Ben 220 casi di Violenza sulle donne in Brianza dall’inizio del 2020. Nasce un osservatorio

25 novembre 2020 | 12:58
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Ben 220 casi di Violenza sulle donne in Brianza dall’inizio del 2020. Nasce un osservatorio

E’ stato il Prefetto Palmisani ad annunciare di voler costituire un osservatorio provinciale sui fenomeni della violenza e della discriminazione di genere.

“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani”, eppure ancora oggi stoicamente persiste. I dati della provincia di Monza e Brianza, relativi al 2020, se pur parziali, parlano chiaro: 121 Maltrattamenti (572 c.p.), 55 atti persecutori (612-bis c.p.), 38 casi di violenza sessuale (609-bis, ter, quater, sexies c.p.), 5 di adescamento di minori e uno di prostituzione minorile (600-bis c.p.). La violenza sulle donne è antica come il mondo e tuttora non esiste luogo in cui sia stata completamente eradicata, a maggior rischio continua a essere il contesto familiare.
Anche in questo tormentato 2020, nella giornata del 25 novembre, il Paese si tinge di rosso e si moltiplicano in ogni Comune le iniziative culturali. A Seregno, una suggestiva cascata di rose Macramè è stata installata alla finestra del sindaco. A Monza, la Villa Reale si illumina di color porpora. Nel contempo, il Prefetto ha annunciato di voler costituire un osservatorio provinciale sui fenomeni della violenza e della discriminazione di genere.

La violenza sulle donne ha le chiavi di casa

La violenza di genere, per il Prefetto Palmisani, si presenta come un fenomeno fortemente eterogeneo nella declinazione delle sue forme espressive. Spesso matura in un contesto familiare o comunque domestico e risulta particolarmente difficile da intercettare e misurare, in quanto frequentemente accompagnata dal silenzio delle vittime. Il fenomeno assume dunque una rilevanza anche sociale, pertanto “il contrasto alla violenza di genere non può esaurirsi esclusivamente in interventi di carattere repressivo, ma è invece necessario portare avanti azioni efficaci e concrete con finalità preventive, anche sul piano pedagogico ed educativo”.

Dello stesso avviso è anche il Capo della Polizia di Stato, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, che ha affermato: “La violenza di genere è un crimine odioso che trova il proprio humus nella discriminazione, nella negazione della ragione e del rispetto. Una problematica di civiltà che, prima ancora di un’azione di Polizia, richiede una crescita culturale. E’ una tematica complessa che rimanda a un impegno corale. Gli esperti parlano di approccio olistico, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali, dalle Istituzioni, alla scuola, alla famiglia”.

Nasce un osservatorio provinciale

Il Prefetto, nel corso di un incontro con i sindaci, ha voluto sottolineare il rilievo fondamentale che assume la funzione di ascolto e di indirizzo, quotidianamente curata dai Comandi delle Polizie locali, dai Servizi sociali comunali, dalle associazioni di volontariato e dalle organizzazioni di assistenza sociale, “componenti strategiche di una rete territoriale che, in una logica collaborativa ispirata alla sussidiarietà orizzontale e a una dimensione di prossimità al cittadino, sono in grado da una parte di offrire supporto e assistenza alle persone fragili, e dall’altra di intercettare per tempo possibili segnali di criticità che potrebbero sfociare in episodi di violenza”.

Palmisani ha inoltre rimarcato l’importanza di organizzare e promuovere, anche a livello territoriale, iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema del contrasto al fenomeno della violenza di genere, rivolte in particolare ai più giovani, anche con il contributo delle molteplici associazioni di volontariato attive in Provincia. Proprio in quest’ottica il Prefetto Palmisani ha espresso la propria intenzione di costituire un osservatorio provinciale sui fenomeni della violenza e della discriminazione di genere, allo scopo di curare un monitoraggio costante degli episodi rilevanti e promuovere la cultura del rispetto e della parità di genere.

Seregno: intrecci rossi contro la violenza sulle donne

Nella giornata contro la violenza sulle donne l’intero Paese si colora di rosso, in memoria di tutto il sangue versato in silenzio da migliaia di donne rimaste vittima dei propri aguzzini. Se a Firenze è la statua del David a impugnare un drappo rosso, a Monza è la Villa Reale a illuminarsi di color porpora.

A Seregno invece, l’associazione Sul filo dell’Arte, gruppo intercomunale con sede a Vedano al Lambro, ha organizzato  un’iniziativa nel cuore della cittadina: davanti al Municipio, in piazza Martiri della Libertà, ha installato la tradizionale panchina rossa, dalla quale scivolano verso terra drappi rossi disseminati di rose e altri fiori.

“Nonostante il Covid-19, abbiamo pensato di non rinunciare a dare un segnale di sensibilizzazione in occasione della giornata del 25 novembre, anche perché i femminicidi in questo periodo sono aumentati. Non potendo organizzare grandi cose per via del rischio di assembramenti, abbiamo pensato a un tam tam sui social e non solo, per dar vita a un’installazione che andrà in crescendo durante la giornata. Tutti potranno portare un proprio simbolo da lasciare alla panchina rossa, in orari diversi. C’è tempo fino a questa sera”, raccontano Simona Galbiati e Rita Bagnolo dell’associazione Sul filo dell’Arte.

“Abbiamo inoltre installato una cascata di rose Macramè alla finestra del sindaco, visibile a tutti dalla piazza. All’iniziativa hanno collaborato diverse donne seregnesi e altre associazioni del territorio. L’amministrazione comunale di Seregno ha accolto favorevolmente l’iniziativa dando l’adesione”.

Anche Verano commemora le vittime di violenza, esponendo l’opera Armonia” dell’artista Ambro Moioli, presso i giardini della Biblioteca Civica, di fianco alla tradizionale panchina rossa.

La violenza su una donna è l’atto più codardo che un essere umano possa compiere. Combattiamolo sempre.