Ucraina, Arcore in piazza contro la guerra: tanti i cartelli di pace

Il sindaco Bono: “”Stiamo aspettando dalla Prefettura di Monza le indicazioni per coordinarci su come far arrivare nel più breve tempo possibile tutti gli aiuti”.
“I bambini muoiono nei rifugi, per le strade, spesso nonostante gli strenui sforzi dei genitori. Non c’è tempo da perdere, gli aiuti devono arrivare”. La voce commossa e impaziente di Maria Halac, sulla cinquantina, nata in Ucraina ma da anni residente ad Arcore, in via Cesare Battisti, sovrasta a tratti quelle degli altri e non risparmia, tagliente, nessuno. Né i soldati, né Putin e nemmeno coloro che, come denuncia, preferiscono voltarsi dall’altra parte. Insieme a lei tanti gli arcoresi che nella serata di martedì 1 marzo hanno voluto partecipare al sit-in organizzato in Largo Vela dal Comune, davanti ai cancelli di Villa Borromeo, per manifestare contro la guerra scatenata dalla Russia di Putin.
Esprimere solidarietà, certo, ma soprattutto capire insieme come fare la propria parte per aiutare un popolo, quello Ucraino, così lontano ma anche ormai così vicino. Questo l’obiettivo dei cittadini che muniti di cartelloni, bandiere bicolore e della pace, hanno varcato i cancelli del parco e si sono radunati in cerchio attorno ai rappresentanti della piccola comunità ucraina locale. Uomini, donne, anziani ma anche tanti bambini delle scuole elementari e medie.
“Stiamo aspettando dalla Prefettura di Monza le indicazioni per coordinarci su come far arrivare nel più breve tempo possibile tutti gli aiuti – ha spiegato il sindaco Maurizio Bono. “Se raccogliamo cibo e medicinali senza sapere dove consegnarli o in mancanza di corridoi umanitari, si crea solo confusione. La disponibilità da parte di tutti c’è ma bisogna creare al più presto dei centri di raccolta che siano gestiti e coordinati dalla pubblica amministrazione. Io, come gli altri sindaci brianzoli, quando, a breve, avremo notizie dalla Prefettura, informeremo tutta la cittadinanza”.
E ha aggiunto: “Abbiamo voluto organizzare questa serata per manifestare non solo la nostra vicinanza al popolo ucraino ma anche per contestare un modo di fare politica nel mondo che non è più ammissibile nel 2022: quello di pretendere di avere ragione usando la forza”.
Insieme al sindaco, hanno voluto far sentire il proprio sostegno esponenti della politica locale tra cui il consigliere Pd Cheikh Tidiane Gaye, Luca Monguzzi, ex candidato sindaco sostenuto da ImmaginArcore e Movimento 5 Stelle, ma anche il vicesindaco Pino Tozzi e la presidente del Consiglio comunale Laura Besana, Lega.
Il grido d’aiuto
Silenzi commossi e scrosci di applausi, oltre alle luci delle torce dei telefonini, hanno avvolto, come a volerli riscaldare, i corpi degli ucraini presenti, residenti in Italia da diversi anni. Hanno voluto testimoniare, raccontare faccia a faccia, nonostante il buio e il freddo, le loro storie e soprattutto quelle dei parenti rimasti in patria. Non riesce a trattenere le lacrime Sousanne, arrivata in Italia negli anni 2000 e diventata cittadina Italiana, che vicino a Kiev ha suo nipote e il figlio di suo fratello, impegnati nei combattimenti.
“Noi ci stiamo organizzando per portare verso il confine gli aiuti, mentre amici e parenti soffrono circondati dai soldati. Se non dovessimo più riuscire a entrare nel nostro Paese, l’ultima speranza rimane quella di mandare la Croce Rossa italiana e del mondo, oltre alle associazioni umanitarie. Dall’Ucraina ci arrivano immagini di asili colpiti da razzi e di anziani uccisi nelle loro auto ma questa non è umanità. Ciò che è successo è successo, non si può tornare indietro ma è ciò che scegliamo di fare ora che farà la differenza”.
“Ho due figli e gran parte della mia famiglia a Kiev e sono molto aggiornata sulla situazione – fa eco Maria, che non riesce a trattenere l’agitazione. – I genitori fanno grandi sforzi per sfamare i figli, manca il latte in polvere. Dobbiamo fare più in fretta, mentre noi dormiamo tranquilli a casa mandare aiuti diventa sempre più difficile. Mia suocera mi ha detto che dopo che per tre giorni non è uscita, oggi si è recata dal rifugio al supermercato in cerca di cibo ma ha trovato solo una bottiglia di aranciata”. E ha aggiunto: “Chiediamo a tutti coloro che rifiutano la guerra di far sentire le loro voci contro le armi e la strage di civili”.