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Nursind: la Regione ascolta, e in parte accoglie, le richieste degli infermieri

3 febbraio 2022 | 10:21
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Nursind: la Regione ascolta, e in parte accoglie, le richieste degli infermieri
Lo sciopero degli infermieri sotto il Pirellone

Il loro grido d’allarme non è rimasto inascoltato, ma la politica lombarda ha bipartisan ascoltato le istanze della categoria.

Dopo lo sciopero nazionale e la protesta sotto il Pirellone i rappresentanti del Nursind Lombardia sono stati ricevuti dalle istituzioni. Il loro grido d’allarme non è rimasto inascoltato, ma la politica lombarda ha bipartisan ascoltato le istanze della categoria.
“Sono molto soddisfatto – commenta Donato Cosi, coordinatore NurSind Lombardia e componente del direttivo nazionale -. È un primo fatto concreto di attenzione agli infermieri e alle nostre necessità. Un primo segnale della politica, a prescindere dai partiti, con la volontà di riconoscere la nostra professione e il nostro lavoro. Adesso siamo a disposizione per lavorare in fretta e sodo per raggiungere quelle richieste che, ancor prima della pandemia, avevamo fatto”.
Dopo la manifestazione sotto il Pirellone una delegazione del NurSind è stata ricevuta da Simona Tironi (Forza Italia) vice presidente alla Commissione sanità del Consiglio regionale, da Carmela Rozza (Pd) infermiera, consigliera e componente della Commissione III (Sanità e Politiche sociali), e da Gregorio Mammì (M5S) consigliere regionale e segretario della III Commissione (Sanità e politiche sociali).
Sul tavolo in primis la richiesta dell’aumento del personale, dell’aumento dello stipendio (quello degli infermieri italiani è tra i più bassi in Europa). Poi le altre richiesti presentate durante lo sciopero: rivendicare il mancato riconoscimento economico della professione; per dire basta alla retorica degli eroi e degli angeli che poi vengono abbandonati dalle istituzioni anche quando vengono portati in Tribunale a causa delle pecche del sistema; per rivendicare stipendi più alti visto che gli infermieri italiani sono quelli con lo stipendio più basso in Europa; contro le condizioni di lavoro insostenibili e decennale carenza di personale; contro le aggressioni da parte degli utenti generate proprio da un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti; per frenare la sempre più diffusa diaspora di professionisti che, piuttosto di lavorare in queste condizioni, si licenziano; per vedere riconosciuta e valorizzata la loro reale professionalità; per ricordare che quello dell’infermiere è un lavoro usurante; per avere più infermieri docenti anche nelle Università.
Abbiamo ascoltato le loro istanze e siamo disponibili ad aiutarli, per quanto nelle nostre competenze e possibilità – ha commentato Simona Tironi -. Dove la Regione può intervenire c’è la volontà di andare incontro alle loro legittime richieste. Dove – per esempio in merito all’aumento dello stipendio e del personale – non possiamo, ci faremo portavoci delle loro istanze al tavolo della Conferenza Stato-Regioni”.
Tanto che nella giornata di martedì 1 febbraio è stata accolta all’unanimità in Consiglio regionale la mozione bipartisan con cui si chiede alla Giunta di intervenire presso la Conferenza Stato-Regioni al fine di disegnare un reale piano di assunzioni e adeguare gli stipendi del personale infermieristico e delle professioni sanitarie a quelli europei. Inoltre, il documento chiede l’attivazione della Giunta regionale presso il Governo affinché sia valutato il superamento del vincolo di esclusività per la professione infermieristica, in un percorso di valorizzazione complessiva della figura infermieristica con particolare attenzione alla medicina territoriale e alla didattica universitaria. Durante il consiglio regionale è stato ribadito che in Lombardia mancano  9.500 figure professionali di cui 3.500 nelle RSA, 4.500 nelle strutture sanitarie e 1.500 infermieri di famiglia”.
“La pandemia ci ha dimostrato l’importanza del lavoro degli infermieri, e la qualità del loro servizio – commenta la consigliera Rozza -. Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti e adeguare le retribuzione all’alta professionalità dei nostri infermieri”.
Un importante passo in avanti: aver sollevato l’attenzione della politica su un’emergenza che il NurSind porta all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni: servono più infermieri, serve un turn over di quelli in servizio (che hanno un’età media di 50 anni), serve un adeguamento dello stipendio (un infermiere neo assunto ha uno stipendio base di 1.450 euro, con un contratto di 36 ore a settimana, che molto spesso sforano, con professionisti che in molti casi lavorano su turni di 12 ore, sia di giorno sia di notte).
“È un messaggio importante – commenta Mammì -. Che dimostra che la politica è unita ed è tutta sulla stessa linea per portare a case le istanze presentate dagli infermieri”.