Convertire il proprio business verso il digitale, senza improvvisarsi: Inrete Digital spiega come

28 dicembre 2020 | 16:56
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Convertire il proprio business verso il digitale, senza improvvisarsi: Inrete Digital spiega come

Inrete Digital parla di digitalizzazione delle PMI, in un momento di trasformazione cruciale. Come funzione e quali sono i principali benefici?

Parola d’ordine, innovazione. O per meglio dire, trasformazione digitale. È uno degli effetti trasversali, positivi, che l’emergenza sanitaria ha portato con sé. Una giungla, tuttavia, nella quale molte aziende faticano ancora a muoversi, soprattutto a fronte del così detto “Digital divide”. E se esperienza e tecnologia sembrano essere gli ingredienti segreti, a Monza,Inrete Digital, sta accompagnando molte realtà imprenditoriali del territorio verso una più consapevole e solida trasformazione tecnologica.

Il Covid-19, infatti, ha accelerato l’adozione di piattaforme digitali in diversi ambiti della nostra vita personale e lavorativa. Di necessità virtù, del resto: basti pensare che il download di app usate per le videochat e le videoconferenze, ha avuto un incremento fino al +75% rispetto al 2019 (un +90% in tutto il mondo ndr). Ma proprio all’interno di un momento, che sembra il migliore per questa transizione, si nascondo tante insidie diverse. Soprattutto per le aziende, che per sopravvivere e crescere, hanno abbracciato la trasformazione digitale .

Un contesto vasto quanto complicato. Terreno fertile per un’azienda come Inrete Digital, che grazie alla sua esperienza, può svelare tutti i segreti dell’e-commerce: che cos’è, come funzione e soprattutto, come va utilizzato?

Del resto, parafrasando Henry Ford, “c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano vantaggi per tutti”. Vantaggi e non svantaggi, per l’appunto

In altre parole, per trasformazione digitale si intende il processo di integrazione delle tecnologie digitali, in tutti gli aspetti del business: un processo che comporta cambiamenti sostanziali a livello di tecnologia, di  cultura, di operazioni e di generazione di valore. Un’azienda deve quindi sapersi reinventare, trasformando radicalmente tutti i suoi modelli e processi. Sì, ma come?

In tal senso Teobaldo Semoli, amministratore delegato dell’agenzia del gruppo Inrete spiega: “Il processo di acquisto degli utenti web è oggi più complesso che mai, come confermano le recenti analisi di Google e dei principali social network a livello mondiale. Si tratta di un processo sempre più caotico in cui diventa fondamentale la creazione di valore e contenuti informativi e di intrattenimento, ancora prima che commerciali. Soprattutto è fondamentale la loro corretta veicolazione all’interno delle fasi di considerazione, acquisto e fidelizzazione dei clienti”.

L’emergente agenzia milanese-brianzola punta molto sull’inbound marketing, quella strategia ossia che punta a conquistare il cliente potenziale attraverso contenuti interessanti e utili, anziché interromperlo attraverso della pubblicità. In tal senso, al fine di meglio crescere e offrire i propri servizi, Inerte Digital ha da poco avviato una partnership con Hubspot, un’azienda quotata a Wall Strett.

“Crediamo – spiega Teobaldo – che la tecnologia e le strategie inbound per attirare, coinvolgere e deliziare gli utenti siano fondamentali per aiutare i team di vendita e marketing a sviluppare la migliore esperienza possibile per i clienti. Dati alla mano, abbiamo potuto testare in prima persona l’impatto di HubSpot, della sua piattaforma e del suo approccio sulla nostra agenzia, con risultati di crescita sorprendenti, fino a un + 43,5%. Siamo certi che HubSpot sia uno dei migliori CRM (Customer Relationship Management) attualmente presenti sul mercato”.

INTERVISTA A TEOBALDO SEMOLI:

Com’è cambiato il modo di far pubblicità e come cambierà ancora nel futuro?

“Principalmente quello che è diverso sono i messaggi e come questi vengono veicolati. Oggi non è più possibile pensare in termini di “interruption marketing“. Un grande vantaggio, che prima ad esempio non c’era, è quello che il digitale consente di poter andare a cercare le nicchie. Il messaggio non può né deve essere solo commerciale e deve essere veicolato di volta in volta in modo segmentato e profilato, andando a cercare dei veri e propri cluster in cui sono raggruppati gli utenti”.

Esiste il rischio che la digitalizzazione delle aziende, se usata in modo non consapevole, possa ottenere un effetto boomerang negativo?

“Sicuramente l’evoluzione digitale cambia anche quello che un’azienda deve creare e il modo in cui lo deve veicolare. Il boomerang principale è quello che spesso le aziende riportano logiche passate o per meglio dire, logiche tipiche dell’offline nell’online. Questo è quello che soprattutto accade nelle PMI, che sono storicamente abituate ad operare in modo tradizionale, e non pensano invece al cambio di paradigma che stanno operando. La vetrina di un sito, è fondamentale capirlo, non è uguale alla vetrina di un negozio. Tuttavia, la vera sfida, è proprio quella di portare i propri punti di forza dalla vita reale, alla rete dove il rischio di diventare irrilevanti è molto alto”.

 Quali sono i principali principi della vendita online?

“Sono principalmente tre: attrazione, coinvolgimento e fidelizzazione del cliente. Elementi che richiedono tanti investimenti quanto quelli fatti nell’offline, se non addirittura di più. La cosa positiva? Che possono essere fatti in modo più mirato e consapevole”.

In questa transizione quali sono le principali problematiche e quali le soluzioni che un imprenditore deve adottare per poter essere attrattivo nell’online? 

“La prima cosa da comprendere è quali sono i tuoi valori. Una cosa che, stando alla mia esperienza, molti imprenditori fanno quando si digitalizzano, è quella di non essere sinceri con se stessi. Nell’online è indispensabile sapere quali siano i propri punti di forza e quali i punti deboli. E soprattutto è importante identificare qual è la tipologia di clientela a cui voglio riferirmi. Sono questi valori che, se nell’offline sono più scontati, nel web diventano davvero importanti. Un imprenditore deve quindi saper creare contenuti ad hoc, trasformando quello che è abituato a fare “one to one”, in una logica per il web”.

A tal proposito quanto è importante saper creare contenuti e immagini professionali?

“Il principale problema è quello che non si capisce il valore di una produzione originale. Spesso e volentieri, ad esempio, un negoziante usa le foto che gli fornisce il fornitore, ma non sono le sue. Quelle immagini non parlano ossia dell’attività che, nello specifico, sta rivendendo quel prodotto. Manca uno storytelling del prodotto rivenduto dall’impresa. E qui torno sul concetto che allestire in modo qualitativo una vetrina online ha lo stesso valore di allestire una vetrina fisica, con la differenza che col web è potenzialmente possibile raggiungere volumi ben maggiori”.

Oggi soprattutto, il mondo analogico inteso come vetrina fisica, e quello digitale sono due mondi che si parlano oppure sono equidistanti?

“Chi è stato in grado di far parlare questi due mondi, ricreando la sua offerta, ha avuto sicuramente modo di coglierne i tanti benefici che questo dialogo porta. Chi al contrario non è stato capace, non ha avuto il ritorno sperato. Proporsi online, infatti, non significa solo vendere un prodotto, ma soprattutto promuovere la propria immagine e i propri valori, di prodotto e servizio”.

Com’è cresciuto il mondo del digitale e dell’e-commerce, soprattutto in questo ultimo periodo?

“La previsione è quella che molti inizieranno a promuoversi sul web, capendo che i flussi dell’offline non sono più abbastanza. L’online diventerà quindi sempre più complementare alla gestione e all’incremento della propria attività. Nell’ultimo periodo, più che l’e-commerce in sé, posso piuttosto asserire che è cresciuto chi ha cambiato il proprio approccio, differenziando il suo modus operandi rispetto al periodo pre Covid: ad esempio alcuni negozi di mobili hanno iniziato a fare progettazione da remoto in un momento in cui la domanda di complementi d’arrendo era molto elevata, incrementando il fatturato del +40%”.

*Pubbliredazionale

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