Gli ex dipendenti della Bames tornano in presidio davanti alla Provincia di Monza e Brianza. I lavoratori si riuniranno giovedì 11 novembre dalle ore 8.45.
VIA ALLA SECONDA PARTE DEL PROCESSO
“Dopo la condanna in primo grado a 4 anni e 8 mesi a due imputati, per gli altri otto imputati parte il processo con il rito ordinario. A distanza di quasi 4 anni dalla richiesta di rinvio a giudizio (30 gennaio 2018), tornano in piazza gli ex dipendenti chiedendo che chi ha causato il disastro in Bames e SEM sia processato e chi ha avuto responsabilità paghi” commenta il comitato ex lavoratrici e lavoratori di Bames e SEM.
Una lunga storia giudiziaria che non ha ancora visto la sua conclusione definitiva, ma che ha per il momento segna un punto a favore delle lavoratrici e dei lavoratori.
“Distrazione di fondi per decine di milioni di euro e 480 persone rimaste senza lavoro: il bilancio della bancarotta Bames e Sem è di quelle che colpiscono pesantemente l’economia di un territorio e, con esso, il destino delle lavoratrici e dei lavoratori” prosegue il comitato. “La rilevanza della sentenza è stata evidenziata anche dagli avvocati che hanno seguito il caso per conto delle organizzazioni sindacali: Una sentenza importante sul piano giuridico perché non è usuale il risarcimento ai lavoratori in caso di condanna per bancarotta fraudolenta”.
Bames è fallita nel 2013. La prima sentenza è arrivata nel dicembre del 2020
E’ stato un lungo percorso e non è ancora finito. Sono stati organizzati regolarmente presidi degli ex dipendenti davanti al Tribunale di Monza in occasione delle udienze, tenendo alta l’attenzione della stampa e delle istituzioni locali.
In tutti questi anni, fin dall’inizio del fallimento (ottobre 2013), un gruppo di lavoratrici e lavoratori, ha continuato a ritrovarsi periodicamente (almeno 2 volte al mese), in aula RSU all’interno della loro ex azienda.
“Ritornano in presidio gli ex dipendenti per ricordare che ci sono ancora e che c’è a Vimercate un’area importante che continua a rimanere sottoutilizzata e che poteva e doveva essere rilanciata con forza. La soluzione che viene prospettata non è sicuramente quella per cui ci siamo spesi in tutti questi anni con le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, con le RSU, con Fim e Fiom, non lo è perché presenta un impatto occupazionale negativo, un sito che ha contenuto 3.000 dipendenti (oltre l’indotto) ai poco più di 200 prospettati nel 2024, con il rischio di perdere i circa 500 dipendenti presenti oggi. Negativo per l’impatto paesaggistico (“tre torri alte 39 metri”), per quello ambientale e di inquinamento (“traffico in entrata e in uscita dal sito di oltre 120 camion al giorno”) causando peggioramenti in quella zona che ricadranno sugli abitanti di Velasca e di Vimercate nord, già a rischio anche con la questione Pedemontana” spiega l’ex sindacalista Redaelli.