Comunicare quando si chiude: preservare il valore anche oltre l’attività

Quando un’attività non rende abbastanza, una sede non ha abbastanza lavoro, uno stabilimento non è più competitivo, a volte si pensa di chiudere una parentesi e aprirne un’altra.
Come affrontare i periodi di crisi?
Anche i naviganti più esperti a volte devono ammainare la vela. Quando un’attività non rende abbastanza, una sede non ha abbastanza lavoro, uno stabilimento non è più competitivo, a volte si pensa di chiudere una parentesi e aprirne un’altra. Anche in questo caso comunicare bene è essenziale. Ci permette di far sentire rispettati i collaboratori e le loro famiglie, anche in un momento di difficoltà. Aiuta a mettere in una diversa luce gli elementi dell’attività che comunque possono generare ancora valore: il brand, i macchinari, gli edifici, la licenza. Sostiene la conversazione con stakeholder pubblici e privati, tra cui le istituzioni, i sindacati, le comunità locali. Per gli imprenditori, significa anche uscire da situazioni difficili a testa alta, e trovare terreno fertile e supporto per ripartire con nuovi progetti.
Come sono stati affrontate queste situazioni?
Quando una multinazionale ha avviato la chiusura di uno dei suoi stabilimenti in Italia, la strategia di comunicazione è stata di annunciare la notizia soltanto dopo aver trovato soluzioni per mitigare in modo sostanziale l’impatto. In questo modo si è contenuta la tensione dei dipendenti, che hanno continuato ad impegnarsi nel lavoro fino all’ultimo, l’azienda non ha subito attacchi mediatici potenzialmente molto dannosi, le critiche all’azienda e ai suoi manager nei social media sono state molto limitate. Grazie a una strategia mirata alla discrezione e al contenimento delle notizie, la chiusura non ha avuto effetti negativi sulla reputazione dell’azienda e dei leader che hanno condotto l’operazione.
Quali sono gli effetti?
Non sempre la discrezione è possibile e ci sono moltissimi casi in cui le aziende hanno avuto ripercussioni per notizie diffuse, in maniera più o meno volontaria, che hanno avuto un forte impatto sia sui dipendenti e la loro motivazione, sia sull’immagine dell’azienda stessa. Questo aspetto è di particolare importanza in un contesto come quello italiano in cui l’opinione pubblica tende a sottolineare come le aziende italiane siano svendute all’estero o non abbastanza protette per stimolare una crescita economica del paese.
Cosa fanno le consulenti Skippers Project in questi casi?
Abbiamo affrontato più volte situazioni come questa: saliamo a bordo per monitorare attentamente lo stato del mare, capire cosa troveremo lungo la rotta, lavorare a fianco del capitano per mettere a punto strumenti e contenuti per preservare tutto ciò che si può di una nave che non potrà più navigare.
Per approfondire Skippersproject.com
(redazionale)