“La Brianza che non molla”, domani il corteo funebre dei ristoratori contro i Dpcm

20 gennaio 2021 | 17:06
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“La Brianza che non molla”, domani il corteo funebre dei ristoratori contro i Dpcm

Con una simbologia funebre, annuncia la manifestazione di protesta il movimento “La Brianza che non molla”.

Si muoveranno domani, giovedì 21 gennaio, dalla Brianza verso Milano, i ristoratori, gli ambulanti e i professionisti degli streetfood brianzoli, annunciando un funerale che non avrebbero mai voluto celebrare: il loro. Una manifestazione di protesta, un’altra a pochi giorni da quella del movimento “Io apro 1501”, per portare avanti istanze e richieste di una delle filiere produttive maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria Covid-19.
Ad annunciare con un simbolismo funebre il corteo di domani è il movimento “La Brianza che non molla“, che guiderà gli operatori del mondo della ristorazione che vorranno aderire alla protesta, in un percorso che dalla Brianza arriverà fino al Palazzo della Regione, a Milano. Qui, a partire dalle ore 16.00, l’obiettivo sarà parlare con i rappresentanti del governo regionale, “per far fronte ad un problema che giorno dopo giorno diventa sempre più grave e insostenibile”.

“Stanchi di essere trattati come untori”

“Siamo in Lombardia, precisamente in Brianza, nella patria del lavorare e del fanaiman, siamo ristoratori, gestori di bar, pub, discoteche e sale da ballo, camerieri, cuochi, pizzaioli e baristi, ambulanti, organizzatori di eventi e operatori di street food, stanchi da come è gestita questa situazione – raccontano dal movimento. – Molti di noi sono in difficoltà, tantissimi non riapriranno mai più, il tutto comporterà perdita di posti di lavoro con una conseguente crescita della disoccupazione. La situazione è arrivata ad un punto veramente cruciale: siamo in questa situazione da marzo, così non possiamo e non vogliamo andare avanti”.

“Siamo esausti – proseguono – da questa situazione di “apri e chiudi” settimanale, di zona gialla, arancione e rossa! Le nostre attività hanno bisogno di pianificazione e programmazione, non possiamo permetterci di aprire in modo saltuario. Siamo stanchi di essere catalogati come untori! Ora siamo chiusi dal 26 ottobre e i contagi ci dite che continuano a salire, ma anche se cosi fosse non sarà sicuramente dovuto alla nostra categoria”.