Vasche della diossina: una anche a Cesano. Del Pero: “Nessuno l’ha mai controllata”

Non solo “zone d’ombra” nelle gestione delle vasche della diossina di Seveso e Meda: il geologo Del Pero sottolinea che nessuno ha mai controllato la vasca di Cesano Maderno, dove è contenuto altro materiale contaminato dalla diossina del 1976.
“Non ci sono solo due vasche della diossina. Ce n’è almeno una terza a Cesano, di cui però non si parla mai: e lì non è mai stato realizzato nessun controllo”. A dirlo è Gianni Del Pero, geologo medese e presidente del Wwf Insubria che in passato ha avuto più di una volta l’occasione di ispezionare le vasche del Bosco delle Querce dove è conservata la diossina dell’incidente Icmesa del 1976, l’ultima volta seguito dagli operatori Rai nel 2020, poco prima del lockdown.
Del Pero, diversamente da altre voci molto critiche nei confronti delle recenti dichiarazioni del sindaco di Seveso, Luca Allievi, che il 1° luglio ha annunciato le sue dimissioni denunciando delle “zone d’ombra” nella gestione delle vasche del Bosco delle Querce, non se ne mostra sorpreso: “Sì, quello che dice il sindaco è possibile: che il monitoraggio delle vasche non sia stato fatto in modo accurato, è possibile che manchi la documentazione. Personalmente credo che Regione Lombardia abbia delegato il monitoraggio al comune di Seveso, che però ha avuto delle difficoltà a farlo in maniera ottimale. Quel che è certo è che la vasca della diossina di Cesano è stata sempre dimenticata, Regione non se ne è mai occupata“.
Oltre alle due vasche dove sono contenuti i resti contaminati dalla diossina del disastro Icmesa del 1976, custodite sotto il Bosco delle Querce nei territori di Meda e Seveso, esiste infatti anche un’altra vasca a Cesano Maderno, collocata lungo la superstrada, e un’altra ancora, più piccola, tra Bovisio Masciago e Desio. E se hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Luca Allievi (Lega) in merito al potenziale pericolo per la salute della sua comunità, la mancanza di controllo sulla vasca di Cesano è forse ancora più inquietante.
“Quello che è stato accertato è che il monitoraggio delle vasche non è stato effettuato adeguatamente da chi ne aveva la titolarità, cioè Regione Lombardia – spiega Del Pero -. A Cesano di certo non è mai stato realizzato nessun controllo, a Meda e Seveso la situazione è meno grave: anche se le indagini che ha effettuato il comune hanno individuato la mancanza della comunicazione tecnica di progetto, pare che comunque i progetti da qualche parte ci siano, e possiamo anche ipotizzare che, realizzati in un periodo di emergenza, non siano poi stati gestiti in maniera ufficiale”.
La presenza della vasca della diossina di Cesano, benché segnalata nel 2016, non è in effetti di dominio pubblico. “Quanti sanno che a Cesano c’è un deposito di materiale contaminato da diossina?” chiedeva provocatoriamente Massimiliamo Fratter il 10 luglio scorso durante la visita guidata al Bosco delle Querce in occasione dell’anniversario del disastro di Seveso. Un modo per attirare l’attenzione del pubblico sull’inquinamento diffuso su tutta la zona della Brianza. Inquinamento che, va detto, non è dovuto solo alla nube tossica della diossina dell’Icmesa: e, se si parla di diossina, sono diversi i punti dove è stata rilevata per effetto però non del disastro di Seveso, ma dei primi anni di attività del termovalorizzatore di Desio.