L’astronauta Paolo Nespoli dopo il cancro al cervello: “Ora sono alla fine del tunnel”

Non mi aspetto di ritornare normale, ma con la maggior parte della capacità che avevo prima, per continuare a viaggiare, a fare le conferenze, a parlare con i ragazzi, a spronarli a fare l’impossibile”.
Paolo Nespoli, l’astronauta di Verano Brianza, che ha trascorso in orbita 3131 giorni due ore e 36 minuti, sarà oggi, venerdì 24 settembre 2021, all’Italian Tech Week di Torino. La sua vita ora non è però, più quella di prima. Nespoli infatti, sta affrontando la più dura delle battaglie, quella contro il cancro, un linfoma al cervello. “Ho cercato di vivere un giorno alla volta, come nello Spazio. Forse non tornerò mai come prima, ma ora voglio ricominciare a muovermi e a spronare i ragazzi a fare l’impossibile”, ha raccontato in un’intervista esclusiva ad Elvira Serra del Corriere della Sera.
L’ultimo volo di Nespoli risale al 28 novembre dello scorso anno, da allora tutto è cambiato. “Ho iniziato ad avere una stanchezza incontrollabile”. A un certo punto si è reso necessario approfondire la questione con degli esami. La tac alla testa ha evidenziato la massa inaspettata, precisamente un linfoma B cerebrale.
Da quel momento, per l’astronauta brianzolo è iniziato un nuovo viaggio, completamente diverso e decisamente tortuoso: “Prima la chemioterapia, nel mezzo la riabilitazione per ricominciare a camminare, ad agosto l’autotrapianto di cellule staminali”. A guidarlo in questo viaggio, quattro medici d’eccezione: Alessandro Perin e Antonio Silvani del Besta di Milano, Giuliano Zebellin dell’Auxologico Capitanio e Andrés José María Ferreri del San Raffaele.
L’inizio del percorso è stato piuttosto difficile, gli effetti collaterali legati alle terapie sono stati la prova inconfutabile che il cancro c’era veramente. Tuttavia “il momento peggiore è stato l’isolamento di 23 giorni durante l’ultimo ricovero per l’autotrapianto, al San Raffaele”. Nespoli ha confidato di non aver mai temuto di non farcela, “però forse avevo sottovalutato la pesantezza delle cure”.
Nei momenti più complicati, l’astronauta ha cercato di “applicare lo stesso metodo che applicavo prima con le cose più difficili, quando mi addestravo. Cioè non pensavo che mancava 100 per finire, ma vivevo un giorno alla volta, un pezzettino alla volta, in modo da non lasciarmi spaventare da quello che avevo ancora davanti”.
Ora il peggio sembra essere ormai alle spalle. Dinanzi alla parola “futuro”, Nespoli ha replicato con fermezza: “Io mi sento alla fine di un tunnel, guardo avanti e vedo la luce. Non mi aspetto di ritornare normale, ma con la maggior parte della capacità che avevo prima, per continuare a viaggiare, a fare le conferenze, a parlare con i ragazzi. Vedo queste cose nel mio futuro”.
Foto di repertorio MBNews