Crisi Ucraina, la Brianza pronta ad accogliere: “C’è un modello che funziona”

La rete di accoglienza costruita è stata il frutto della collaborazione della Brianza solidale che per anni ha attivato percorsi virtuosi nelle comunità e ha difeso i valori dell’accoglienza diffusa.
Le Nazioni Unite stimano in oltre 2 milioni coloro che forzatamente hanno già lasciato l’Ucraina, diretti soprattutto verso la Polonia, la Romania e la Moldova. Si stimano fino a 5 milioni le persone che potrebbero chiedere asilo in altri Paesi nelle prossime settimane. Molti in questi giorni hanno già fatto ingresso in Italia.
“Per quanto concerne l’accoglienza sul nostro territorio è già attiva una rete di soggetti che dall’emergenza Nord Africa del 2011 ha costruito un sistema di accoglienza diffusa che negli anni è stato ampliato grazie alla collaborazione delle istituzioni, degli attori del terzo settore, delle organizzazioni sindacali e di privati cittadini solidali” spiegano i sindacati RTI Bonvena e Brianza Accogliente e Solidale,.
La Brianza è quindi già pronta a fare la sua parte per accogliere chi fugge dai conflitti, a fornire quanto necessario per ritrovare stabilità (vitto e alloggio) e un minimo di serenità e a garantire percorsi di integrazione. La rete di accoglienza costruita è stata il frutto della collaborazione della Brianza solidale che per anni ha attivato percorsi virtuosi nelle comunità e ha difeso i valori dell’accoglienza diffusa.
“Un’accoglienza diffusa che non significa unicamente solo “casa”, ma che prevede l’attivazione naturale e solidale delle reti locali delle associazioni, degli enti di formazione, scuole, sindacati, così da favorire un inserimento nel tessuto sociale – continua la nota stampa – Un modello di accoglienza solidale che in questi anni ha garantito a tutti lo stesso trattamento e le stesse chance di integrazione in coerenza ai principi sanciti dalla Carta dei Diritti dell’Uomo e che in questi giorni è pronto a riattivarsi per chi ne ha nuovamente bisogno, come sempre “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Quello che ci auspichiamo di poter fare ora è di offrire un’accoglienza coordinata e non improvvisata alle persone in arrivo, seguendo le indicazioni che gradualmente gli enti preposti sapranno indicarci e che sono in evoluzione in questi giorni, così da poter garantire opportunità e diritti uguali a tutti coloro che arriveranno con una visione a medio lungo termine dove sarà indispensabile unire solidarietà e competenza”.