Un terreno di scontri, battaglie e sconfitte: in un libro a più voci la storia della Cascinazza

15 novembre 2021 | 11:26
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Un terreno di scontri, battaglie e sconfitte: in un libro a più voci la storia della Cascinazza

Si chiama “Cascinazza ieri, oggi, domani“ e ripercorre la vicenda dell’area più contesa di Monza. Il volume è stato presentato al centro civico San Rocco.

Sull’area della Cascinazza un passato c’è, quello che manca è un progetto per il futuro. Si torna a parlare in presenza di quella che è stata definita “l’area più contesa di Monza“, la Cascinazza, l’ampio spazio libero situato a sud della città, lungo il Lambro. A tracciare il passato tormentato di quello che è diventato quasi un simbolo per i monzesi è un libro, Cascinazza ieri, oggi, domani“, realizzato dall’associazione Città Personescritto a più mani da coloro che meglio conoscono le vicende dell’area e se ne sono interessati. 13 in tutto gli autori, tra cui spiccano due ex primi cittadini: Michele Faglia e Roberto Scanagatti. C’erano anche loro alla presentazione che lo scorso giovedì si è tenuta al centro civico di San Rocco.

Cascinazza, una lunga storia 

Si torna indietro nel tempo, ma la protagonista resta lei: la Cascinazza, un’area agricola di circa 50 ettari, che negli ultimi 60 anni di storia più volte è stata contesa tra costruttori, ambientalisti e amministratori. Gli scatti del fotografo Umberto Isman, contenuti nel libro “Cascinazza ieri, oggi, domani“ (Edizioni Novaluna) rendono perfettamente l’idea dello stato di abbandono dell’area. Un peccato, considerando che la storia della Cascinazza ha radici antiche che hanno attraversato secoli di storia monzese . Oggi quel che rimane è uno spazio spoglio, la cui struttura centrale, è in totale stato di degrado.
“Ci sono rifiuti non chiari, parti che cadono a pezzi e la natura ha preso il sopravvento cambiando addirittura le caratteristiche morfologiche dell’area”, spiega Michele Faglia, ex Sindaco di Monza e autore di un capitolo del volume.

Michele Faglia

La vicenda della Cascinazza è nota ai più e si intreccia con i progetti residenziali portati avanti nel Nord Italia a partire dagli anni del boom edilizio, compresi quelli della famiglia Berlusconi. Il libro cerca di fare sintesi, partendo dal 1962, quando il Comune, volendo realizzare un tratto di viale delle Industrie chiese, in sede di trattativa bonaria, all’immobiliare Cascinazza dei Ramazzotti e Verga – allora proprietari di quei terreni – di formulare una proposta che non tardò ad arrivare: quella, appunto, di poter costruire 1,75 milioni di metri cubi, di cui 1,6 residenziali. “Era una sorta di Milano 2, per circa 20 mila abitanti”, spiega Giorgio Majoli, autore del profilo storico della Cascinazza.

Il resto è storia, o meglio una serie di storie, alcune rimaste aperte che hanno avuto un parziale epilogo solo nei primi anni 2000, quando la giunta Faglia con una modifica del PGT blindò l’area ai costruttori: il sogno, non realizzato, era quello che l’ampio spazio diventasse un’oasi agricola.

Umberto Isman mostra le foto della Cascinazza

“Mi sono chiesto più volte perchè l’uomo che allora era il più potente d’Italia non riuscì mai a costruire su quest’area – commenta Roberto Scanagatti alla presentazione del libro presso il centro San Rocco. – Quello che penso io è che gran parte del merito di aver salvato l’area da nuovi spazi residenziali è stato dei cittadini: si è presa coscienza che quello spazio andava mantenuto verde, agricolo. Il “troppo storpia”, per dirla in modo semplice. Dopo tutti questi anni di amministrazione posso dire che una battaglia non la conduci da solo, sono le persone che ti danno forza e argomenti. Con la Cascinazza è andata così”.

La proposta: “Il futuro della Cascinazza? Guardiamo al PNRR”

La storia, però, non è finita. “Bisogna vigilare – chiosano gli autori – perchè questa storia non è finita e sappiamo che ci sono  amministrazioni che cercano di rendere edificabili più terreni possibili. C’è un’opportunità importante però davanti a noi e si chiama PNRR: risorse considerevoli che potrebbero sciogliere tanti nodi nel nostro Paese. Qui a Monza, con il caso Cascinazza, abbiamo un esempio concreto di come poter usare questi fondi”.