Brianza 2020: non solo operazioni e controlli per i Carabinieri, ma anche solidarietà e assistenza

I Carabinieri, anche in questo annus horribilis, si sono confermati un porto sicuro, sempre al fianco dei cittadini.
Il 2020 è stato l’anno della grande e generalebattuta d’arresto, dovuta all’epidemia: il mondo intero ha dovuto rallentare e, a tratti, fermarsi. Le anomalie sono state costanti per la singolarità delle situazioni che si sono via via susseguite e, in un quadro di mutevole incertezza e necessario immobilismo (in particolare nella fase di lockdown), anche la criminalità ha dovuto fare i conti con il Covid-19.
Non si è fermato però lo spaccio, non si è fermata la violenza e allo stesso tempo neppure le operazioni dei Carabinieri, se pur costantemente impegnati nei capillari controlli sul territorio, atti a verificare il rispetto delle normative anti Covid-19. Gli uomini dell’Arma hanno trovato anche il tempo per supportare e rassicurare tutti coloro che ne avevano bisogno. I Carabinieri, anche in questo annus horribilis, si sono confermati un porto sicuro, sempre al fianco dei cittadini.
Il Covid non ha fermato i traffici illeciti
La criminalità ha dunque continuato, anche se con maggiori difficoltà, i propri traffici. La dimostrazione è fornita dalle principali indagini concluse proprio durante il 2020. Ecco di seguito le principali, degne di nota.
Operazione Freccia
Giugno 2020. Il business della criminalità organizzata attraverso buttafuori e street food, oltre che estorsioni condotte con il metodo mafioso (mediante intimidazione derivante dalla spendita del cognome “Cristello”), nonché detenzione e porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Le serrate indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio di ‘ndrangheta (13 soggetti destinatari di misure cautelari in carcere) attivo nelle zone di Giussano, Seregno, Meda, Desio, Verano Brianza, Carate Brianza e Mariano Comense.
Operazione Fly
Febbraio 2020. Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni, per sgominare una rete criminale facente capo a due fratelli di origine calabrese. Disarticolato un sodalizio (11 soggetti destinatari di misure cautelari) responsabile di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti nell’area a nord del Parco di Monza.
Operazione Ricky
Giugno 2020. L’attività è stata avviata nel dicembre 2019, a seguito della recrudescenza del fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere San Rocco di Monza. Le informazioni raccolte d’iniziativa hanno permesso di individuare un soggetto albanese, 30enne regolare sul territorio, che riforniva numerosi spacciatori delle piazze monzesi e dell’hinterland, utilizzando quale base logistica, lontano da occhi indiscreti, la propria abitazione sita nello stesso quartiere.
Nel corso dell’indagine è stato possibile individuare il fornitore della cocaina in un albanese residente in Olanda, noto per i suoi traffici a livello internazionale nello specifico ambito, che utilizzava diversi corrieri, per lo più autisti di tir, per introdurre ingenti quantitativi di cocaina nel territorio nazionale. L’attività tecnica ha consentito di filmare le consegne nonché di ricostruire la rete di pusher facente capo al principale indagato, che è stato già tratto in arresto nel febbraio 2020, in quanto trovato in possesso di 1kg di cocaina, destinata al mercato svizzero, e oltre 20.000 euro contanti, nonché materiale per il confezionamento dello stupefacente. L’attività si è conclusa con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Monza – nei confronti di 9 soggetti (4 albanesi, 3 italiani e 2 rumeni) ritenuti tutti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti.
Operazione Camper
Luglio 2020. Gli indizi raccolti a seguito di un inseguimento ingaggiato dopo un furto e le successive indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio composto da 7 soggetti (di etnia rom), resosi responsabile di almeno 4 furti ai danni di alcune aziende.
Operazione Winpot
Novembre 2020. Erano in grado di manomettere ATM di banche e uffici postali e, manipolandone il software attraverso un articolato attacco informatico, inducevano gli sportelli bancomat a erogare il denaro, senza dover forzare le casse. La tecnica è conosciuta come “Jackpotting”, nome che richiama le vincite alle slot-machine, proprio perché il bancomat si comporta come le famose macchinette del casinò, in caso di vincita. A finire in manette, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati, sono stati 6 moldavi di età comprese fra i 23 e 39 anni, sottoposti a fermo di indiziato di delitto.
La banda era composta da 12 persone che agivano in squadre da 3, colpendo gli sportelli ritenuti più vulnerabili, perché con sistemi operativi obsoleti e più facili da manomettere. Oltre agli arrestati facevano parte del gruppo criminale altri 6 soggetti, di cui 3 arrestati in Polonia, dopo aver messo a segno uno dei loro colpi, uno rientrato in Moldavia prima di essere fermato e altri 2 che potrebbero essere sul territorio italiano. Secondo le indagini sarebbero almeno 35 i bancomat depredati in Italia e all’estero, con un profitto di circa 800.000 euro in soli 7 mesi di attività illecita.
L’impegno di assistenza ai più fragili
A fronte di un rallentamento delle attività delittuose, sono state crescenti le richieste di vicinanza ed assistenza alle persone che, sia telefonicamente che personalmente, hanno avuto necessità di semplici ma chiare informazioni circa il comportamento da tenere per rispettare le mutevoli misure di contenimento adottate.
E proprio in un’ottica di solidale vicinanza, l’Arma ha provveduto al ritiro delle pensioni dagli uffici postali a favore delle persone anziane che ne hanno fatto richiesta; distribuito pacchi dono contenenti generi alimentari, messi a disposizione da privati e distribuito i pacchi contenenti generi alimentari a famiglie meno abbienti, in supporto alla Caritas. Inoltre, su richiesta di alcuni enti scolastici, nel desiano, ha proceduto, in più occasioni, alla distribuzione, a favore di studenti meno abbienti, di ausili didattici (pc e tablet) al fine di garantire loro la possibilità di seguire le lezioni da remoto (c.d. DAD).
Foto di repertorio MBNews