Economia

Acque agitate alla Brugola di Lissone: i sindacati attaccano, l’azienda risponde

I rappresentanti dei lavoratori denunciano anche licenziamenti effettuati nonostante il blocco governativo. Luca Colombo, Direttore del personale della storica bulloneria, afferma ad MBNews di aver rispettato le regole.


Che il Covid-19 non guardi in faccia a nessuno lo abbiamo ormai capito da tempo. E, così, anche Brugola deve fare i conti con la pandemia. Per la storica azienda nata a Lissone nel 1926, famosa in tutto il mondo anche per aver inventato il bullone a testa esagonale incassata con gambo a spirale che porta il suo nome, il lockdown, la cassa integrazione e la necessità di adeguare i numeri della forza lavoro alla necessità di mantenere in equilibrio i costi e i ricavi sono incombenze quotidiane. Ma ora Brugola, o meglio la Oeb, Officine Egidio Brugola, che ha 450 dipendenti e 10 stabilimenti, anche negli Stati Uniti, deve fronteggiare pure un duro attacco dei sindacati.

La Fiom Cgil Monza e Brianza, la Fim-Cisl Monza Brianza Lecco e la Uilm Milano Monza e Brianza, infatti, in un ampio ed articolato comunicato, lanciano pesanti accuse alla azienda guidata dal presidente Jody Brugola (nella foto in basso). Dai licenziamenti, che sarebbero stati effettuati nonostante il blocco emanato dal Governo per la gestione della fase emergenziale dovuta alla pandemia di Covid, alla cassa integrazione che non rispetterebbe la prevista rotazione tra i lavoratori. Fino alle integrazioni salariali che sarebbero stata concesse con decisioni unilaterali e discriminatorie.

A queste pesanti accuse la Brugola, contattata da MBNews, ha risposto con la voce di Luca Colombo, Direttore del Personale. Che respinge categoricamente le affermazioni dei sindacati, puntualizza su scelte che sarebbero state fatte nel pieno rispetto delle regole e ributta la palla ai sindacati. “Perché, invece di fare le pulci a noi, che tra le altre cose abbiamo deciso di bloccare la cessione del quinto dello stipendio dei lavoratori esponendoci direttamente con le finanziarie – chiede – non si sono preoccupati di bloccare la trattenuta mensile per l’iscrizione al sindacato?”.

I LICENZIAMENTI

 “Ad inizio 2021 la Brugola ha proceduto a interrompere il rapporto di lavoro con qualche lavoratore che già era in cassa integrazione, chi da più e chi da meno tempo – è la denuncia di Stefano Bucchioni  della Fiom, Eliana Dell’Acqua della Fim e Stefano Muzio della Uilm – tali cessazioni di rapporto sono state fatte non solo in pieno divieto di licenziamento ma anche senza rispettare le normative previste per i licenziamenti collettivi (L.223/91) e il conseguente coinvolgimento delle organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori per trovare soluzioni, anche alternative al licenziamento”.

“Nell’eventuale necessità, comunque, di dover ridurre la struttura, le norme ad oggi lo consentono attraverso accordi collettivi con le organizzazioni dei lavoratori e le eventuali uscite devono essere volontarie, ma anche questo percorso è stato aggirato e non attuato da parte della Direzione della bulloneria Brugola di Lissone” si legge nel comunicato dei rappresentanti dei lavori. Che, poi, su un punto già così delicato, rendono la patata ancora più bollente.

“Ci risulta che siano state fatte assunzioni, anche in reparti in cui vi sono lavoratori sospesi in CIGO (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria), e che vengano svolti straordinari lavorativi” aggiungono i sindacalisti territoriali. “Forse si vuole intendere che non tutti hanno la forma mentis che l’azienda richiede per affrontare il futuro? Forse si sta utilizzando la pandemia per eliminare quei lavoratori che, non sappiamo per quale motivo, non sono più graditi?” si chiede Dell’Acqua.

La replica di Brugola alle accuse dei sindacati è netta e decisa. “Sicuramente non abbiamo più tutto il personale in organico, ma nella settimana in corso abbiamo il 90% dei dipendenti attivi sul totale delle nostre unità – spiega il Direttore del personale – nel pieno rispetto delle regole, abbiamo raggiunto accordi per le uscite, anche con ratifiche tombali, con alcuni lavoratori. Altri, invece, che ci hanno chiesto cifre fino a 4 anni di stipendio si sono rivolti agli Uffici Vertenze dei sindacati, della Fiom in particolare”.

“Visto che una volta superato il Covid, non saremo in grado di mantenere l’occupazione di tutti i nostri dipendenti, con alcuni abbiamo già ipotizzato accordi di risoluzione, che non sono comunque licenziamenti – aggiunge Colombo – siamo abituati a gestire maestranze e collaboratori in maniera diretta. Anche perché il 75% del nostro personale non è iscritto ai sindacati, che quindi cercano il modo di attaccarci per mettere delle bandierine. Riguardo alle assunzioni, ad esempio, chiarisco che si tratta di 2 o 3 posti, professionalità che non c’erano in azienda e assolutamente non volte a coprire lavoratori in cassa integrazione”.

LA CASSA INTEGRAZIONE

E’ uno degli ammortizzatori sociali a cui quasi tutte le aziende, colpite in maniera improvvisa dal Covid-19, hanno dovuto far ricorso. Compresa la Brugola. Ma anche su questo fronte, secondo i sindacati, non mancano le situazioni critiche.

“Continuiamo a registrare lamentele da parte dei lavoratori posti in cassa integrazione fin dall’inizio dell’utilizzo dello strumento, che risale al lockdown di marzo 2020, e la mancata rotazione che tra l’altro avevamo già denunciato pubblicamente nel mese di ottobre 2020” afferma Muzio della Uilm. Che, comunque, riconosce all’azienda di Lissone “di aver anticipato il trattamento di CIGO, fortunatamente non mettendo in ulteriore difficoltà i lavoratori per aspettare il pagamento dell’Inps”.

La Brugola, che con le sue viti è diventata un fornitore essenziale anche dell’automotive, rivendica la correttezza delle modalità scelte per la cassa integrazione. “Ci sono funzioni produttive che sono state spente e quindi su queste non c’è rotazione – chiarisce Colombo – sulla cassa integrazione avevamo già fatto accordi con i lavoratori. In ogni caso tutte le settimane verifichiamo il corretto equilibrio tra costi e ricavi con una valutazione dei numeri e dei presidi da garantire, il nostro obiettivo è andare avanti nelle migliori condizioni possibili per tutti”.

In merito alle integrazioni che, a quanto scrivono le organizzazioni sindacali territoriali, sarebbero state erogate “per alcuni lavoratori che scendevano sotto una certa soglia di stipendio nel mese di aprile e maggio, a causa della CIGO, in modo unilaterale e senza riguardare tutti i lavoratori creando una disparità o, a nostro modo di vedere, una discriminazione”, il Direttore del personale della Brugola OEB di Lissone è lapidario: “Abbiamo scelto di dare le integrazioni a chi aveva le retribuzioni più basse, soprattutto con la cassa integrazione” afferma.

UN DIALOGO POSSIBILE?

Nell’attesa di scoprire se azienda e sindacati troveranno il modo di confrontarsi sulle tante questioni in ballo, i rappresentanti di Fiom Cgil Brianza, Fim Cisl Monza Brianza Lecco e Uilm – Uil Milano Monza e Brianza lanciano un’ultima accusa: “Da inizio pandemia ad oggi in Brugola non è stato, forse strumentalmente per screditare le organizzazioni sindacali e i propri rappresentanti territoriali ed aziendali, possibile svolgere assemblee con i lavoratori” scrivono nel comunicato.

“Più volte le RSU, anche i funzionari territoriali, hanno chiesto alla direzione di individuare un luogo adeguato in azienda per esercitare il diritto di assemblea, in sicurezza, nel rispetto del protocollo aziendale anti-contagio, ma ancora oggi non è stata data alcuna disponibilità da parte della Direzione Aziendale” aggiungono.

“In quali aziende si riescono a fare questo tipo di assemblee in questo periodo Covid?” si chiede, sorpreso, Colombo. “Non stiamo facendo nemmeno le riunioni di reparto” conclude.

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