Monza, l’opposizione chiede la sfiducia del presidente del consiglio. “Vogliamo tornare in aula”

I gruppi di opposizione di Monza si sono infatti uniti per chiedere che il Presidente del Consiglio Comunale, Filippo Carati, venga sfiduciato.
Non si placa la bufera sui consigli comunali convocati in streaming a Monza. Dopo le frequenti richieste giunte dalla minoranza per tornare ad occupare in presenza l’aula di piazza Triante e Trieste, ecco ora giungere il colpo di scena. I gruppi di opposizione di Monza si sono infatti uniti per chiedere che il Presidente del Consiglio Comunale, Filippo Carati, venga sfiduciato.
OPPOSIZIONE: “LA MAGGIORANZA TRAE VANTAGGIO DAL NON TORNARE IN PRESENZA”
Green Pass, tamponi, plexiglass, mascherine, utilizzo di spazi alternativi: al momento non costituirebbero un mezzo necessario e sufficiente per vedersi vis a vis. “La decisione di proporre la revoca è la diretta conseguenza del comportamento di un Presidente che, nonostante i ripetuti inviti che gli sono stati rivolti dai consiglieri e dalle consigliere di minoranza, non ha fatto nulla per favorire la ripresa dei consigli comunali in presenza e ha sistematicamente eluso le proprie responsabilità nello svolgere il ruolo di garante dell’intero Consiglio comunale. Ormai da mesi nella stragrande maggioranza dei comuni italiani è stato compiuto ogni sforzo per consentire la ripresa delle sedute in sicurezza. Solo a Monza tutto è rimasto fermo e immobile come nel pieno della pandemia. Se durante l’emergenza alcune limitazioni erano inevitabili, da tempo la situazione è radicalmente mutata ed è fin troppo evidente come risulti conveniente alla maggioranza il protrarre l’attuale condizione” spiegano i consiglieri Egidio Riva (PD), Marco Lamperti (PD), Egidio Longoni (PD), Marco Pietrobon (PD), Paolo Pilotto (PD), Roberto Scanagatti (PD), Pietro Zonca (PD), Francesca Pontani (Italia Viva), Maria Chiara Pozzi (Monza per Scanagatti Sindaco), Aurelio Camporeale (Movimento 5 Stelle) e Alberto Mariani (Gruppo Misto).
“Noi non ci stiamo ad assecondare il tentativo di trasformare il Consiglio comunale in un luogo nei fatti “virtuale”, dove le uniche decisioni che contano sono quelle che interessano alla Giunta e nel quale si può fare a meno del confronto plurale e democratico. Un luogo “virtuale” che, in tutti questi mesi, per qualcuno può essere risultato oltremodo comodo perché il collegamento a distanza non consente di verificare se la partecipazione alla seduta avviene effettivamente per tutta la durata e di conseguenza se numero dei presenti è reale” tuonano dall’opposizione.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LA REPLICA: “IL CONSIGLIO COMUNALE IN REMOTO E’ UN OBBLIGO, NON UNA SCELTA”
Il diretto interessato, il presidente Filippo Carati, in più di un’occasione durante le riunioni 2.0 ha comunicato che “Per rispettare le normative anti-contagio tuttora in vigore, l’ingresso alla Sala Consiliare continua a essere consentito a un massimo di 30 persone contemporaneamente, così come sono contingentati gli ingressi negli altri spazi comunali disposti dal tecnico dell’Ente responsabile della sicurezza. Alla luce di ciò, la convocazione delle sedute a distanza non è frutto di una scelta, ma di un obbligo: questa modalità negli scorsi mesi non si è rivelata un ostacolo alla prosecuzione dei lavori, ma anzi ha consentito un’ampia partecipazione alle sedute consiliari con un’ottima produttività”.
Inoltre, in una nota, Carati aveva annunciato che “l’Ufficio di Presidenza è pronto a riunirsi per valutare eventuali modifiche normative qualora intervenissero. Non appena vi sarà la possibilità concreta e le condizioni sanitarie lo consentiranno i Consigli Comunali torneranno a svolgersi in presenza”.