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Una guerra sulla scia della pandemia. Conoscenza e consapevolezza, gli strumenti contro ansia e paure

28 febbraio 2022 | 13:07
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Una guerra sulla scia della pandemia. Conoscenza e consapevolezza, gli strumenti contro ansia e paure

C’è chi sviluppa il “senso di colpa del sopravvissuto” e chi si chiude in un silenzio per il sovraccarico emotivo: la guerra tra Russia e Ucraina sta colpendo, direttamente e indirettamente, le vite di ognuno di noi. Abbiamo intervista la psicologa e psicoterapeuta di Monza, Marina Zanotta

Fino a qualche mese fa, contavamo i numeri di morti, di contagiati. Eravamo preoccupati della situazione dei nostri ospedali. Ora che, nonostante la pandemia non sia ancora del tutto scomparsa dalle nostre vite, comunque sembrava di iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel, ecco che a qualche chilometro di distanza da casa nostra scoppia una guerra.

Che succede ora nella testa di adulti e bambini?  Lo abbiamo chiesto a Marina Zanotta, piscologa e psicoterapeuta di Monza: “quello che sta succedendo non lascia indifferente nessuno: se già normalmente la notizia dello scoppio di una guerra genera sentimenti di ansia e paura, il fatto che tutti noi stiamo ancora vivendo sulla scia di un’emergenza sanitaria, accentua questi sentimenti ancora di più”.

C’è chi si sente disorientato, chi ha paura, chi si documenta fino allo sfinimento, chi si chiude nel silenzio.

Come possiamo gestire al meglio tutte queste emozioni?

“Tutti noi in questo momento proviamo preoccupazione, per il presente e per il futuro: la pandemia ci ha insegnato che il mondo non ha confini, perché ha colpito tutti– spiega la psicologa e psicoterapeuta – ma non dobbiamo confondere quello che è successo con quello che sta accadendo ora in Ucraina. Qui, i confini ci sono e sono la nostra barriera. Anche se la guerra sta colpendo uno Stato che è all’interno dell’Europa, geograficamente non è qui: non c’è l’urgenza, adesso, di avere paura. Bisogna tenere sotto controllo la realtà in cui viviamo”.

Conoscenza e consapevolezza i primi strumenti che si possono usare per riuscire a incanalare al meglio le emozioni di ansia e paura che la maggior parte di noi sta provando: “per affrontare l’ansia, uno strumento molto efficace è quello della conoscenza – continua Marina Zanotta – informarsi bene, leggendo da fonti attendibili, quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina, aiuta molto a tenerci ben ancorati alla realtà dei fatti. Avere consapevolezza di quello che sta succedendo fuori dai nostri confini, e non dentro, aiuta a calmare i pensieri. Questo non significa essere indifferenti, ma essere lucidi senza essere sopraffatti dalle emozioni negative”.

Emozioni però che, come spiega la psicologa e psicoterapeuta monzese a MBNews “vanno legittimate. Avere paura non è sbagliato. Sentirsi smarriti dopo due anni di pandemia e l’inizio di una guerra è legittimo – continua – in alcuni casi può generarsi la cosiddetta ‘colpa del sopravvissuto’: cioè vivere con angoscia il fatto di essere dalla parte fortunata del mondo. Oppure, per chi ha figli, provare il senso di colpa di aver creato una famiglia in un mondo ingiusto. Provare tutte queste emozioni è normalissimo, bisogna riconoscere che le cose terribili possono accadere, ma bisogna anche trovare la forza di rimanere ancorati alla propria realtà”.

Come? “Per esempio lavorando sulla quotidianità, trovando il modo, anche piccolo per essere d’aiuto in uno stato di emergenza: una donazione, un pacco alimentare, un gesto di volontariato – spiega Marina Zanotta – queste azioni ci aiutano a sentirci meno impotenti e passivi”.

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Sentir parlare di guerra, nel 2022, è difficile per gli adulti figuriamoci per bambini e ragazzi. Un tema che è già stato affrontato più e più volte negli ultimi due anni dettati dall’emergenza sanitaria e che ora torna a manifestarsi sotto altre spoglie.

Bisogna spiegargli la guerra e come? “Sì, bisogna parlarne perché la guerra sta toccando le vite di tutti noi, è sbagliato fare finta di niente. Bisogna scegliere i modi e le parole giuste in base all’età del bambino ovviamente, ma la regola generale è che vanno accolte le loro emozioni, di preoccupazione, paura o ansia, e va spiegato loro che, al momento, quello che sta accadendo a chilometri di distanza non è la nostra realtà. Non bisogna però mentire promettendo cose di cui non abbiamo certezza, dicendo magari che da noi non succederà mai. Non lo possiamo sapere, ma ovviamente facciamo tutti gli scongiuri del caso”.

E ci racconta: “nella classe di mia figlia, per esempio, le maestre hanno fatto scrivere una poesia sulla pace e poi chiesto ai bambini di fare un disegno: la maggior parte di loro ha ritratto sé stesso, in lacrime, e il padre morto. Intorno ai 7 anni, bambini e bambine cominciano a sviluppare il senso di empatia, il fatto che loro comunque provino questi sentimenti di profonda tristezza per quello che sta accadendo, immaginando i loro coetanei coinvolti in un conflitto di guerra, che non possono andare a scuola o che perdono un genitore a causa della guerra, significa che hanno dentro di loro il seme dell’empatia, dell’uguaglianza, del diritto,  e va coltivato”.

“Noi – aggiunge – siamo cresciuti con lo spauracchio dei racconti dei nostri nonni sulla Seconda Guerra Mondiale. Come genitori possiamo ora lavorare su una nuova cultura di consapevolezza e pace. Soprattutto nei bambini più piccoli, va ricordato, che le loro emozioni spesso sono lo specchio di quelle degli adulti che li circondano”.

E se, invece, di sentimenti come ansia e paura, in adulti e bambini, comparissi uno stato di apatia?

“Può succedere anche questo – conclude la psicologa monzese – e va considerato come un campanello d’allarme: evidentemente, pandemia e guerra, hanno creato un carico emotivo troppo impegnativo e pesante da gestire, e quindi ci si chiude ad ogni emozione. In questo caso, un adulto dovrebbe farsi aiutare da un professionista per cercare di elaborare il tutto, se dovesse succedere ai più piccoli, il mio consiglio è cercare di indagare il loro silenzio, aiutandoli a sbloccarsi, e capire che le emozioni non devono far paure ma vanno conosciute per essere affrontate”.