Da Monza in Calabria, Insieme si può fare e Manidipace in aiuto ai braccianti

23 giugno 2020 | 06:00
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Da Monza in Calabria, Insieme si può fare e Manidipace in aiuto ai braccianti

L’organizzazione, in collaborazione con Manidipace, Galbusera e DF Sport Specialist, ha portato abiti, cibo e calzature sportive nella Piana di Gioia Tauro, dove l’associazione Il Cenacolo è vicina a migliaia di “invisibili”, privati di dignità e diritti.

Nei giorni del lockdown per il Covid-19 i braccianti hanno avuto qualche minuto, per così dire, di notorietà. E’ stato quando la ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha pianto in diretta televisiva, parlando anche di loro e commentando la regolarizzazione di migliaia di immigrati clandestini giunti in Italia.

Una notorietà subito offuscata dalla polemica politica e dalla insensibilità, a volte crudele, del mondo dei social che, anche in questo periodo così difficile e confuso, non risparmiano nessuno. E così i braccianti e le loro condizioni di semi-schiavitù sono presto tornati nel dimenticatoio di chi, con la crisi socio-economica che ci circonda, ora ha qualche motivo in più per pensare tranquillamente a se stesso e girare la faccia dall’altra parte.

Atteggiamenti e mentalità lontani dal patrimonio di valori di“Insieme si può fare”, l’organizzazione nata sette anni fa a Monza per una prima missione di beneficenza denominata “Pasqua in Siria” e poi diventata Onlus nel 2014.

In questi giorni l’organizzazione, fondata da Lorenzo Locati, ex professore di Educazione fisica al Liceo artistico Nanni Valentini, solitamente impegnata a favore dei bambini profughi siriani, vittime di una guerra civile lunga e sanguinosa (leggi l’articolo), è stata promotrice di un gesto di solidarietà che ha unito Monza, Lecco e la Calabria.

E dalla Lombardia ha portato un furgone di aiuti umanitari in una terra, la Piana di Gioia Tauro, teatro di tensioni sociali e razziali e con forti infiltrazioni della ‘ndrangheta. Basti pensare a Rosarno dove nel gennaio 2010 il ferimento di due immigrati africani scatenò una vera e propria rivolta.

LA DONAZIONE

“Abbiamo macinato 2500 chilometri tra andata e ritorno insieme a Bruna Mandelli e Alessandro Jaja Pirovano di ManidiPace – racconta Locati – abbiamo fatto visita all’associazione “Il Cenacolo” di Maropati presieduta da Bartolomeo Mercuri, che da 20 anni aiuta i cosiddetti “invisibili”, le famiglie povere e gli immigrati che vivono nelle baraccopoli e lavorano nelle campagne della Piana di Gioia Tauro per 8-10 ore al giorno in cambio di pochi euro”.

“Con il nostro furgone siamo riusciti a portare abiti, beni di prima necessità e, grazie al generoso contributo dell’azienda Galbusera e di Df Sport Specialist, rispettivamente 1743 confezioni di biscotti e cracker e calzature e abbigliamento sportivo in perfette condizioni – aggiunge – oltre a Mercuri, abbiamo avuto il grande piacere di conoscere due personalità legate alla lotta per la libertà, la legalità e il sostegno agli ultimi degli ultimi: Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e Antonino De Masi, un impavido imprenditore di macchinari agricoli, entrambi sotto scorta da anni per il loro impegno contro la criminalità organizzata”.

L’idea di avviare un progetto di “solidarietà on the road” nasce nelle menti di Insieme si può fare onlus e ManidiPace dopo il servizio che la trasmissione di Rai 3, “Che ci faccio qui”, condotta da Domenico Iannacone, ha dedicato a Bartolomeo Mercuri e alla sua storia unica e simbolica.

Quella di un uomo, oggi 64enne, che di mestiere fa il negoziante di mobili, ma, dopo aver vissuto anche l’esperienza del carcere nel 1989, decide di aprire la propria mente a Dio e il proprio cuore agli altri. Fonda nella sua Calabria, a Marapoti, l’associazione “Il Cenacolo” e la sua vita cambia.

Negli anni sono ormai migliaia i braccianti, che vivono in ruderi ed accampamenti di fortuna senza luce né acqua e sono vittime della dura legge del caporalato, ad aver ricevuto vestiti, coperte e cibo. La ‘ndrangheta non ha gradito e Mercuri ha subito più volte minacce, anche molto concrete. Ma la lotta per la tutela dei diritti e della dignità degli “invisibili” non si è mai fermata.

COMPAGNI DI VIAGGIO

La solidarietà unisce chi la fa, pur nelle sue mille, possibili sfaccettature. E, così, nel viaggio che la Onlus monzese “Insieme si può fare” ha fatto alla volta di una Calabria dove chi lavora nei campi viene, a volte, calpestato e sacrificato sull’altare di un sistema produttivo ed economico distorto e colluso con la criminalità organizzata, la stessa ramificata anche nella nostra apparentemente immune Brianza, il ruolo di Manidipace, di Galbusera e DF Sport Specialist è stato decisivo.

Così come quello di tante altre persone, magari dal nome meno conosciuto. Che possono far sentire ancora la loro voce, insieme a quella di tanti altri, attraverso un atto di generosità (qui il codice Iban per le donazioni) o scegliendo di destinare il 5×1000 ai progetti dell’associazione fondata da Locati (il Codice fiscale del beneficiario Insieme si può fare onlus è 94629210157).

“Torneremo di nuovo in Calabria perché quello che abbiamo visto ci ha dato un’ulteriore scossa per creare o irrobustire la rete di solidarietà che abbiamo attivato” assicura l’ex professore di Educazione fisica al Liceo artistico Nanni Valentini.

Il terremoto del bene produrrà presto nuove scosse. Non mancheranno altri epicentri da cui far partire i suoi effetti positivi. Alla stregua di molti eventi naturali, i luoghi “colpiti” saranno diversi da come erano prima. Almeno questa volta, però, di sicuro un po’ migliori.