“Alla nostra sanità manca l’empatia”: odissea di due genitori tra ospedale e guardia medica

Quella di oggi è una “sanità priva di empatia”, racconta il padre della piccola che ha dovuto recarsi all’ospedale.
La pandemia sembra essere in fase calante, grazie alla massiccia campagna vaccinale e forse anche grazie alle calde temperature estive. Tuttavia il Covid-19 ha lasciato cicatrici evidenti non soltanto in chi ne è rimasto colpito, ma anche nella sanità stessa: “Si è dimostrata completamente priva di empatia“, afferma F., padre di una bambina di 2 anni che insieme alla moglie, ha vissuto un’autentica odissea tra ospedale e guardia medica, in cerca di qualcuno che potesse dare ascolto al pianto disperato della sua piccola.
Una notte tra pianti e disperazione
“E’ stata una notte lunga e davvero difficile per me e mia moglie. Tutto è successo all’improvviso: la nostra bambina di 2 anni ha iniziato a piangere in maniera diversa dal solito, un pianto forte e disperato. Non smetteva, niente sembrava consolarla. Abbiamo iniziato a preoccuparci e così siamo saliti in auto, diretti al pronto soccorso del San Gerardo, nonostante sapessimo che non c’è un pronto soccorso pediatrico. Fatto che peraltro non comprendo, considerato che il nostro è un ospedale di eccellenza”. (In realtà il pronto soccorso pediatrico c’è, ma al fine del problema poco cambia… ndr)
“Arriviamo alle porte dell’ospedale. Il primo shock: 20 persone in coda fuori! Perché mia figlia potesse arrivare anche solo ad accedere al triage avrebbe dovuto attendere chissà quanto. Dopo qualche minuto, vista la situazione e considerato il pianto incessante, io e mia moglie abbiamo deciso di andare alla Guardia Medica”.
Purtroppo la situazione che spetta alla coppia è tutt’altro che favorevole…
“Altre 10 o più persone in coda…a quel punto però la piccola è diventata pallida e ha iniziato a vomitare addosso alla madre. Il panico misto alla rabbia di non trovare nessuno che ci aiutasse ha preso il sopravvento. Ho iniziato a urlare fino a che un volontario è uscito dalla struttura e ci ha accolto all’interno. Ci ha consentito di pulire la piccola, ma poi inaspettatamente ci ha rimandato fuori. Nessuno ha dato nemmeno uno sguardo alla mia bambina. La dottoressa ci ha detto chiaramente che se la nostra era un’urgenza dovevamo andare al pronto soccorso…”.
Sembra un girone infernale, quello in cui si è trovata imbrigliata questa famiglia.
“Nonostante sappia che la guardia medica non è preposta per le emergenze, possibile che nessuno abbia voluto dare un’occhiata a una bimba di 2 anni, che stava strillando con tutta la sua forza e che ha pure ripetutamente vomitato? Credo che al di là delle procedure, quello che mancaoggi più che mai alla nostra sanità sial’empatia. Quel senso di umanità e benevolenza che ogni medico dovrebbe avere dentro di sé”.
“A quel punto dopo aver chiamato persino il 112 in cerca di aiuto, ma sempre senza successo, io e mia moglie ci siamo guardati negli occhi e senza bisogno di dire nulla, siamo tornati dritti al San Gerardo. La coda era nettamente diminuita, mia figlia quindi è stata accolta e curata per quella che poi si è rivelata una congestione. La nostra personale odissea si è conclusa intorno all’una di notte”.
“Risolto il problema sanitario, con la bimba finalmente tranquilla, siamo risaliti in auto verso casa. La stanchezza il giorno successivo è passata, l’amarezza di una sanità sempre meno umana è rimasta. E’ questa fondamentalmente la ragione per cui ho voluto raccontare la nostra vicenda. Al di là del fatto che mi sono rivolto a strutture pubbliche che noi tutti paghiamo con le nostre tasse, ripeto mi sarei aspettato un minimo di attenzione, sensibilità e amorevolezza in più nei confronti di una bambina di appena 2 anni disperata che non smettere di piangere”.
Le precisazioni del San Gerardo
Sulla vicenda la direzione dell’ASST di Monza ha chiarito: “In data 29.6.2021 alle ore 22.31 è stata condotta in PS, con mezzo privato, una bambina nata nel 2018. Alla prima valutazione di triage l’infermiere, dopo la rilevazione dei parametri vitali e l’accertamento della loro stabilità, ha attribuito un codice azzurro (cod. di priorità per pazienti fragili, pediatrici sotto i 6 anni e adulti sopra i 65 anni). In seguito alla visita pediatrica, la somministrazione della cura adeguata e il riscontro delle buone condizioni, la piccola è stata dimessa circa 2 ore dopo”.
Rispetto poi a quanto segnalato riguardo all’assenza di personale sanitarionell’area esterna, che precede l’ingresso al Pronto Soccorso (ove a volte può capitare il formarsi di una fila di persone che attendono di accedere), “è una precisa scelta al fine di definire inequivocabilmente e oltre ogni ragionevole dubbio il momento esatto di presa in carico degli utenti da parte del nostro Ospedale. Non sarebbe infatti possibile, o potrebbe altresì rivelarsi pericoloso, per un sanitario, identificare un’ulteriore priorità di accesso, precedente a quella normate e ben definita in triage, basandosi sul colpo d’occhio mediante la sola percezione e osservazione visiva di una fila di persona in attesa”.
“Chiaramente il buon senso e le buone pratiche non escludono mai la possibilità per l’infermiere di triage, che dovesse fortuitamente accorgersi di una situazione di pericolo o particolare sofferenza in una persona in fila, di favorirne l’accesso prioritario rispetto ad altri il cui posto nella fila sia maggiormente avanzato”, conclude l’ASST monzese.
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