Consegnate in Provincia ai sindaci MB le nuove pietre d’inciampo: 29 manufatti, 29 storie

Davanti alla sede della Provincia è stata posata una pietra d’inciampo in memoria dei morti brianzoli e firmato un nuovo protocollo.
La giornata della Memoria, il 27 gennaio, si avvicina, e con essa cresce anche il desiderio da parte del mondo istituzionale e dei cittadini, di mantenere vivo il ricordo dei milioni di morti e di coloro che vennero deportati durante la Seconda guerra mondiale ad opera delle forze nazi-fasciste. E in Brianza il bilancio fu pesante: solo dopo l’8 settembre ben 384 cittadini furono costretti a lasciare le proprie case per non fare mai più ritorno. Anche per questo, venerdì 21 gennaio, presso la sede della Provincia si è tenuto un doppio evento: la posa davanti al palazzo di una pietra d’inciampo in memoria dei morti brianzoli e, oltre alla sigla di un nuovo protocollo, la consegna ai 23 sindaci che hanno aderito al Comitato provinciale per le pietre d’inciampo, nato nel 2019, di 29 nuove pietre realizzate ad personam dall’artista tedesco Gunter Demnig. Di queste, 7 saranno collocate proprio a Monza nei prossimi giorni.
A posare la prima targa simbolica il presidente della Provincia Luca Santambrogio e Milena Bracesco, presidente del Comitato, alla presenza dei sindaci e dei consiglieri. Un simbolo non solo di memoria, ma anche di sinergia tra le varie istituzioni del territorio in nome della giustizia e dell’uguaglianza, come ha sottolineato Santambrogio.

“L’idea di posare una pietra a simbolico ricordo di tutte le deportate e i deportati della Brianza davanti alla sede provinciale, che consideriamo la Casa dei Comuni – ha spiegato. “É un modo per sentirci una comunità che si riconosce negli stessi valori, che condivide il dolore ma che sa guardare al futuro, tenendo ben salde le radici nel passato. Da oggi vogliamo dare al Progetto pietre di inciampo un corso nuovo per costruire insieme il nostro patrimonio della memoria. Siamo qui per ripartire e riprendere quel percorso che abbiamo iniziato a tracciare per connettere la Brianza a quel mosaico europeo che si sta costruendo grazie all’opera dell’artista tedesco Gunter Demnig“.

La sigla del nuovo protocollo
Prima della cerimonia di consegna dei manufatti ai sindaci, Santambrogio e Bracesco hanno sottoscritto un nuovo protocollo con l’obiettivo di inaugurare un percorso per rafforzare la rete della memoria sul territorio. Un traguardo importante per il Comitato al quale originariamente avevano aderito solo tre comuni: Cesano Maderno, Lissone e Seregno, ma che oggi vanta non solo la partecipazione della provincia ma anche di numerosi altri enti locali come Monza, Arcore, Desio e Villasanta, nonché di molte associazioni e scuole.

Il protocollo nasce per definire “modalità e competenze in tema di organizzazione, governance, realizzazione del progetto con lo scopo di diffondere la memoria della deportazione e del martirio delle persone che vivevano nel territorio brianteo per mano nazi-fascista durante il periodo 1943-1945, mediante la posa delle pietre “Stolpersteine” (d’inciampo) a loro dedicate, con lo scopo di testimoniare e sensibilizzare la popolazione, oltre ad altre attività definite secondo un piano concordato tra le parti”.
In concreto, da oggi sarà la Provincia a supportare a livello organizzativo il lavoro dei volontari che compongono il comitato tramite personale, risorse e competente specifiche per “perseguire e promuovere gli obbiettivi condivisi dai Comuni sul proprio territorio in materia di valorizzazione della memoria”.
Un’iniziativa a livello europeo
La storia delle “Stolpersteine” inizia a Colonia negli anni Novanta ad opera proprio di Gunter Demnig, che tutt’ora realizza le targhe d’ottone che vengono poste al suolo davanti alla porta della casa dove abitò la vittima o fu fatta prigioniera.

Ma perché si chiamano pietre d’inciampo? L’origine del nome è da ricercarsi nel passo della Bibbia dove si parla della cosiddetta pietra che deve suscitare lo scandalo. L’idea è quella che si ritrova nel Talmud secondo la quale “una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”. Ad oggi, in Italia sono più di millecinquecento, in Provincia sono ormai oltre 90 mentre in Europa circa 70mila.