Nuovo regolamento delle Consulte di Monza, Arbizzoni: “Un mese per le osservazioni”

Gli organismi di partecipazione dei cittadini avranno tempo fino all’11 dicembre per proporre modiche al testo inviato dagli uffici comunali. L’assessore risponde alle critiche e spiega le novità per le Consulte.
È uno di quei temi di cui si parla da mesi, tanto che più di qualcuno, anche tra gli stessi protagonisti, dubitava che si sarebbe mai arrivati a qualcosa di concreto. E, invece, l’11 novembre il nuovo Regolamento delle Consulte di quartiere di Monza è stato inviato dagli uffici comunali ai coordinatori delle dieci realtà civiche in cui è diviso il territorio del capoluogo della Brianza.
Le Consulte, secondo le prime intenzioni dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Allevi e dall’assessore alla Partecipazione, Andrea Arbizzoni, che si sono affidati alla consulenza di Labsus per la redazione del nuovo Regolamento, avrebbero avuto quindici giorni di tempo per presentare eventuali modifiche al testo. Le novità, che determinano le caratteristiche e il funzionamento delle Consulte di Monza, hanno, però, sin da subito scatenato il dibattito tra il Comune e i referenti di questi organismi di partecipazione su base territoriale.

I malumori più forti, anche sulle tempistiche concesse dal Comune alle Consulte per dare un parere sul nuovo Regolamento, sono stati espressi in particolare dal Comitato di quartiere Sant’Albino sul proprio blog. Ma sembra che più di una Consulta abbia già espresso a Piazza Trento e Trieste la necessità di analizzare con più tranquillità il testo. Ne abbiamo parlato con l’assessore Arbizzoni che, in quest’intervista ad MBNews, annuncia: “Abbiamo deciso che le Consulte avranno un mese di tempo dalla ricezione del Regolamento, quindi fino all’11 dicembre e non, come pensato all’inizio, fino al 25 novembre, per inviarci le loro osservazioni” assicura.
L’esponente della Giunta Allevi replica anche sui punti più caldi attualmente oggetto di discussione: dagli ambiti d’azione delle Consulte al loro potere di spesa, dalla pianificazione delle giornate di quartiere alla definizione dei patti di cittadinanza e di collaborazione, fino alla creazione della figura del cosiddetto “supervisore” e alla durata del mandato dei coordinatori con i meccanismi di sfiducia e di democrazia interna.
L’INTERVISTA
Assessore Arbizzoni, partiamo dalle novità del nuovo Regolamento delle Consulte di quartiere di Monza. Quali sono quelle che ritiene principali?
Prima di tutto mi preme dire che il nuovo Regolamento non è stravolgente rispetto a quello ancora in vigore. Semplicemente abbiamo pensato che fosse necessario migliorare alcune carenze di questo strumento a disposizione dei cittadini. Tra le novità ci sono una più precisa definizione delle finalità delle Consulte, l’aumento dei loro settori di interesse, che prima non prevedevano la cura del verde pubblico e delle opere pubbliche, l’inserimento delle Giornate di quartiere, la modifica dei requisiti di partecipazione, l’introduzione della scadenza del mandato del Coordinatore e l’ammissione al Tavolo dei Coordinatori di un consulente terzo di Labsus in funzione di supporto, che abbiamo voluto chiamare supervisore.

Anche su questa nuova figura, il supervisore, si è espresso pubblicamente il Comitato di quartiere Sant’Albino che parla di “una impostazione autoritaria” da parte del Comune, come sarebbe dimostrato anche dal fatto che uno dei principi generali del nuovo Regolamento è il “rispetto per l’Amministrazione Comunale”. Come replica?
Il percorso partecipativo, attraverso gli incontri che tra febbraio e marzo ci sono stati tra i consulenti di Labsus, in particolare Pasquale Bonasora, esperto di sviluppo locale e tutte le dieci Consulte, testimonia la volontà del Comune di non imporre assolutamente nulla e di costruire insieme una cornice che consenta attraverso le Consulte di esprimere le istanze territoriali del quartiere e promuovere la cittadinanza attiva. Sul termine “supervisore” non ne facciamo una battaglia di principio. Si possono usare anche altre parole, facilitatore o consulente. La sostanza è che si tratta di un aiuto, un supporto che accompagnerà i dieci coordinatori nel portare avanti il lavoro delle Consulte e anche nella formazione.
Come si è arrivati al nuovo Regolamento?
Abbiamo pensato di migliorare quello esistente che presentava alcune lacune, come ad esempio quella di non prevedere una scadenza per la carica di Coordinatore, che invece nel nuovo testo è di 3 anni con un rinnovo possibile di 2. Previsto anche lo strumento della mozione di sfiducia che deve essere presentata dai due quinti dei membri iscritti alla Consulta e votata dalla maggioranza assoluta dei componenti presenti alla discussione.
Ci siamo rivolti a Labsus, che sono gli stessi consulenti a cui si è affidata la precedente amministrazione per il Regolamento attualmente in vigore. Dopo una serie di incontri nei mesi scorsi con tutte le Consulte ne è emerso un testo che cerca di tenere in considerazione le esigenze emerse dal dialogo con i cittadini. Anche per questo avevamo pensato che per l’analisi del nuovo Regolamento da parte dei coordinatori potessero bastare 10-15 giorni.
Invece da più parti è arrivata la richiesta di allungare i tempi per inviare modifiche ed osservazioni. Si dichiara disponibile a prenderla in considerazione?
Ne ho parlato anche con il sindaco Allevi e posso dire che le Consulte avranno un mese esatto dalla ricezione del Regolamento per mandarci le loro risposte. Quindi fino all’11 dicembre, in quanto il testo è stato inviato l’11 novembre. Non penso si possa andare oltre, anche perché non voglio caricare gli uffici comunali di lavoro nel periodo natalizio. Il nuovo Regolamento dovrà poi andare in Giunta, in Commissione consiliare ed infine in Consiglio comunale dove il mio auspicio è che si possa arrivare all’approvazione entro gennaio 2022.
Un’altra delle critiche arrivate dal Comitato Sant’Albino è sul minor potere di spesa delle Consulte che avrebbero praticamente solo la possibilità di organizzare le feste di quartiere. È così?
Direi assolutamente di no. Nel nuovo Regolamento è scritto che “l’Amministrazione Comunale concorre, nei limiti delle risorse disponibili, alla copertura dei costi sostenuti”, una formula standard che garantisce finanziamenti, ma semplicemente significa, di fronte ad emergenze impreviste come il Covid, che se ci dovessero minori entrate non si possono sempre e comunque garantire tutti i servizi.
Per il resto si stabilisce che le Consulte si occupano anche di organizzare “la/le giornate di quartiere che sono occasioni di incontro e confronto tra gli abitanti del quartiere, con cadenza annuale, che favoriscono la partecipazione alla vita cittadina da parte di tutte le fasce della popolazione”. Per queste iniziative il Comune ha sempre garantito e continuerà a garantire un alto budget con la previsione anche di bonus.
E per i Patti di cittadinanza, a cui è dedicato l’allegato 1 del nuovo Regolamento delle Consulte, cosa cambia?
Viene definito il processo di costruzione dei Patti che consta di una fase di formazione della proposta, di una fase di approvazione in Giunta Comunale e di inserimento del Patto all’interno della programmazione dei Servizi dell’ente per le rispettive competenze e previsioni di Bilancio e, infine, di una fase di attuazione. I Patti di cittadinanza sono un’iniziativa importante per le proposte progettuali delle Consulte in cui l’amministrazione comunale crede molto, come dimostrano gli accordi firmati nei mesi scorsi che hanno garantito uno stanziamento di 20mila euro per ognuna delle dieci Consulte di Monza.
Tra i soggetti che possono partecipare alle Consulte ci sono anche aziende private aventi sedi nell’ambito territoriale di ciascuna Consulta di quartiere. Non c’è il pericolo che non si tutelino gli interessi generali dei cittadini?
A parte il fatto che già nell’attuale Regolamento si prevedeva l’iscrizione di aziende private come anche di associazioni, cooperative e più in generale degli enti del Terzo Settore. Inoltre, nella bozza che abbiamo inviato ai coordinatori, c’è chiaramente scritto che le aziende private devono essere “interessate a prendere parte ad attività di interesse generale a favore della comunità di riferimento, indipendenti dall’attività aziendale e/o commerciale”. Mi viene il dubbio che chi solleva questioni su questo punto non abbia letto nemmeno il Regolamento ancora in vigore.