Economia

La ripartenza in Brianza, Cgil: “Ombre e luci, confronto su licenziamenti e ammortizzatori”

Commercio, ristorazione, terziario avanzato e metalmeccanico tra i settori più colpiti. I casi esemplari di Gianetti Ruote ed Adac, ma non solo. Il sindacato di via Premuda fa il punto sulla ripartenza.

Sciopero Gianetti Ruote davanti alla sede della provincia8-mb

Tanti, anche a Monza e in Brianza, sono appena tornati dalle vacanze estive. Tra fine agosto ed inizio settembre non è sempre facile, dopo una pausa più o meno lunga, ritornare al solito ritmo. Se, poi, parliamo di economia ed imprese, la ripartenza, soprattutto in epoca Covid, è un tema quanto mai difficile e delicato. Le crisi aziendali e le situazioni critiche, infatti, ci sono anche nel nostro territorio. E dalla Gianetti Ruote all’Adac, l’Automobile club tedesco, come sottolinea la Cgil di Monza e Brianza, le preoccupazioni non mancano.

Anche perché, sul piatto di una bilancia che fatica ancora a trovare il suo punto di equilibrio, ci sono tematiche di fondo ancora da interpretare. “E’ ancora aperto, ad esempio, il confronto sullo smart working, per il quale deve essere messa in campo una normativa complessiva” spiega Angela Mondellini (nella foto in basso), segretaria generale Cgil Monza Brianza.

“Ci sono, poi, lo sblocco dei licenziamenti previsto a fine ottobre in alcuni settori, la riforma degli ammortizzatori sociali, su cui la discussione è ancora indietro, anche sulle grandi imprese che decidono di delocalizzare, le politiche attive del lavoro, che devono essere definite in percorsi concreti legati all’uso dei fondi previsti dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), la vicenda del Green Pass nelle mense aziendali” continua Mondellini.

“In questi mesi, sebbene i dati sulla produzione e sull’occupazione siano leggermente positivi – chiarisce la segretaria della Cgil di Monza e Brianza – noi, dal punto di vista territoriale e della qualità del lavoro, osserviamo con preoccupazione che una fetta della popolazione ha smesso di cercare occupazione perché alcuni settori non si sono ancora ripresi dalla crisi”.

TESSILE E CHIMICO OK, MA…

Non è certamente tra i settori messi peggio, ma anche per i lavoratori e le lavoratrici di alcuni comparti dell’industria, dell’artigianato e dell’energia le prossime settimane e mesi non sono prive di preoccupazioni.

“Non ci sono casi di grandi riorganizzazioni aziendali, ma la situazione è in movimento anche in vista dello sblocco dei licenziamenti ad ottobre – afferma Ermanno Donghi (nella foto in basso), segretario generale Filctem Cgil Monza Brianza, la Federazione italiana lavoratori chimica tessile energia manifatture – basti pensare alla Cit di Arcore, che realizza camicie, in difficoltà da tempo, che l’anno prossimo avrà 35 lavoratori in eccedenza e da ricollocare, ma anche alla Axalta di Cavenago Brianza, specializzata nel settore vernici, che ha annunciato 13 esuberi appena due settimane dopo la liberatoria per i licenziamenti”.

“Notizie migliori arrivano da multinazionali come la Fischer e la Roche – continua – con la prima abbiamo fatto un accordo che ha già portato all’assunzione di 180 dipendenti a tempo indeterminato e a 280 in somministrazione. La Roche, invece, su tutto il territorio nazionale, sta attuando una riorganizzazione dovuta soprattutto a svecchiamento del personale con la fuoriuscita di 100 lavoratori, già rimpiazzati da 45 nuove assunzioni”.

Il comparto della chimica e della petrolchimica, però, in questo periodo deve fare i conti anche con la scarsità delle materie prime. “I costi si sono alzati, anche perché i container arrivano quasi esclusivamente dalla Cina – sostiene Donghi – per novembre e dicembre Eni e Snam dovrebbero riprendere la produzione di materie prime e questo dovrebbe consentire un calo dei prezzi”.

METALMECCANICA DA MONITORARE

Se ne è parlato nei mesi scorsi anche a livello nazionale, ma l’allerta è ancora alta per la vertenza della Gianetti Ruote, storica azienda di Ceriano Laghetto dove è prevista la chiusura del sito produttivo e il conseguente licenziamento di 152 dipendenti. “Dopo l’udienza che si è tenuta a metà agosto per il ricorso per attività antisindacale, presentato da Fim, Fiom e Uilm della Brianza, non c’è ancora uno sbocco – spiega Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom Cgil Monza Brianza – siamo stati riconvocati dal giudice per il 9 settembre, ma ci aspettiamo anche che il Mise riconvochi le parti sociali per continuare a discutere”.

Sciopero Giannetti Ruote

Quella della Gianetti Ruote, che il 16 settembre potrebbe vedere la chiusura del sito produttivo di Ceriano Laghetto, non è l’unico caso critico nel settore metalmeccanico. Basti pensare alla Icar di Monza, produttrice di condensatori elettrici e sistemi in bassa e media tensione, che va verso il fallimento con più di 100 lavoratori coinvolti. O anche all’automotive.

“Questo comparto potrebbe subire la crisi dei microchip, come sembra dimostrare anche la chiusura di alcuni siti produttivi da parte di Stellantis, che potrebbe avere ricadute anche per aziende della Brianza” continua Occhiuto.

LA SOFFERENZA DI COMMERCIO E SERVIZI

Il 9 settembre dovrebbe essere una data importante anche per Adac, l’Automobile club tedesco, che ha una sua sede a Monza, ma ha deciso di delocalizzare in Grecia e Spagna le attività svolte in Italia. Quel giorno, infatti, è prevista un’udienza al Tribunale di Monza sulla denuncia di condotta antisindacale contro Adac, che nel corso dello sciopero di inizio agosto, lungo ben 72 ore, avrebbe sostituito i lavoratori aderenti alla mobilitazione dirottando le loro funzioni verso società estere.

“Le lavoratrici sono molto determinate a continuare questa battaglia per il lavoro e contro le ingiustizie, che coinvolge 56 dipendenti, quasi tutte donne – afferma Matteo Moretti (nella foto in basso), segretario generale Filcams Cgil Monza Brianza – la vertenza Adac, per la quale abbiamo chiesto l’intervento diplomatico anche del Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, è un chiaro esempio di quanto le logiche di delocalizzazione, su cui ci aspettiamo un intervento legislativo da parte del Governo, portino fondi d’investimento e Cda presenti in altre parti d’Europa e del mondo a prendere decisioni che riguardano anche il nostro territorio”.

Nel comparto del commercio, della ristorazione e dei servizi a Monza e in Brianza i riflettori non sono accesi solo sull’Adac. “Voglio ricordare il supermercato L’Alco di Varedo, che vede 35 lavoratori in concordato preventivo, per il quale ci sarebbe l’interesse all’acquisizione di Migross – continua Moretti – alla Galimberti di Limbiate ci sono una cinquantina di lavoratori, tra magazzinieri e amministrativi, in cassa integrazione straordinaria e nella ristorazione per le mense aziendali, in crisi a causa dello smart working, potrebbero esserci problemi dall’1 novembre quando, con la scadenza degli ammortizzatori, saranno le aziende committenti a dover chiedere di attivarli”.

La situazione, insomma, è tesa e densa di nube fosche all’orizzonte. “Non ci lascia tranquilli sapere che, dall’approvazione del Decreto Sostegni, solo nel nostro territorio 760 aziende hanno avviato la cassa integrazione per circa 7900 lavoratori complessivi” afferma il segretario generale Filcams Cgil Monza Brianza.

Le prossime settimane saranno, in senso positivo o negativo, comunque foriere di novità. A settembre l’onere di essere il mese del risveglio dal torpore un po’ sognante dell’estate. Speriamo solo che non sia troppo brusco.

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