.

Attraverso questo progetto, insomma, per quanti più mesi possibile, vogliamo dare una certezza ai profughi per consentire loro, con un minimo di tranquillità in più, di occuparsi delle tante altre cose che devono affrontare nella situazione in cui si trovano – continua – ci aspettiamo che ci sia una grande partecipazione da parte di tutti perché con una piccola donazione si può fare tanto per persone in difficoltà”.

Anche il luogo scelto per mettere in atto “Progetto pane” non è per nulla una casualità. Il campo profughi di Bab Al-Hawa, infatti, una delle zone più interessate dal massiccio esodo di persone che si spostano dalla provincia di Idlib verso il nord della Siria, è anche il posto in cui sorge la “Insieme si può fare school” . Nata quasi 2 anni, nelle sua aule oggi ospita 500 studenti, che sono divisi in due turni di lezioni, uno al mattina e l’altro la sera, 13 insegnanti, un direttore e un bidello.

I campi profughi non riescono ad ospitare più tende – afferma Locati, che con la sua Onlus porta avanti anche il progetto della Plaster School  a Reyhanli, in Turchia, dove ci si occupa di 80 bambini siriani problematici – per questo, a poche centinaia di metri dal confine turco, con l’Associazione ManidiPace, copriremo le spese per la sistemazione del terreno dove 70 tende ospiteranno altrettante famiglie”.

Abbiamo anche aiutato 90 famiglie ad affrontare l’emergenza freddo, fornendo loro stufa, carbone, coperte e cibo” continua. Tante iniziative diverse, insomma, ma alla base c’è un intento comune. Che per il “Progetto Pane” viene sintetizzato dalla frase “Tu non sei una goccia nell’oceano. Tu sei l’intero oceano in una goccia”. A dire queste parole fu nel XIII secolo il teologo musulmano sunnita Jalal-al-Din-Rumi. Quasi ottocento anni dopo il loro significato è ancora forte e attuale.