Coronavirus, oltre 23 mila tamponi negli aeroporti lombardi. A Linate il racconto dei rientri

Tra partenze nel “caos” e bassi livelli di positività continuano i tamponi negli aeroporti lombardi. Ma come è stato volare durante l’estate della pandemia? Lo abbiamo chiesto a chi rientrava dalle ferie.
Un finale d’estate segnato dal ritorno, pur in forma diversa, del COVID-19. Tra obblighi di tampone, chiusure dei locali notturni e preoccupazioni sul futuro della scuola, gli ultimi giorni di agosto stanno portando a galla dubbi e fragilità sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Un’emergenza che ora si concretizza nel ritorno dei tamponi in massa: negli ultimi giorni, infatti, sono stati eseguiti a livello nazionale oltre 90 mila tamponi al giorno, con un rapporto di positività di circa 1,5%.

Un’elaborazione fatta da Lab24 del Corriere della Sera sui tamponi fatti in Italia
I tamponi, da alcune settimane, si possono fare anche all’interno degli aeroporti del territorio nazionale, se si rientra all’interno di alcune casistiche particolari. Tra questi ci sono anche Linate, Malpensa e Orio al Serio, crocevia di turisti e cittadini in ritorno dalle ferie. Siamo stati a Linate per dare un’occhiata da vicino e parlare con chi torna dalle vacanze.
Tamponi in aeroporto: i numeri
Dopo la decisione del governo di rendere obbligatorio il tampone per chi rientra da Grecia, Spagna, Malta e Croazia, gli aeroporti lombardi si sono attrezzati per eseguire i test direttamente in loco. Dai dati rilasciati nelle ultime ore dall’Assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, sarebbero oltre 23 mila i tamponi già eseguiti nei 3 aeroporti della Regione Lombardia. Nel dettaglio, secondo i dati comunicati nella giornata di oggi, 18 mila sarebbero a Malpensa, con “soli” 43 casi di positività. A questi si aggiungono i 1837 tamponi effettuati a Linate e i 3711 test realizzati nello spazio antistante la fiera di Bergamo, a pochi minuti dallo scalo di Orio al Serio.

Giulio Gallera a Malpensa (dalla sua pagina Facebook)
Ma nella vicenda dei tamponi in aeroporto in Lombardia non è stato tutto rosa e fiori. Una decina di giorni fa, un articolo del Sole 24 Ore definiva la situazione lombarda un vero e proprio “caos”, sottolineando i ritardi riscontrati nel predisporre spazi appositi per attuare i test. “Chi atterra negli aeroporti lombardi – si legge – il tampone per ora deve farlo fuori dagli scali ed «entro 48 ore dall’arrivo in Italia se non ha un tampone negativo effettuato nelle 72 ore prima della partenza». Eppure i tre aeroporti lombardi sono tra i principali punti di transito d’Italia (Malpensa è il secondo nel Paese, Bergamo è il terzo e Linate è nella top ten)”.
Linate: voli sicuri e test senza prenotazione. Ma l’aeroporto si è svuotato
«L’aeroporto si è svuotato: alcune delle grandi catene di ristorazione fanno mezza giornata perché di turisti se ne vedono davvero pochi – ci raccontano in uno dei bar aperti nell’aeroporto di Linate. – Da qualche giorno si attuano i test per riscontrare la positività del COVID a chi arriva dall’estero. Sono quasi tutti italiani».
«I test – ci spiegano alcuni passeggeri che intercettiamo all’uscita del gate – si fanno “dall’altra parte”. Una volta atterrati c’è un percorso da seguire e se rientri tra coloro che hanno l’obbligo del tampone devi recarti allo stand. Lì puoi o sottoporti al test o dimostrare che hai un appuntamento fissato: questo perchè in base all’ordinanza ministeriale del 12 agosto chi proviene dai quattro Paesi considerati “a rischio” ha 48 ore di tempo per fare l’analisi. A Linate non serve nessun tipo di prenotazione, mentre sappiamo che in altri arrivi c’è un link obbligatorio per entrare nella testing area».

Il cartello della testing area di Linate
«Volare non è stato traumatico: quello che sentivamo in televisione o leggevamo sui giornali ci aveva spaventati – ci racconta una famiglia all’uscita dall’aeroporto. – Viceversa, sull’aereo tutto è stato fatto in modo sicuro e la massa che scende in fretta accalcandosi non c’è stata, forse per la prima volta! Anche il bus che ci ha portato all’aeroporto non era pieno e comunque, con mascherina indossata, ci siamo sentiti sicuri».
«Penso che il tema dell’orario sia un po’ antipatico – ci racconta un cittadino monzese arrivato dalla Spagna. – Adesso gli orari per fare i tamponi in loco sono stati leggermente prolungati, ma qualche giorno fa chi arrivava in aeroporto dopo una certa ora non poteva fare il test. E’ stato il caso della mia ragazza, atterrata a Malpensa dopo le 18: si poteva accedere alla testing area solo entro le 17.30. Lei ha dovuto denunciarsi all’ATS Monza e Brianza e fare tramite loro il tampone. Devo ammettere però che con l’ATS è andata molto bene, dalla procedura, fino alle tempistiche il servizio ha funzionato».

Un cartello, di qualche giorno fa, della testing area di Malpensa
E adesso?
Negli ultimi giorni, anche a causa di un aumento più o meno costante di nuovi contagiati, in Italia si sta valutando la possibilità di adottare misure ancora più specifiche riguardo ai rientri e alcuni esperti spingono sui tamponi della popolazione in massa (Andrea Crisanti, Direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, ha proposto, ad esempio, 400 mila tamponi al giorno, che vorrebbe dire quadruplicare i numeri dei test attuali). Alcune regioni, inoltre, starebbero valutando anche tamponi obbligatori per chi si è spostato all’interno del territorio nazionale, con un’attenzione specifica per le mete più a rischio. Uno scenario, quest’ultimo, che include ad esempio le regione Sardegna, diventata una dei focolai dell’estate 2020.
«E’ necessario tenere la guardia molto alta perchè il virus sta girando molto – ha spiegato Giulio Gallera durante il sopralluogo a Malpensa. – C’è bisogno di un sistema di prevenzione che agisca in modo efficace». E sugli aeroporti aggiunge: «Siamo l’hub aeroportuale che fa il maggior numero di tamponi al giorno, con grande efficienza. Ieri ne abbiamo fatti 2.000».