Intervista a Samuele Stucchi, anima de La Mongolfiera: “50 anni negli scacchi, abbiamo sempre puntato sui giovani”

Ex componente nazionale della Federazione scacchistica italiana, cofondatore e attuale presidente dell’Associazione de La Mongolfiera di Vimercate: abbiamo fatto quattro chiacchiere con Samuele Stucchi. Per gli amanti degli scacchi si apre una stagione ricca di iniziative.
Vimercate. È una disciplina che ha bisogno di tempo quella degli scacchi. Le mosse, l’attesa, lo studio dell’avversario, la strategia a lungo termine, il finale. In mezzo c’è il medio gioco, dove mossa dopo mossa – a volte servono anche ore – si costruisce una partita intera. Se per qualcuno può apparire una disciplina noiosa o solitaria basterà fare un giro al circolo scacchi La Mongolfiera a Vimercate, per scoprire che dentro quelle 64 case che compongono una scacchiera c’è passione, intelligenza, e, paradossalmente tanto gioco di squadra. Ogni sabato nella sede di Via Velasca a Villa Volentieri si ritrovano decine di giocatori brianzoli di ogni età: i più anziani, volti noti a tutto il circolo, i ragazzi, e i bambini che proprio nella sede vimercatese muovono i loro primi pezzi, interpretando alla lettera la parola “gioco”. Per numero di iscritti (erano 130 pre Covid), si tratta del terzo circolo della Lombardia.
A mettere cuore e anima in tutto ciò è Samuele Stucchi, ex componente nazionale della Federazione scacchistica italiana, cofondatore e attuale presidente dell’Associazione culturale e sportiva dilettantistica La Mongolfiera di Vimercate per la promozione e la pratica dello sport degli scacchi. A questa parola “associazione“, ci spiega, è molto legato.
“Di circoli scacchi in giro per la Lombardia ce ne sono diversi – racconta tra una mossa e l’altra – ma ci tengo a dire che questa qui è un’associazione, proprio perchè il suo compito è proprio quello di associare, unire, creare comunità. Formare i grandi campioni non è la priorità. Certo, poi abbiamo rapporti e con alcuni di loro il percorso si è anche intrecciato, però il nostro obiettivo è un altro, ed è fare in modo che le persone amino questo sport e qui si possano sentire a casa”.
Anche i più giovani?
“Puntiamo tanto sui giovani. Se ce lo chiedono andiamo anche nelle scuole, ma qui nelle nostre sedi c’è il vero cuore delle nostre attività. Abbiamo i nostri corsi, portati avanti da bravissimi istruttori che si approcciano ai più piccoli in modo, a mio avviso, perfetto: fanno vivere a bambine e bambini il gioco degli scacchi vero e proprio. E loro si appassionano. Certo, anche la famiglia fa la propria parte: va avanti di solito chi ha genitori che motivano e sono pronti anche a “sacrificare” i loro weekend per un torneo scacchi”,
A proposito di tornei, so che c’è un appuntamento in vista.
“Sì, il prossimo week-end (19-20 marzo, ndr), abbiamo qui a Vimercate il Campionato Provinciale Giovanile di Monza e Brianza. Saremo al Bocciodromo della città, un altro luogo di sport. Abbiamo ottimi rapporti con l’amministrazione che ci ha sempre sostenuto nelle nostre attività, anzi, penso che per loro averci sia un bell’asso nella manica. Ma in generale ci piace pensare che non siamo un mondo a parte e anzi, che gli scacchi possano anche valorizzare una comunità, una città”.
Che cosa intende?
“Che con gli scacchi si possono aprire altre porte. Faccio un esempio concreto: la Mongolfiera ha due sedi, questa di Vimercate e una a Montevecchia. Ecco, tutti conosciamo Montevecchia: è la “gita fuori porta” del brianzolo. Noi stiamo lavorando perchè a giugno ci possa essere un evento scacchistico su più giorni. Questo permetterebbe di soggiornare a Montevecchia, andare a mangiare un boccone presso bar e ristoranti, godersi il bello che la città e la natura hanno da offrire per un tempo un po’ più lungo del “mordi e fuggi”. Così il giocatore di scacchi gioca, il resto della famiglia scopre la città”.
Abbiamo parlato degli altri, ma non di lei. Quando inizia la sua passione per gli scacchi?
“Io di anni ne ho 68: per 50 anni di questi la mia vita si è intrecciata con gli scacchi. Per me sono una passione importante, ma non l’unica: non mi è mai importato diventare un grande maestro. Mi è importato, invece, creare una comunità e penso che con La Mongolfiera ci siamo riusciti. Qui trasmettiamo dei valori e siamo diventati un punto di riferimento per gli appassionati di questa disciplina. Il Covid ci ha fatto male, come a tutti, ma ci siamo attrezzati e nel bene e nel male la tecnologia ci è venuta incontro. Per quanto riguarda il mio rapporto con gli scacchi gioco e mi piace: per finire questa intervista non possiamo che chiuderla con una partita”.
