Infermieri in piazza con le tute anti covid “Ci avete spremuto come limoni”

26 gennaio 2022 | 12:59
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Infermieri in piazza con le tute anti covid “Ci avete spremuto come limoni”
La protesta degli infermieri

Scenderanno in piazza indossando quella tuta che, da ormai due anni, ogni giorno utilizzano quando entrano nei reparti covid.

Scenderanno in piazza indossando quella tuta che, da ormai due anni, ogni giorno utilizzano quando entrano nei reparti covid. Bardati da capo a piedi, con la mascherina che per almeno 6 ore li proteggerà.

Così venerdì 28 gennaio si presenteranno gli infermieri del NurSind. Dalle 9 alle 12 in presidio a Milano, sotto al Pirellone, in piazza Duca d’Aosta. Uno sciopero nazionale quello indetto dal maggiore sindacato delle professioni infermieristiche che, in Lombardia, la regione maggiormente colpita dalla pandemia, conta oltre 7.000 iscritti.
Questo flash mob richiamerà numerosi infermieri da tutta la Lombardia. Una manifestazione che segue a quella che nel giugno 2020 era stata già organizzata dal NurSind sotto il Pirellone per chiedere quegli indennizzi e quegli aumenti (sia di personale sia di stipendio) che ad oggi non sono ancora arrivati.

Oltre il 50% degli infermieri lombardi è impegnato in reparti covid

La situazione degli infermieri, anche in Lombardia, non è delle più rosee – spiega Donato Cosi, coordinatore regionale NurSind e componente della direzione nazionale del sindacato -. In Lombardia l’età media degli infermieri è di circa 50 anni. Attualmente oltre il 50% degli infermieri lombardi è impegnato in reparti covid. Oltre agli infermieri impiegati nei centri tamponi e nei centri vaccinali. Infermieri che, come nel caso dell’hub alla Fiera di Milano, vengono spostati dai loro ospedali, anche fuori dalla provincia di Milano, per essere impiegati nel grande ospedale covid della Fiera.
Un lavoro non certo semplice, soprattutto nelle terapie intensive dove gli infermieri – reduci dalle precedenti ondate – vengono impiegati: un infermiere per due pazienti di terapia intensiva, questo il rapporto. Infermieri ai quali, a fine mese, arriva una busta paga che vanta il record di essere tra le più basse d’Europa.  Un neo assunto ha uno stipendio base di 1.450 euro – prosegue Cosi – Un contratto di 36 ore a settimana, che molto spesso sforano, con professionisti che in molti casi lavorano su turni di 12 ore, sia di giorno sia di notte”.

Le ragioni dello sciopero: per rivendicare il mancato riconoscimento economico della professione; per dire basta alla retorica degli eroi e degli angeli che poi vengono abbandonati dalle istituzioni anche quando vengono portati in Tribunale a causa delle pecche del sistema; per rivendicare stipendi più alti visto che gli infermieri italiani sono quelli con lo stipendio più basso in Europa; contro le condizioni di lavoro insostenibili e decennale carenza di personale; contro le aggressioni da parte degli utenti generate proprio da un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti; per frenare la sempre più diffusa diaspora di professionisti che, piuttosto di lavorare in queste condizioni, si licenziano; per vedere riconosciuta e valorizzata la loro reale professionalità; per ricordare che quello dell’infermiere è un lavoro usurante; per avere più infermieri docenti anche nelle Università.