Siria, scuola al via anche per i bimbi della Onlus monzese “Insieme si può fare”

L’organizzata fondata da Lorenzo Locati gestisce, tra Siria e Turchia, quattro istituti frequentati da centinaia di piccoli studenti. Che, grazie anche ai donatori, hanno la possibilità di un futuro migliore.
L’emozione di tornare tra i banchi di scuola, la gioia di rivedere i compagni di classe e gli insegnanti e, perché no, il piacere di imparare cose utili per costruirsi un futuro migliore prima ancora che per la propria cultura. Tutto questo il 13 settembre lo vivranno le migliaia di alunni pronti a riprendere le lezioni a Monza e in Brianza. Ma, al confine tra Siria e Turchia, anche i circa 250 studenti della Insieme si può fare school, la realtà che l’omonima organizzazione, nata nel 2013 a Monza per una prima missione di beneficenza denominata “Pasqua in Siria”, ha costruito nel campo sfollati di Bab al-Hawa.
Una zona dove, dopo oltre dieci anni di guerra civile, restare in vita non può e non deve essere l’unico pensiero. Soprattutto per un bambino. “Nella nostra scuola, dove operano 13 maestri, un direttore e un bidello, che ora torneranno in classe dopo la fine di alcuni lavori, cerchiamo di dare un’istruzione di base e sosteniamo le spese di tutto, dagli insegnanti alle utenze” spiega Lorenzo Locati, fondatore della Onlus monzese “Insieme si può fare” ed ex professore di Educazione fisica al Liceo artistico Nanni Valentini.
“Abbiamo il sostegno di tanti donatori, anche da Monza, città a cui abbiamo intitolato una delle 6 aule della “Insieme si può fare school” – continua – inoltre è sempre attivo il progetto “Adotta un maestro” con il quale si può pagare parte dello stipendio di un insegnante, circa 150 dollari al mese”.
L’IMPORTANZA DELLO STUDIO
L’istruzione, nella ferma convinzione che possa essere la base su cui costruire un vero rinascimento sociale ed economico, è uno degli elementi principali dell’azione della Onlus monzese. Che da anni, nei territori martoriati al confine tra Siria e Turchia, ha messo in piedi una sempre più ampia rete di solidarietà in grado, tra le altre cose, di inviare oltre 40 container di aiuti umanitari.
.“Dal 2017 a Reyhanli, in Turchia gestiamo la Plaster School , sostenuta dal progetto “Every child is my child”, dove 80 bambini, in maggioranza portatori di handicap e non in condizioni di frequentare costosi istituti privati, vengono preparati per accedere alla scuola pubblica turca – spiega Locati (nella foto in basso) – è un esperimento davvero importante perché ci occupiamo non solo dei bambini, ma anche delle loro famiglie a cui ogni mese regaliamo cibo e materiale scolastico per avere un sostentamento che gli consenta di continuare a mandare i piccoli a studiare”.
È un impegno più recente, ma non meno significativo per la Onlus “Insieme si può fare”, la scuola del campo di Rukban in Siria, ai confini giordani e iracheni. “Era completamente allo sfascio e noi ci siamo occupati del rifacimento dei tetti delle 8 aule, di costruire i servizi igienici, fornire il materiale didattico, sistemare il cortile e contribuire al pagamento degli insegnanti – racconta il fondatore dell’organizzazione monzese – in questa zona desertica, dove d’estate si arriva a 50 gradi e d’inverno ci sono temperature così gelide da aver ucciso dei neonati, ora studiano 100 bambini”.
Il valore della formazione può essere altrettanto decisivo anche per il riscatto degli adulti. Come dimostra il Peace and Cooperation Camp, un piccolo campo sfollati in Siria, proprio a 200 metri dal confine con la Turchia, dove ci sono 35 famiglie e 140 persone, che “Insieme si può fare” ha adottato con ManidiPace.
“Qui c’è una Tenda della solidarietà, donata dall’azienda Bizerba, dove si svolge una scuola per le donne analfabete, il doposcuola per i bimbi e si studia anche l’inglese” afferma Locati.
I PROGETTI AD ALEPPO
Aleppo, tra le più antiche città del mondo, cosa che purtroppo non l’ha risparmiata dall’essere una delle più colpite in termini di vite umane dalla guerra civile in Siria, è un altro dei territori conquistati positivamente da “Insieme si può fare”.
“Ad Aleppo abbiamo una sede che abbiamo chiamato Casa dell’Accoglienza, dove le partecipanti al nostro terzo corso di sartoria hanno già trovato lavoro – annuncia Locati – portiamo avanti anche, nell’ambito del progetto “Valter” un corso di avviamento professionali per giovani parrucchieri ed inoltre forniamo un sussidio, con forniture di cibi e famarci salvavita, a 60 famiglie musulmane e cristiane”.
“Sempre ad Aleppo, novità recente, abbiamo adottato in toto Casa Speranza, una struttura/riformatorio che ospita 30 bambini non scolarizzati dai 6 ai 13 anni sorpresi a rubare e mendicare a cui mensilmente, con l’aiuto dei nostri sostenitori, forniamo cibo, medicine, vestiti, lezioni di arabo e matematica” continua.
IL VENTO DELL’AFGHANISTAN
La situazione ancora tumultuosa che si sta vivendo in Afghanistan, dopo il ritiro definitivo e sorprendente, nei tempi e nelle modalità, delle truppe americane e dei Paesi occidentali, apre scenari di incertezza e sofferenza. E non solo per la vita delle persone e per il rispetto dei diritti umani, in particolare delle donne.
L’eco negativa degli eventi afghani potrebbe colpire, direttamente o indirettamente, un’ampia zona territoriale. Compresa la Siria. “Speriamo di non avere conseguenze, anche se non è così difficile arrivare in Siria attraverso l’Iraq – afferma il fondatore della Onlus “Insieme si può fare” – certamente, come ha detto in questi giorni Francesca Mannocchi, giornalista che ho avuto modo di conoscere nei nostri viaggi umanitari, i talebani tolgono libertà alle donne non da oggi e l’Occidente doveva aspettarselo”.
“Mi fa paura che nella partita Afghanistan entrino frange dell’Isis che possano rendere il Paese la culla di estremisti radicali e foreign fighters – continua – se fosse così, il pericolo diventerebbe vicino ed evidente anche per l’Occidente”.