Arcore, i cento lunghi e intensi anni di Angelo Lerco. Una vita in Brianza e un passato in guerra

29 aprile 2022 | 09:14
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Arcore, i cento lunghi e intensi anni di Angelo Lerco. Una vita in Brianza e un passato in guerra

festeggiamenti per i cento anni sono rimandati di qualche settimana, quando si potrà stare all’aperto a brindare e a mangiare una torta tra amici e parenti in totale sicurezza.

Arcore. Cento anni e non sentirli. Angelo Lerco, arcorese classe 1922, non sta fermo un attimo e ha una memoria da fare invidia ai più giovani. Una storia lunga la sua, ma anche intensa, ricca di emozioni e di colpi di scena. Quasi da romanzo. E se ora trascorre il tempo tra l’orto e la compagnia della moglie Cornelia, dei figli e dei nipoti, il suo passato è ricco di immagini da film.

Nato a Mezzago di Sotto, in provincia di Verona il 29 aprile di cento anni fa, la sua vita è trascorsa in gran parte in Brianza dove ha creato una famiglia e ha lavorato come operaio alla Falck di Sesto san Giovanni. Una vita tranquilla, sembrerebbe, se non fosse che solo nell’ultimo periodo ha iniziato a raccontare alcuni episodi del suo passato, della sua giovinezza. Una giovinezza segnata dalla guerra che lo ha portato anche a essere rinchiuso in un campo di concentramento ad Avignone. 

I ricordi di AngeloLerco sono stati raccolti dalla cognata Maria, che lui e la moglie Cornelia considerano come una figlia.

“Ciò che ha motivato a raccogliere e scrivere qui questi ricordi – ha spiegato la cognata nell’incipit delle memorie di Angelo Lerco- sono i dolorosi ed insospettabili eventi che hanno caratterizzato la gioventù di Angelo; insospettabili perché solo nell’ultimo periodo ha iniziato a raccontarli, ma che nonostante la loro drammaticità non sono riusciti a rubargli lo sguardo vispo ed affettuoso, che ancora oggi, quasi centenario, gli illumina il volto”. Ricordi che parlano di una chiamata alle armi a 19 anni nella seconda guerra mondiale, di fame, di malattie e di drammatiche avventure su e giù dall’Europa in Guerra. Fino ad arrivare ad Avignone dove Angelo fu addirittura rinchiuso in un campo di concentramento

Ad Avignone, nel campo di concentramento, avevo molti amici e tutti con tanta fame– ha raccontato Angelo nelle sue memorie raccolte dalla cognata-. Un giorno andai a salutare la famiglia che mi aveva nascosto e aiutato e mi diedero una borsa piena di viveri, quando ritornai al campo appoggiai la borsa per terra per salutare, quando feci per riprenderla la borsa e i viveri erano spariti: che fame!!! Passavamo i giorni a lavorare nei campi dove si coltivavano i fiori per fare i profumi, a ricostruire gli ospedali e anche i maneggi, per ricostruire tutto quello che la guerra aveva distrutto”.

Ricordi di guerra, ricordi che rimandano a un passato che in questo periodo è quantomai attuale.

Ma non c’è solo il fronte nel passato di Angelo Lerco. C’è la moglie Cornelia che con lui vive ad Arcore in piena autonomia. Un’autonomia coltivata e non data per scontata. “Gli anni i fanno sentire ma mio padre è in piena salute- ha raccontato il figlio Paolo Lerco-. L’orto è la sua grande passione e se c’è bel tempo ogni giorno dedica qualche ora a questo hobby“. Un’attività che lo ha aiutato anche a vivere il lungo periodo di pandemia.

E proprio la pandemia è il motivo per cui i festeggiamenti per i cento anni sono rimandati di qualche settimana, quando si potrà stare all’aperto a brindare e a mangiare una torta tra amici e parenti in totale sicurezza.