Nel 2021 quasi 50mila cessazioni di lavoro in Brianza, Cisl: “Prematuro sbloccare i licenziamenti”

1 giugno 2021 | 09:29
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Nel 2021 quasi 50mila cessazioni di lavoro in Brianza, Cisl: “Prematuro sbloccare i licenziamenti”

“I numeri esprimono chiaramente una tendenza negativa che mostra come siamo tutt’altro che fuori dalla crisi”, afferma Enzo Mesagna, segretario, con delega al mercato del lavoro della Cisl Monza Brianza Lecco. 

E’ un saldo negativo quello che si registra nel rapporto tra avviamenti e cessazioni di lavoro, nella provincia di Monza e Brianza, dall’inizio del 2021. Secondo quanto riportato dal Quadrante Lavoro di Regione Lombardia, gli avviamenti nei primi 5 mesi del 2021 sono stati 26.977, a fronte di 40.419 cessazioni, ovvero un gap di 13.172. “I numeri esprimono chiaramente una tendenza negativa che mostra come siamo tutt’altro che fuori dalla crisi”, afferma Enzo Mesagna, segretario, con delega al mercato del lavoro della Cisl Monza Brianza Lecco.

Sono più le donne a perdere lavoro

A risentire di questo trend sono entrambi i sessi, anche se la pressione risulta maggior sulle donne: “A fronte di 11.424 avviamenti ci sono state 18.662 cessazioni. Anche in questo ambito quindi, il saldo è negativo di circa 7mila. Per quanto riguarda i maschi invece, si registrano 15.553 avviamenti contro 21.757 cessazioni con un calo di 6.204 contratti. Entrando più nel dettaglio di questi dati, gli avviamenti di italiani sono stati 19.862 mentre le cessazioni 31.891″, spiega Mersagna.

I settori produttivi registrano tutti segno negativo, fatta eccezione per quello dell’agricoltura, che però presenta numeri molto bassi: gli avviamenti sono stati 231 contro 220 cessazioni. A farla da padrone è invece il settore del Commercio e dei Servizi con 18.552 avviamenti e 29.867 cessazioni.

Al ribasso anche il settore delle costruzioni con 2.431 avviamenti contro 3014 cessazioni, e dell’Industria con 5.763 avviamenti e 7.316 cessazioni.

I dati per tipologia di contratto di lavoro

Riguardo ai contratti di lavoro, quelli a tempo indeterminato sono in positivo: si registrano 8971 avviamenti contro 7249 cessazioni, questo elemento, apparentemente in controtendenza, in realtà è dovuto principalmente al blocco dei licenziamenti. Quelli a tempo determinato invece hanno visto 13.299 avviamenti contro 27.193 cessazioni; i contratti a somministrazione hanno registrato 2.903 avviamenti a fronte di 3.755 cessazioni. Infine gli apprendisti hanno visto 986 avviamenti e 619 cessazioni.

I dati per fasce d’età dei lavoratori

Se diamo poi guardiamo i dati attraverso il filtro dell’età, cogliamo il seguente scenario:

-Nella fascia 15-24 anni: 4.746 avviamenti e 6.068 cessazioni;

-Nella fascia 25-34: 7.826 avviamenti e 12.234 cessazioni;

-Nella fascia 35-44: 6.276 avviamenti e 9.551 cessazioni;

-Nella fascia 45-54: 5.527 avviamenti e 8.107 cessazioni;

-Nella fascia 55 -64: 2.602 avviamenti e 4.459 cessazioni.

“Prematuro lo sblocco licenziamenti”

“Siamo ancora nel pieno della crisi, a testimoniarlo sono i numeri che abbiamo appena analizzato. Siamo ancora lontani dal poter sostenere che la crisi sia alle spalle, in un momento come questo l’apertura ai licenziamenti ha lo stesso effetto, simbolicamente, dell’apertura di una diga quando l’acqua è ancora alta. Il rischio è che le operazioni di fuoriuscita di lavoratori dalle imprese diventi un nuovo tsunami, come quello a cui abbiamo assistito lo scorso anno. Difficilmente gli esodati potrebbero trovare nuove ricollocazioni, allo stato attuale”, afferma Mesagna.

“Non bisogna infatti dimenticare che il settore del terziario, in particolare quello turistico, ha sempre fatto da salvagente per chi usciva dall’Industria manifatturiera, oggi è il più colpito dalla crisi. Trovare un nuovo impiego dunque, per chi ha perso lavoro oggi, è un’impresa assai ardua. Per questo, come sindacato, continuiamo a ribadire e a richiedere con forza al Governo che il blocco dei licenziamenti venga prorogata almeno fino alla fine di ottobre. Nel contempo bisogna pensare a come far ripartire l’economia, in modo tale che all’apertura ci possa essere un rischio più moderato di licenziamento ed eventualmente una maggior possibilità di reimpiego”.

“Sinora siamo riusciti ad arginare una crisi economico-sociale più grave, grazie al fatto che abbiamo messo in campo una robusta rete di protezione, costituita da incentivi economici, sia per le imprese che per i lavoratori, ma in primo luogo dal divieto di licenziamento. Andare a togliere quest’ultimo, ora, è quanto mai prematuro. Si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti fino adesso”, conclude Mesagna.

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