Verde a Monza: a che punto siamo? E’ questa la domanda che si pongono il Comune e l’associazione ambientalista, Legambiente. Un quesito a cui vengono però date risposte, almeno in parte, discordanti. Se infatti l’amministrazione vanta numeri importanti, oltre 21 mila alberi in città di cui 7 mila solo nell’ultimo triennio, dall’altra l’associazione green presenta proprio oggi il report “Ecosistema Urbano 2020″ redatto insieme al Sole24ore, secondo cui la città di Monza è all’85° posto in classifica su 104 capoluoghi di provincia italiani sulle performance ambientali, ed è fanalino di coda in regione Lombardia.

Uno degli appuntamenti della “critical mass”, in cui si chiede al Comune investimenti green sulla mobilità dolce.
Legambiente Monza: “Progetti positivi in città, ma salvaguardiamo il nostro verde dalla cementificazione”
“Nel 2019 Monza si trovava al 79° posto, quest’anno è scesa all’85° – scrivono i membri di Legambiente in una nota. – La classifica è basata su 18 parametri, che complessivamente danno la misura delle 6 principali componenti ambientali: aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. Come mai la bella città di Monza ha dei risultati così disastrosi? L’ottima gestione del patrimonio idrico (la dispersione della rete è molto bassa, 12,8%, e la rete fognaria serve il 100% della popolazione) non riesce a compensare la situazione dell’inquinamento dell’aria, l’insufficiente qualità dell’ambiente urbano, la staticità nella gestione della mobilità e dell’efficienza energetica”.
“L’implementazione delle biciclette e dei monopattini in condivisione e il recentissimo annuncio sui progetti di nuove piste ciclabili, messi in campo per arrivare a 33 km, sono sicuramente iniziative positive, ma potranno veramente cambiare la situazione solo se inserite in un piano organico per la mobilità sostenibile a tutti i livelli. Ripensare la città, in modo da realizzare spazi pubblici più ampi, servizi diffusi a portata di pochi minuti, facilità di scambi intermodali, rallentamento della velocità nelle zone frequentate dagli studenti, sicurezza sulle strade dove la macchina non deve essere il padrone assoluto, isole pedonali più ampie, porterebbe un miglioramento della qualità dell’aria, e di conseguenza della salute dei cittadini: sono già molti gli studi che indicano l’esistenza di una forte relazione fra inquinamento e Covid e malattie respiratorie. E durante il primo lockdown la concentrazione degli inquinanti era infatti scesa a livelli bassissimi”.

“Sarà fondamentale salvaguardare l’area del Buon Pastore e l’area ex-Scotti, evitando di costruire altri palazzi residenziali in centro a Monza, che porterebbero altro traffico, altro inquinamento dell’aria e altro rumore – concludono gli attivisti green. – Le petizioni dei cittadini, raccolte dai Comitati e presentate al Comune, parlano forte e chiaro. L’adesione al GruBrìa, il parco Grugnotorto, Villoresi e Brianza Centrale, grande polmone verde che dà una mano a compensare l’inquinamento attuale, resta congelata nonostante, anche in questo caso, i cittadini si siano fatti sentire attraverso una petizione”.

L’ingresso del Feltrificio Scotti. Negli ultimi mesi il comitato residenti ha fortemente criticato il progetto di riqualificazione dell’area.
Il punto del Comune: “Il nostro patrimonio arboreo continuerà a crescere”
Dall’altra parte, sul verde in città, il comune di Monza segnala passi avanti importanti e vanta politiche che guardano a lungo raggio.
“Abbiamo un piano che prevede per i prossimi due anni, quest’anno e il prossimo, 1.270 nuove essenze forestali e 658 nuove piante che andranno a rafforzare, soprattutto, «il sistema dei viali alberati che – sottolinea il Vicesindaco, Simone Villa – nella nostra città si estende per circa 20 chilometri. Un patrimonio che ha un valore enorme in termini ambientali perché per noi gli alberi non sono solo un fattore estetico, ma un bene prezioso, un elemento fondamentale della vita di ogni giorno dei nostri concittadini. C’è, poi, il peso economico. Se consideriamo un valore medio di 1.500 euro il nostro patrimonio arboreo supera i 30 milioni di euro”.
“Per ogni albero abbattuto – prosegue Villa – ne pianteremo un altro, come succederà in
via Buonarroti dove abbiamo dovuto procedere all’abbattimento di 4 arbusti – prosegue
Villa. – Abbiamo sviluppato un sistema di monitoraggio esteso su tutto il territorio che è in grado di verificare, in tempo reale, le condizioni delle piante e le necessità di intervento. Soprattutto consideriamo il “rischio cedimento” in relazione alla “sensibilità” della zona in cui si trovano le piante, ad esempio vicino a una scuola o a una strada di forte scorrimento. Quando si decide di abbattere un albero la componente emotiva è, senza dubbio, forte. Ma sono decisioni che nascono sempre da analisi tecniche e con lo scopo di tutelare la sicurezza di persone e cose». Negli ultimi tre anni sono state abbattute 768 piante, la maggior parte (il 64%) perché morte. A seguire gli abbattimenti per indagini strumentali (14%) e per «bombe d’acqua» (10%)”.

La protesta contro l’abbattimento degli alberi in Via Buonarroti
L’amministrazione segnala infine quattro situazioni da «bollino rosso» in cui le piante sono sotto osservazione per interferenze con il contesto urbano, invecchiamento e patologie: in via Romagna 157 Celtis australis (bagolari), in via Ramazzotti 34 Fagus sylvatica (faggio europeo), in via Lissoni 20 Fagus sylvatica (faggio europeo) e in via Foscolo 191 Platanus (platani).