Al Liceo Zucchi in gonna per un giorno. Succede a Monza contro sessismo e “mascolinità tossica”

10 novembre 2021 | 16:18
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Al Liceo Zucchi in gonna per un giorno. Succede a Monza contro sessismo e “mascolinità tossica”

A scuola tutti in gonna per un giorno: l’iniziativa dei liceali dello Zucchi di Monza contro il sessismo e la mascolinità tossica.

In gonna e per una buona causa. Lasciano i pantaloni nell’armadio gli studenti e le studentesse del Liceo classico Zucchi di Monza. Oggi, mercoledì 10 novembre, i liceali si sono recati a scuola in gonna, un gesto simbolico contro la mascolinità tossica e contro la sessualizzazione del corpo femminile. L’iniziativa non è nuova, fu lanciata un anno fa con l’hashtag #Zucchingonna, per cui fu poi creata un’apposita pagina social. L’obiettivo degli studenti, sensibilizzare giovani e meno giovani sui temi dell’inclusività e del rispetto reciproco, in una società in cui le violenze di genere e i femminicidi sono tristemente all’ordine del giorno.

“Zucchi in gonna”, l’iniziativa degli studenti contro mascolinità tossica e sessismo 

“«Sii uomo», «non piangere», «non fare la femminuccia»: la mascolinità tossica esiste e danneggia soprattutto gli uomini – spiegano i ragazzi sui social – Viviamo in una società che, per quanto ami definirsi libera e inclusiva, non si dimostra tale. Le problematiche riguardanti le discriminazioni sono tantissime, ma impossibili da affrontare tutte insieme. Come in tutte le cose infatti bisogna fare piccoli passi alla volta, e perché non partire da un oggetto semplice e concreto?  Una gonna, per esempio, ci permette di sollevare due importanti questioni, attuali ed evidenti a chi combatte per l’inclusione: la sessualizzazione del corpo femminile e la mascolinità tossica. Sono problematiche diffuse nella nostra società, e quale luogo migliore se non la scuola riflette il sistema nel quale ci troviamo a convivere con tanti altri. L’ambiente scolastico infatti dovrebbe farci sentire protetti e compresi nel nostro esprimerci liberamente”.

Nella giornata di oggi sul secondo account dell’iniziativa, Zucchi.in.gonnaa alcuni ragazzi hanno condiviso delle storie.

The Times They Are a-Changin, si potrebbe dire citando le parole di Dylan e sarebbe l’espressione giusta. Sui temi di genere, di accettazione dell’io e sul rispetto reciproco, infatti, le nuove generazioni sembrano essere più avanti degli altri. Oggi, un po’ ovunque, si parla dei ragazzi monzesi e della loro, pacifica, manifestazione. L’auspicio però è quello che azioni simboliche possano incidere sul piano della realtà di tutti i giorni. A questo proposito, al Corriere della Sera la Preside dell’istituto Zucchi Rosalia Natalizi Baldi ha detto che “la vera lotta, secondo me, è per esempio rivolgersi alle compagne guardando al loro volto, alla loro intelligenza, alla loro sensibilità. Sempre.”.

BOA – Brianza oltre l’Arcobaleno: “Una gonna non definisce mai il genere di chi la indossa”

A sostegno dell’iniziativa dei liceali, gli attivisti di BOA – Brianza Oltre l’Arcobaleno, l’associazione brianzola che si batte per i diritti delle persone LGBTQ+. “Siamo felici di vedere come anche e soprattutto gli studenti e le studentesse elaborano in maniera immediata e semplice il problema delle discriminazioni di genere – scrivono sui social. – Una gonna non definisce mai il genere di chi la indossa. Una gonna non deve essere vista come indumento sessualizzante o provocatorio nè tantomeno come alibi di violenze e molestie. Brianza Oltre L’Arcobaleno combatte gli stereotipi di genere che producono violenze e non vede l’ora di incontrare studenti, studentesse e corpo docente per abbattere i canoni di una espressione di genere ancora troppo normata e sessualizzata”.

Corbetta (Lega): “Non si cancelli l’identità sessuale”

Critiche invece dal consigliere regionale della Lega Alessandro Corbetta. “La battaglia contro il sessismo e a favore della parità di genere ovunque, sia nella scuola sia negli ambienti di lavoro, è sacrosanta. Non posso nascondere però più di qualche perplessità rispetto all’iniziativa adottata dagli studenti del liceo Zucchi di Monza che sembra confondere il tema della parità di genere con quello della cancellazione dell’identità sessuale. Una trovata sconclusionata e poco rispettosa delle vere battaglie del dopoguerra per l’emancipazione della donna. La gonna nella nostra cultura è simbolo di femminilità e, in particolare la mini gonna inventata dalla stilista londinese Mary Quant, è stata negli anni ’60 un simbolo di emancipazione della donna perché ha rappresentato un passo importante verso la libertà di esprimersi, anche attraverso il modo di vestire, delle stesse donne”.

“Gli studenti dello Zucchi si cimentano poi in un concetto tutto loro di libertà, sostenendo che per loro la libertà è anche permettere ai ragazzi di andare a scuola in gonna – continua il consigliere del Carroccio. – Io credo che prima di lottare per questo, sia oggi più che mai necessario difendere la libertà della donna di vestirsi e comportarsi liberamente a fronte di culture che la vogliono coperta da capo a piedi e sottomessa agli uomini. Così come dovremmo avere il coraggio di affermare che la bellezza tra uomo e donna è il completarsi a vicenda attraverso le diversità insite nei due sessi. Queste differenze andrebbero esaltate e non cancellate, nella piena consapevolezza e affermazione dei diritti della donna, fra cui quello di essere madre senza ad esempio rischiare di perdere il posto di lavoro o dover limitare il proprio ruolo nella società. Tra uomini e donne devono esserci pari diritti, ma la parità di genere va raggiunta senza eliminare i generi stessi.”

“Infine il concetto della “mascolinità tossica” sbandierato dagli studenti, appare come una criminalizzazione del genere maschile nella sua interezza ed è un’assurdità che va combattuta allo stesso modo di altri pregiudizi sessisti”, conclude il consigliere Corbetta.

In apertura uno scatto preso dalla pagina Instagram di “Zucchi in gonna”.