Vecchio San Gerardo di Monza, flashmob dei Comitati: “Si riveda l’Accordo di programma”
I cittadini, anche alla luce della recente riforma della sanità regionale, che prevede Case e Ospedali di Comunità, chiedono di destinare tutta l’area a servizi socio-assistenziali. No ad edilizia residenziale e a nuove strutture commerciali.
La novità è di questi giorni. La Regione ha approvato la riforma della sanità lombarda che punta anche sul potenziamento della medicina territoriale, della prevenzione e dell’Assistenza Domiciliare Integrata. E il vecchio ospedale San Gerardo di Monza, o almeno una parte di esso, è destinato ad ospitare una delle Case e degli Ospedali di Comunità di Monza e dintorni.
Queste strutture che saranno il punto di riferimento per i malati cronici, per i ricoveri brevi e per i pazienti con necessità di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica.
Ma il futuro di un’area ormai dimessa di oltre 60mila metri quadri, la più grande del capoluogo della Brianza, è ancora da scrivere nella sua totalità. E il Comitato “Salviamo l’ospedale ex San Gerardo” e il Coordinamento delle Associazioni e Comitati di cittadini di Monza hanno voluto dire la loro con un flash mob davanti all’ingresso di via Solferino. L’obiettivo è lanciare un appello ed esprimere alcune contrarietà.

“Dopo due aste di vendite da 50 e 37 milioni di euro andate deserte e la recentissima riforma della sanità lombarda, si riveda l’Accordo di Programma stipulato fra Comune di Monza, Regione Lombardia e Azienda ospedaliera nel 2008 per la vendita dell’area di via Solferino e rinnovato nel 2018 senza scadenze né modifiche – afferma Giorgio Majoli, portavoce del Coordinamento delle Associazioni e Comitati di cittadini di Monza – si vada nella direzione di un welfare di prossimità anche per la parte dell’area che non sarà utilizzata per la Casa e l’Ospedale di Comunità. Diciamo no ad altra edilizia residenziale e ad altre strutture commerciali”.
LA PROTESTA
La premessa del flashmob, che è durato circa un’ora ed ha visto la presenza davanti al vecchio san Gerardo anche di alcuni esponenti del Partito Democratico, in particolare il segretario cittadino, Matteo Raimondi, del Movimento 5 Stelle e di Fridays for future Monza, è legata soprattutto al contesto creato dal Covid-19 negli ultimi due anni.
“La pandemia ha messo in evidenza la necessità di una sanità territoriale e ha spostato il dibattito sull’importanza di strutture medie come le Case e gli Ospedali di Comunità previste dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e ora anche dalle legge regionale” spiega Villy De Luca, referente del Comitato “Salviamo l’ospedale ex San Gerardo” ed ex presidente del Comitato di quartiere San Carlo e San Giuseppe.

“Al vecchio San Gerardo queste strutture, su cui siamo d’accordo, occuperanno una parte dell’area, quella degli ambulatori, mentre gli uffici saranno nella parte antistante tutelata dalla Sovrintendenza, ma vogliamo sensibilizzare i cittadini a tenere alta l’attenzione – continua – cosa sarà fatto del resto dello spazio, comprese le aree verdi e dei padiglioni abbandonati? Noi crediamo che le istituzioni, compresa l’Asst Monza, dal cui direttore, Silvano Casazza, siamo in attesa di risposta per una richiesta di incontro, debbano fare scelte che dimostrino come l’urbanistica, le esigenze del territorio e l’aspetto sanitario possano convivere”.
In questo senso rivedere l’ormai datato Accordo di programma fra Comune di Monza, Regione Lombardia e Azienda ospedaliera è, per il Coordinamento delle Associazioni e Comitati di cittadini di Monza, un obbligo imprescindibile. “In linea con il Pgt del 2007 l’Accordo prevedeva 120mila metri cubi di residenziale, qualcosa come 12 palazzi da 8 piani, oltre ad una media struttura di vendita – afferma il portavoce, Majoli – l’idea di base era quella di finanziare i lavori dell’Ospedale nuovo. Ora le cose sono cambiate. I soldi sono arrivati da altre parti e, intanto, a 200 metri dal vecchio San Gerardo c’è pure la Coop. L’Accordo deve essere rivisto”.

LA PROPOSTA
Per i Comitati cittadini i 60mila metri quadrati dell’area del vecchio San Gerardo devono restare un valore aggiunto per la comunità. Ecco perché i servizi socio-assistenziali, ma anche associativi, sono, secondo i promotori del flashmob, la scelta migliore. Che, tra le altre cose, dal loro punto di vista, potrebbe anche garantire una redditività non speculativa.
Tra le opportunità possibili, di cui il Coordinamento delle Associazioni e Comitati di cittadini di Monza è pronto a discutere con gli enti preposti, c’è la proposta dell’Associazione Paraplegici Lombardia (APL). Che ha già inviato a tutti gli attori coinvolti nella vicenda del recupero dell’ex San Gerardo un’istanza per la realizzazione, in uno dei padiglioni da ristrutturare, di un residence sanitario a bassa assistenza sanitaria.

“La struttura, che potrebbe sorgere nel Padiglione Infettivi o nell’ex-Pneumologia, prevederebbe un infermiere al mattino e alla sera per aiutare i paraplegici ad alzarsi, ad andare a letto e per eventuali esigenze” spiega Marco Biffi, referente locale dell’APL e membro del Comitato “Salviamo l’ospedale ex San Gerardo”.
“Il progetto sarebbe un unicum in Lombardia – continua – permetterebbe a quei disabili che non hanno case adeguate di avere un appartamento e potrebbe essere una sorta di casa albergo per tutti quelli che viaggiando per l’Italia sono costretti a fare i conti con le troppe barriere architettoniche ancora presenti nelle strutture ricettive”.