In sei tra didattiche a distanza e telefonate di lavoro. Il racconto della famiglia Cantù

23 marzo 2021 | 09:00
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In sei tra didattiche a distanza e telefonate di lavoro. Il racconto della famiglia Cantù

Tra l’impegno della famiglia e quella del lavoro, la chiusura delle scuole ha rivoluzionato la vita dell’intera famiglia.

Quando entri in casa Cantù, ad Arcore in via Botticelli, si capisce fin dal pianerottolo che lì ci vivono dei bambini. Ben quattro per esattezza. Il più grande, Leo, avrà 8 anni a maggio e il più piccolo, Fede, ha 3 anni. In mezzo ci sono Pietro e Bea, gemelli di 5 anni. I genitori, Simone Cantù e Michela Moratti, sono due lavoratori autonomi e sono persone abituate a rimboccarsi le maniche per far funzionare bene la loro famiglia e il loro lavoro. Ma la pandemia ha sparigliato le carte di una normalità fatta anche di routine, che però permetteva ai genitori di lavorare, di curare l’educazione dei bambini e di portare avanti la casa con il disordine ordinato tipico delle famiglie numerose.

In zona rossa, quella della Lombardia almeno fino al 26 aprile, nidi, asili e scuole sono stati chiusi dal governo per cercare di contenere i contagi da Covid-19. Una mazzata per tutte le famiglie, un problema complicato per quelle numerose, in particolare se entrambi i genitori lavorano in proprio.

“Non ci sono più regole, ma sembra che ci siano solo gli orari dei collegamenti per la didattica a distanza – spiega la mamma, Michela Moratti, che aggiunge – Uno scadenzario complesso quello da tenere a mente perchè tutti e quattro i miei figli, chi di più, chi di meno, si devono collegare con la didattica a distanza. E naturalmente capitano lezioni in contemporanea e mentre c’è chi fa la lezione, gli altri non lo devono disturbare.”

Poi ci sono i genitori che devono riuscire a portare avanti le loro attività. “Con mio marito dobbiamo fare i turni per chi lavora e chi segue i bambini. Se lui ha degli appuntamenti la mattina, al pomeriggio toccherà a me mettermi al pc o al telefono. E succede puntualmente che quando uno ha in corso una telefonata importante, uno dei bimbi ha bisogno: deve andare in bagno, ha sete o fame. Oppure ti devono dire una cosa di quelle tipiche dei bambini, importanti e improrogabili…”. E così alla fine ci confessa che ormai gran parte del lavoro è svolto di notte, quando il resto della famiglia dorme e il silenzio è l’unico suono che si sente in casa.

Se uno si immagina un papà e una mamma con i capelli dritti per la disperazione, non è il loro caso. “Abbiamo deciso di prenderla con filosofia, ma al tempo stesso crediamo che almeno i nidi e gli asili avrebbero potuto tenerli aperti: i protocolli messi in atto hanno funzionato, i bambini erano controllati e nel caso di positività sarebbero scattate le quarantene. Anche per le elementari la chiusura è un grosso problema, soprattutto per gli studenti che fanno veramente fatica ad apprendere e seguire le lezioni. Si collegano in una trentina e la maestra fatica a rispondere a tutti. E volte Leo ci confessa che gli fanno male gli occhi o le orecchie per le troppe ore passate davanti allo schermo.”
Leo, però, è bravo e durante l’intervista chiede se sia già l’ora della Dad. La mamma annuisce e lui va al pc e autonomamente si collega. Che preferirebbe essere in classe con i suoi compagni lo si intuisce dai passi pesanti che lo portano alla postazione. La sua giornata non finisce qui: “Dopo la Dad, siccome Leo è un giocatore del A.C. Monza, deve fare anche gli esercizi che il coach gli ha assegnato.” Un modo per restare in contatto, ma a distanza e a casa, con il mondo del calcio, che Leo ama terribilmente.

“Quando abbiamo saputo che saremmo tornati in zona rossa abbiamo provato un vero e proprio disagio, perchè sapevamo le difficoltà a cui saremmo andati incontro – aggiunge Simone, – Non potendo più contare sull’aiuto dei nonni, nè della tata e dovendo portare avanti le nostre due professioni sapevamo che sarebbe stato un periodo complicato. Se potessi dire qualcosa al premier Draghi, gli direi di riaprire le scuole, quello sarebbe un vero aiuto. Tutto il resto viene al secondo posto”.