Dalla Brianza alla Cima Blockhaus: intervista al corridore Marco Canzi

16 settembre 2021 | 06:54
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Dalla Brianza alla Cima Blockhaus: intervista al corridore Marco Canzi

Intervista al corridore Marco Canzi, i quale per ben due estati di fila si è dedicato a scalare il Blockhaus abruzzese, prima in bicicletta, poi, quest’estate, a piedi.

Al mondo esistono corridori di ogni tipo: ci sono quelli che corrono riempiendo gli spazi liberi della giornata, come il post lavoro, oppure nel weekend, e che mirano al mantenersi in forma, più che a competere; ci sono quelli che fanno dell’agonismo il proprio credo di vita, e che programmano allenamenti rigorosi ed estremi, per prepararsi al meglio all’obiettivo podistico che verrà; alcuni fra questi, nello specifico, preferiscono l’asfalto, che esso sia bagnato, torrido o ghiacciato e che si cimentano in chilometri e chilometri di strade battute da auto e ciclisti; altri prediligono correre su sentieri meno affollati, in montagna o nei boschi, tra rocce, terra o fango, al riparo dai raggi solari il più delle volte. Ed è proprio tra questi ultimi che ‘troviamo’ Marco Canzi corridore 46enne di Sirtori, legatissimo al territorio brianzolo, il quale, come da sua testimonianza preferisce “correre in un bosco, al fresco, lontano dalla strada, poiché facendo tree-climbing si è avvicinato in modo deciso alla natura, e di conseguenza correre tra il verde è l’esperienza più gradevole per un corridore”.

Abbiamo pertanto deciso di indagare di più su chi riempie il proprio tempo libero correndo tra il verde della natura, senza staccarsi, però, da esso nemmeno quando lavora.

“Per quanto mi riguarda, sono sempre stato uno sportivo, ho fatto parte del Velo Club Sovico – club di ciclismo – poi dell’Atletica Sovico, società che mi ha dato modo di conoscere molte persone”, esordisce così Marco Canzi, rispondendo alla nostra richiesta di descriversi sportivamente.

Corro come tanti, ma non mi alleno per competere a livello agonistico. Ci vado ogni tanto quando riesco, soprattutto la domenica, quando non lavoro nell’azienda di famiglia di giardinaggio a Sovico – Verde srl -, con la quale sono, anzi, siamo, molto attivi su tutto il territorio monzese, prendendoci cura anche dei campi da calcio delle società”.

Vado a correre in principal modo nel parco del Curone, a Sirtori, un’area molto grande, vasta”.

Ed è proprio da una corsa al parco che è nata l’idea del Blockhaus: “Ero a correre nel parco, si stava avvicinando il periodo delle vacanze estive, e dato che in passato avevo già percorso la Cima Blockhaus una volta, in bicicletta – l’anno prima -, mi sono detto: “perché questa volta non farla a piedi?, ed è così ha avuto origine quella mia avventura abruzzese”.

Parlando del Blockhaus, “è una salita storica, soprattutto per il mondo del ciclismo, dove sono passati i più grandi capioni, come Gimondi, e la sua cima si trova a 2.145 metri. Sostanzialmente si parte da 600 mslm, dal paese Pretoro: lì si trova la ‘rotonda del Lupo’ dalla quale, a tutti gli effetti, parte la salita verso la Cima. Il dislivello si fa molto sentire, e la fatica non è da meno, soprattutto nella parte finale, quando, per ovvietà, a una certa altitudine il paesaggio si inizia ad aprire, gli alberi vengono meno e il sole cocente abruzzese non perdona”.

Marco Canzi, però, non ha corso il Blockhaus solo per soddisfazione personale, come traguardo “l’ho voluto fare per nonno Tonino – nonno abruzzese di sua moglie –, che pur non essendo mio parente di sangue, è stata una figura importantissima per me, da cui è facile trarre ispirazione, poiché uomo umile, che ha fatto molti sacrifici nella sua vita, nel suo lavoro. Lui è morto 2 anni fa, a 93 anni, per un problema ai polmoni, ed essendo originario della zona di Chieti, ho voluto in parte anche per questo correre fino al Blockhaus, in suo onore“.

marco canzi

Marco sulla strada verso il Blockhaus

Ecco, ‘correre in onore di qualcuno’: è in questo modo che si potrebbe descrivere l’uomo Marco Canzi, che ha trovato la sua strada nel dare importanza all’altrui, alle persone a lui vicine: “Correre per me è anche sinonimo di liberazione, oltre a nonno Tonino, l’esperienza del Blockhaus l’ho dedicata anche a mio fratello maggiore, il quale, causa Covid-19, si è visto ricoverato in terapia intensiva, riuscendo poi a sconfiggere il virus. Ho corso anche per il mio amico Giuseppe, che invece non è riuscito a superare questa malattia, e di lui posso dire che è stata una persona davvero speciale, sempre propenso al volontariato, ad aiutare il prossimo”.

Aiutare il prossimo non solo con la corsa, ma anche come donatore volontario, poiché Marco Canzi è anche donatore attivo di plasma presso l’Avis di Sirtori.

Altre esperienze di corsa? Direi che la più importante di tutte, in termini di rilevanza territoriale, che ho intrapreso, è stata la ‘Monza-Resegone’, una delle realtà sportive più importanti nel suo genere su territorio brianzolo, la 42 km notturna. Ho vissuto questa esperienza, due anni fa: stavo così talmente bene di fisico e di testa che mi è sembrata facilissima”.

A 3 km dal Blockhaus, sulla Majella

L’ultima domanda che gli abbiamo fatto riguarda i suoi obiettivi futuri in quanto corridore, a cui lui ha saputo dare una risposta immediata: “Di corse a cui vorrei partecipare ce ne sarebbero molte, e da queste escluderei comunque la Maratona di New York. Vorrei provare, ancor più di quanto fatto fino a oggi, a spingermi oltre il mio limite, e sicuramente un’esperienza di questo tipo riguarda la Maratona del deserto – detta anche Maratona delle sabbie, composta da 240 km che si svolgono interamente nel deserto del Sahara marocchino -, ma a questo ci penserò più avanti”.

Alla fine dell’intervista, Marco ci tiene a fare dei ringraziamenti personali – in ricordo e onore della sua esperienza in quanto corridore -, a Michele Cecotti – proprietario del negozio Affari & Sport’ di Villasanta -, a tutta la sezione Avis di Sirtori, in special modo il presidente Venanzio Magni; a Emiliano Besana suo compagno di squadra nella Monza-Resegone – fisioterapista e titolare dello studio medico Besana di Albiate –; infine alla sua famiglia, che sempre l’ha supportato lungo il suo ‘cammino’ da corridore.

In questo link, potete trovare un altro articolo di un’altra intervista fatta da noi, nello specifico sul polo.