Scuole alle prese con il Covid ad un mese dalla riapertura. Monza e Brianza tra speranze e timori

I casi di positività ormai coinvolgono più di 30 istituti del nostro territorio. L’atteggiamento collaborativo di studenti e famiglie potrebbe non bastare. MBNews ha intervistato alcuni dirigenti scolastici.
Fino ad ora poteva andare meglio, ma anche decisamente peggio. Come forse sempre, o quasi, nella vita. E nel caso della scuola a Monza e in Brianza, a quasi un mese da una riapertura profondamente segnata dal Covid, in fondo proprio di vita si tratta.
Quella degli studenti, delle famiglie, dei docenti e del personale Ata. Che tutti i giorni stanno facendo i conti con il rischio contagio lì dove lavorano ed imparano. E stanno gestendo le proprie giornate tra ingressi ed uscite scaglionate, assembramenti più o meno inevitabili, lezioni parzialmente a distanze, mascherine e gel che non sempre ci sono per tutti e nel modo più sicuro.
A Monza e in Brianza la somma di tutto questo, con un bilancio per forza di cose in costante aggiornamento e destinato a peggiorare, fa più di 30 scuole con almeno un caso Covid e relativo isolamento e tampone per i compagni di classe. Dagli istituti superiori, compresi il Liceo classico Zucchi e il Liceo scientifico Frisi a Monza, a, nella maggior parte delle circostanze, nidi, materne, scuole primarie e medie.
Per il momento nessun istituto scolastico del nostro territorio è stato costretto alla chiusura, cosa invece già accaduta in circa 140 scuole in Italia. L’Ats (Azienda di tutela della salute) Brianza ha comunicato che dal 16 al 22 settembre sono state testate presso i punti tampone dedicati alla scuola 1301 persone tra studenti e personale scolastico docente e non docente. I positivi sono stati 40.
Noi di MBNews abbiamo parlato con alcuni dirigenti scolastici. Nadia Buraglio, vicepreside del Liceo scientifico “Paolo Frisi” di Monza, Renata Antonietta Cumino, dirigente dell’Istituto professionale statale per i servizi dell’enogastronomia e commerciali “Adriano Olivetti” di Monza, Mariella Rauseo (foto in basso), dirigente del Liceo statale scientifico e classico, “Ettore Majorana” di Desio, Antonio Prizio, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo via Raiberti di Monza, sono tra coloro che hanno l’oneroso compito di predisporre le scuole nel modo migliore per evitare i contagi, affrontarne l’eventualità e gestire la complessa macchina di un sistema grande come un piccolo paese in cui vivono più di mille persone.
LE INTERVISTE
Fino ad ora avete avuto casi Covid, anche soltanto sospetti? Come state gestendo il discorso tamponi?
Rauseo: Non ne abbiamo avuti, nemmeno sospetti. Certo, può capitare ancora di tutto. Le regole che abbiamo inserito nel Protocollo di sicurezza vengono rigorosamente rispettate. I nostri alunni si stanno rivelando molto diligenti e non abbiamo registrato nessun comportamento scorretto da parte loro.
Buraglio: Purtroppo proprio negli ultimi giorni abbiamo avuto due casi di positività al Covid riscontrati con il tampone, il cui risultato è arrivato con celerità. Si tratta di ragazzi di seconda liceo di due sezioni diverse che, a quanto sembra, svolgono anche attività sportiva insieme. I loro compagni di classe, quelli che fanno parte della metà che con loro seguiva le lezioni in presenza, sono a casa in isolamento fiduciario per 14 giorni. Prima di questi due casi, avevamo avuto solo due studentesse con contatti stretti positivi.
Cumino: Non abbiamo avuto ancora casi, ma sappiamo naturalmente che è solo questione di tempo. Non pensiamo di essere immuni e, quindi, la situazione è tranquilla, ma anche molto monitorata grazie ad un Regolamento rigido che prevede anche l’allontanamento in mancanza di rispetto delle disposizioni previste. Fino ad ora, quando c’è stata la necessità di fare un tampone, ho tenuto la persona coinvolta a casa, ma le 48 ore di attesa del risultato non hanno intaccato l’organizzazione scolastica nel suo complesso.
Prizio: Abbiamo avuto soltanto una decina di bambini sottoposti a tampone, ma con esito negativo. Due allievi sono in quarantena, ma perché legati a contatti diretti positivi. Riguardo ai tamponi, devo dire che a parte un caso nella nostra scuola dell’infanzia, il cui risultato è arrivato parecchi giorni dopo, in generale il sistema sembra funzionare con una certa velocità. Certo non si rispettano le 24 ore che sarebbero necessarie per essere più efficaci.
Nel complesso qual è il bilancio di queste prime tre settimane di attività didattica? Come giudica il comportamento degli studenti e delle loro famiglie?
Rauseo: Il bilancio è molto positivo, speriamo che si continui così. I ragazzi hanno utilizzato la mascherina chirurgica sin dal primo giorno. L’organizzazione didattica per il momento risulta efficace, con metà classe in presenza e metà a distanza, anche perché, con i dispositivi tecnici acquistati durante l’estate, riusciamo a coinvolgere tutti. Si condivide sui pc tutto ciò che viene scritto sulla lavagna interattiva.
Buraglio: Al netto dei casi Covid fino ad ora riscontrati, direi che tutto sembra funzionare abbastanza bene riguardo alla gestione organizzativa di entrate ed uscite scaglionate e alle disposizioni per evitare assembramenti. I ragazzi all’interno dell’istituto rispettano le regole, dalla mascherina al distanziamento. Le famiglie stanno collaborando con noi e si preoccupano in autonomia di tenere a casa i propri ragazzi in caso di raffreddore o altri sintomi simil-influenzali.
Cumino: Il sistema sembra funzionare e le scelte fatte, per ora, dimostrano che si sta andando nella direzione giusta. Gli studenti, soprattutto nei primi giorni di attività didattica, sono stati istruiti adeguatamente al rispetto delle regole e le hanno recepite in maniera consapevole. Le famiglie, dal canto loro, sono sempre piuttosto allarmate e, a volte, anche in modo ingiustificato. In generale, comunque, dopo tre settimane, abbiamo superato l’ansia dell’incognita.
Prizio: Abbiamo fatto un grande lavoro per iniziare al meglio e devo dire che c’è stata una buona risposta da parte di tutte le componenti del sistema scolastico. Il comportamento dei bambini ci ha stupito in positivo. Si stanno rivelando responsabili e questo vuol dire che alle spalle ci sono state indicazioni corrette da parte delle famiglie.
Gli ingressi e le uscite scaglionate, al netto di qualche ritardatario, sono stati acquisiti e, per questo, dal 15 ottobre ridurremo l’attuale divario temporale che è di circa 15 minuti. Per quanto riguarda le famiglie, forse anche giustamente, si è creato un po’ di allarmismo di fronte a comunicazioni e misure piuttosto rigide. Ci sono state anche genitori che pensavano che i loro figli in classe dovessero stare seduti ai banchi per tutto il tempo.
Cosa pensa che succederà da qui in avanti? L’arrivo dei primi freddi e il conseguente aumento di sintomi influenzali ingolferà il sistema dei tamponi?
Rauseo: Speriamo che l’attuale assetto possa garantire sicurezza e qualità dell’offerta formativa fino alla fine dell’anno scolastico. Mi auguro che si possa arrivare alla fine dell’anno senza ulteriori lockdown o didattica a distanza in forma definitiva. Per adesso teniamo la didattica digitale integrata e, auspichiamo, ci sia un rientro in classe progressivamente più alto degli alunni fino alla totalità di tutti gli iscritti.
Buraglio: Il problema è quando i ragazzi sono fuori dalla scuola, in centro o a fare sport. In quei casi riscontriamo comportamenti non rispettosi delle norme anti-contagio. Su questo dovrebbe essere fatta un’opera persuasiva maggiore, a partire dalle famiglie. Spero che anche nei prossimi mesi e settimane il sistema regga dal punto di vista organizzativo e didattico. Il nostro istituto sta cercando di sfruttare al meglio gli spazi che ha, come l’ampio cortile, per ridurre le occasioni di possibile contagio.
Cumino: Mi auguro che, mantenendo un atteggiamento attento e consapevole, si possa procedere senza particolari scossoni. Certamente non siamo in grado di dire se il sistema, di fronte ad un aumento importante della richiesta di tamponi da parte del mondo della scuola, sia in grado di reggere e fornire risultati in tempi brevi oppure, invece, mostrerà effettivamente delle falle.
Prizio: Il sistema funziona bene anche a patto che ognuno faccia la propria parte e rispetti le regole. Di sicuro nessuno può darci certezze su quello che succederà. Abbinare la classe al docente, se l’emergenza Covid dovesse allargarsi, sarà sicuramente uno dei problemi organizzativi maggiori. D’altro canto le carenze di organico per tutte le componenti del mondo scolastico ci sono sempre state e il Covid non ha fatto altro che peggiorare la situazione.